Attori non si nasce, si diventa. Magari per caso, iscrivendosi da ragazzi ad un corso di recitazione, per scoprire poi che fare teatro è una passione che coinvolge al punto tale da diventare parte della propria vita, modo di indagare e interpretare sia la realtà che la complessità dell’animo umano. Tratto da L’ORDINE del 06/10/2009
E’ ciòche è accaduto a Laura Negretti, giovane e già affermata attrice comasca, una bellezza acqua e sapone che sprigiona vitalità, energia, determinazione. “Avevo 18, forse 19 anni e con i soldi guadagnati lavorando come baby sitter, decisi di impegnarmi, oltre che nello studio, in qualche attività da coltivare come hobby” racconta Laura. “Scelsi di seguire delle lezioni di arti marziali, ma le iscrizioni erano già chiuse, così, vagliando altre possibilità, ripiegai su un corso di recitazione”. E quello che considerava un ripiego, si è trasformato nell’avventura della sua vita. Un’avventura che richiede tanto amore, sacrificio;perché a volte le aspettative vengono deluse, ci si scontra contro muri di gomma. “Il teatro è un mondo chiuso, in Italia.” continua “Spesso non vieni a conoscenza dei provini, e se vengono pubblicizzati, più o meno si sa chi verrà scelto. La scelta di diventare attore teatrale è difficile, economicamente non certo vantaggiosa. E’ una scelta alla Giovanna d’Arco.” Ed essere un’attrice graziosa – pur sembrando illogico – puòessere controproducente, forse per una visione troppo ideologica che da anni impera tra registi e attori del teatro italiano. Ma la tenacia alla fine ripaga. E anche quando ti affermi nel mondo dello spettacolo, sei sempre alla ricerca di qualcosa di più che possa perfezionare la tua tecnica e il tuo stile. “La recitazione richiede molto impegno. La cosa più difficile è avvicinarsi al personaggio che interpreti. E’ come tendere un elastico e rilasciarlo più volte: ti sembra di avere capito chi è e come devi interpretarlo e un momento dopo ti sfugge. Finchè, dopo la millesima volta che hai ripetuto una battuta, capisci che il personaggio è finalmente nato in te, perché quella battuta ha la stessa purezza del vagito di un bambino”. La giovane attrice ama calarsi nelle parti che interpreta. Predilige la recitazione forte, intensa, drammatica, dove i personaggi sono animati da passioni e sentimenti travolgenti. Porta come esempio Antigone, l’eroina che sceglie la morte, reagendo alla legge che esprime la potenza illimitata dello Stato, in nome degli affetti familiari e delle leggi non scritte, ma sacre ed immutabili, degli dei. Ama anche recitare brani o poesie di autori vari; lavora spesso, infatti, con le case editrici, partecipando a festival letterari. Legge attentamente i testi, per entrare nella parte, essere in sintonia con i personaggi, rendere viva l’opera dello scrittore o del poeta interpretandola con sensibilità e gusto affinati da anni di esercizio. Sono momenti durante i quali riesce a far coincidere la sua grande passione per la narrativa e l’amore per la recitazione.“ Gli attori più che artisti, sono pazienti ed abili artigiani.” afferma Laura. La scintilla che accende la fiamma della creatività artistica non appartiene,dunque, non sempre almeno, a chi sceglie il difficile mestiere della recitazione. Perché, appunto, attori si diventa. “Quando sali sul palco devi comunque caricarti di un’energia che ti permette di entrare in sintonia con gli spettatori” continua “Devi sentirlo, il pubblico, per catturare, agganciare la sua attenzione. L’attore percepisce un fluido , pathos che lega chi recita e chi assiste alla recitazione ; è una condizione, un’atmosfera magica che spesso si crea , che deve ripetersi durante lo spettacolo. E’ importante comunque”, sostiene la giovane attrice, “non perdere la propria identità, quando si svolge questa professione. Puòcapitare di avere momenti di spaesamento, magari impostando la voce nel dire una cosa qualunque, ma non devi portarti a casa il personaggio”.Ritiene che si debba distinguere tra gli