Mi aspettavo la classica recita natalizia da oratorio. Ho trascorso, in realtà, assistendo alle prove dello spettacolo, due ore di puro divertimento, stupita dalla bravura di professionisti,insegnanti, imprenditori, dirigenti in pensione, persino una solare baby-sitter trasformatisi in attori dilettanti. Un gruppo di amici comaschi che fanno parte dell’Associazione “La Stecca” hanno preso l’originale iniziativa di creare una loro compagnia teatrale, “Classe 1957”. Tratto da L’ORDINE del 21/11/2009
“L’idea è nata circa un anno fa” afferma Annalisa Galliano, avvocato e Rosa d’oro de La Stecca. “Volevamo raccogliere fondi a favore della Casa della Solidarietà “Rosa Blu” in costruzione a Grandola ed Uniti, una struttura socio-sanitaria con servizi diurni e residenze destinati a disabili, minori e persone a rischio di emarginazione. Abbiamo pensato a qualcosa di divertente, anche per stare insieme tra coscritti in modo diverso. Qualcuno di noi ha poi portato conoscenti interessati all’iniziativa”. E il gioco è fatto: gli interpreti ci sono. C’è anche il regista: è Alfredo Caprani, direttore della compagnia teatrale “Città di Como” , autore de “L’Assemblea Cunduminiaal”, commedia in due atti in italiano e dialetto, che mercoledì 25 novembre alle ore 21 sarà portata sulle scene del Teatro Nuovo di Rebbio – in via Lissi a Como – dai coraggiosi neoattori. Si trovano a provare la sera, al termine di una giornata carica di impegni lavorativi e familiari. Osservandoli recitare, ho capito come possa essere difficile spogliarsi per alcune ore di quello che siamo o dobbiamo essere nella vita di tutti i giorni (so che è scontato, ma non posso fare a meno di citare Pirandello) per indossare i panni, la maschera di personaggi in genere molto diversi da come realmente si è o si suppone di essere e mettersi alla prova calandoci in un’altra identità. Il che puòessere normale per chi è attore di professione, certo meno per chi lo è per diletto. Il regista , autorevole e carismatico, “educa” gli attori come un papà farebbe con i propri figli: suggerisce come modulare il tono della voce, come atteggiarsi, si arrabbia se qualcuno, e puòsuccedere di frequente, fa pause troppo lunghe tra una battuta e l’altra, incoraggia i più incerti, frena chi, ormai sicuro della propria parte, si sente un po’ Giorgio Albertazzi o Anna Proclemer e inevitabilmente tende a prevaricare gli altri. C’è comprensibile tensione durante le prove: eppure ammiro la serietà e l’impegno con il quale i novelli attori si sono calati ciascuno nella propria parte. Lo spettacolo sarà tra pochi giorni e qualche volta le battuta, caspita, proprio non viene in mente. E se sul palco, il giorno del debutto, qualcuno si lasciasse cogliere dal panico? Tutta quella gente seduta, che ti guarda, curiosa di vedere come se la cavano quei loro amici e conoscenti, questi cinquantenni (e oltre) coraggiosi che hanno voglia di rompere schemi e stereotipi legati all’età per tornare, in fondo, ad essere un po’ adolescenti. Ecco, ha inizio l’assemblea condominiale: uno dei momenti più tediosi e temuti nella vita di coloro che, proprietari di un appartamento, devono dividere con altri spazi comuni, grane da risolvere riguardo a infiltrazioni, caldaie che non funzionano, orari da rispettare riguardo ad attività domestiche particolarmente rumorose (per esempio battere i tappeti) o ai giochi accompagnati da inevitabili schiamazzi dei bambini in cortile, obblighi relativi a dove e come parcheggiare auto, sistemare sacchi della pattumiera, tenere a bada gatti, cani e via dicendo. Spesso, e non c’è da meravigliarsi, si trasformano in una sorta di metafora dei vizi e delle miserie umane; momenti in cui dare sfogo, a volte senza ritegno, ad antipatie e rancori nei confronti di coloro che pensiamo turbino il nostro modo di vivere, violino in qualche modo la nostra privacy all’interno dei metri quadrati che ci appartengono, separati da quelli del vicino da pianerottoli sempre troppo angusti o da pareti sempre troppo sottili. In