attori di teatro e quelli del cinema, perché “il cinema è dei registi, il teatro è degli attori”. La creazione di un film è infatti un abile lavoro di “taglia ed incolla” delle scene girate e questo aiuta molto la recitazione anche di chi si cimenta in quest’arte per le prime volte. A teatro il regista- pur avendo un ruolo importante – “dà il la”, ma è poi l’attore a far vivere il personaggio che interpreta. “Tuttavia amo il cinema, vedo film di genere diverso. Quando in sala si spegne la luce, mi rilasso, sono spettatrice; mi svago, anche se le storie sono forti, come quelle , per esempio di Quentin Tarantino, uno dei miei registi preferiti. Andare a teatro invece non è un passatempo, per me. Inevitabilmente mi sento coinvolta,tesa, perché sono continuamente attenta a cogliere pregi e difetti della recitazione”.Laura Negretti si definisce “one woman show” :dopo aver lavorato con compagnie teatrali locali e di Milano, ne ha fondata una , Teatro in Mostra, nata in coincidenza con la prima delle Grandi Mostre organizzate a Villa Olmo, quella dedicata Jean Mirò, durante la quale mise in scena “Il vecchio e il mare “ di Hemingway , dato che lo scrittore americano era un grande appassionato dei dipinti del pittore surrealista spagnolo. E’ stata poi la volta dell’Antigone, durante la mostra dedicata a Pablo Picasso,ed ispirata a scenografie che l’artista dedicòad un’adattamento della tragedia di Sofocle realizzata da Jean Cocteau. Le repliche di questi spettacoli, circa trenta nei tre mesi di apertura di questi grandi eventi, hanno ripagato con successo l’impegno di Laura e degli attori della Compagnia . “Non è facile , a volte, dedicarsi alla stesura di un copione, coordinare la recitazione, e nello stesso tempo doversi impegnare nelle pubbliche relazioni, contatti con gli uffici stampa, tutto ciòche riguarda l’iter burocratico che accompagna ogni spettacolo”- confessa . Ma con determinazione, passione e capacità di gestire contemporaneamente ambiti diversi della propria vita, prerogative tutte femminili, l’attrice comasca riesce a costruire spettacoli di grande interesse ed originalità. Come “Occidoriente”, realizzato su un testo dello scrittore Iraniano Hamid Ziarati, dove una singolare storia d’amore diventa occasione per trattare il difficile rapporto tra oriente ed occidente . O a portare sulla scena opere di autori legati al nostro territorio. Come quello tratto dal romanzo di Andrea Vitali, “Un amore di Zitella”, regia di Marco Filatori, con musiche del gruppo Sulutumana , che ha riscosso un gran successo di pubblico. E ideale proseguimento di questo sarà lo spettacolo “La Spartizione ovvero Venga a prendere il caffè da noi”, una commedia brillante tratta dall’omonimo romanzo di Piero Chiara, che verrà portata sulla scena il 17 ottobre alle 21 presso Teatro Santuccio di Via Sacco, a Varese, nell’ambito delle manifestazioni organizzate in occasione del prestigioso festival letterario “Premio Chiara 2009”. “Grazie al professor Federico Roncoroni, curatore testamentario di Chiara, sono riuscita ad avere dagli eredi i diritti per realizzare lo spettacolo. Per la nostra compagnia è stato davvero un grande riconoscimento essere invitati.” afferma con orgoglio Laura “La regia è stata affidata ancora a Marco Filatori, mentre le musiche sono di Carlo Boccadoro, compositore tra i più prestigiosi della nuova generazione , autore di musica sinfonica e cameristica, che lavora per la danza ed il teatro e collabora con Moni Ovadia”. Il teatro è certamente una sincera passione per Laura. Ma confessa che c’è un altro grande amore nella sua vita: Armando Vairo, suo marito. “ E’ un creativo, ama l’arte, la musica, suona il saxofono. E’ lui che realizza gran parte delle scenografie, crea con me i progetti. Ed è anche il mio giudice più severo”. Alla bella attrice si illuminano gli occhi, le si legge in volto il sentimento sincero che la lega al suo compagno. Questa volta non deve certo interpretare la parte della donna innamorata.