particolare quando dobbiamo accettare di condividere litigi domestici, decibel all’ennesima potenza che rimbombano musica o programmi televisivi, odori di cucine non proprio leggere, e via elencando alcuni dei motivi più frequenti che innescano la pericolosa miccia del “cattivo vicinato”. Ma ci sono persone che, per fortuna, come Alfredo Caprani e i simpatici attori della Compagnia “Casse 1957”, hanno la smagata capacità di ridere e far ridere di queste meschinità della vita quotidiana. L’arma dell’ironia è senza dubbio quella apparentemente più innocua, in realtà la più efficace nel colpire a fondo i peggiori sentimenti che allignano nell’animo umano. Ecco, l’assemblea inizia (e quindi lo spettacolo). Il ragionier Buson , amministratore del condominio – parte che pare scritta apposta per il piglio manageriale dell’imprenditore Silvano Frassinelli – deve tenere a bada con estrema fatica dieci proprietari scatenati, pronti a difendere ciascuno i propri diritti, privacy e portafoglio, naturalmente senza preoccuparsi troppo delle richieste altrui. E deve, di tanto in tanto, rispedire nel proprio appartamento l’anziano padre, – Martino Buson – che, eludendo la sorveglianza della badante – Rosetta Zanini, in verità piuttosto distratta – scambia l’assemblea per un incontro tra amici che giocano a carte. Gradirebbe partecipare anche lui, magari bevendo un boccale di birra o un grappino, piuttosto che trascorrere noiose serate sorbendo brodini e camomilla. I due personaggi, vere e proprie macchiette sono interpretati rispettivamente da Davide Del Maestro, signore di una certa età e dalla classe innata, che, in pensione si dedica all’hobby della viticoltura, oltre che al teatro; e da Silvia Baratelli, elegante signora che non si fa problemi a calarsi nella parte della colf sempre pronta a giustificare le proprie disattenzioni. Il ragioniere è aiutato nell’arduo compito dalla zelante segretaria Olga, – un’ Annalisa Galliano che si arrovella tra verbali, bilanci e regolamenti condominiali. C’è Gervaso Manfrini, il classico condomino rompiscatole, che parla solo in dialetto (lingua che riesce a colorire la recitazione di espressioni per loro natura aderenti alla realtà, alla quotidianità). E’ un po’ sordo e contesta ogni decisione – anche quella di comprare nuovi zerbini – soprattutto quando si tratta di tirare fuori i quattrini. E’ ben caratterizzato, con genuinità e spontaneità, da Mario Zanoni, orafo di professione e quindi, ironia della sorte, abituato nella vita a creare e manipolare oggetti che hanno un rapporto molto stretto con il denaro. E poi ecco gli interventi delle ineffabili sorelle Maria e Armida Fellini – interpretate come se da sempre avessero calcato il palcoscenico da Bigia Tagliabue, past president dell’Inner Wheel di Como e Rossana Proserpio , nella vita gettonata baby sitter. Due zitelle “per scelta” che fanno del pettegolezzo una virtù, e , dall’alto della loro presunta illibatezza, tranciano implacabili giudizi sul comportamento di tutti gli altri condomini, in particolare sulla intrigante relazione extraconiugale intrecciata tra Filomena Cozza casalinga tutta soap opera, ballo e cosmetici – interpretata da Maria Mongelli, irreprensibile e severa professoressa di scienze – che con esilarante bravura veste i panni della moglie frivola e dai facili costumi – e Calogero Lauriello, caricatura del meridionale smargiasso, spaccone che sfrutta la moglie mandandola a stirare per guadagnare qualcosa -che Antonio Buccomino, ex dirigente delle poste, riesce a rendere un personaggio comico ed autentico al contempo. Ci sono poi i due “cornuti”, la perennemente stanca e lagnosa Gioconda Salice, moglie del Lauriello, oberata dai lavori domestici e dalla cura dei figli – e Antonio Peretta, marito di Filomena, caricatura del finto tonto, portati sulla scena con toni volutamente patetici dall’avvenente Anna Battistini e da Giorgio Minotti, un signore in pensione, piuttosto riservato e un po’ timido, a volte, nel recitare la propria parte. A completare la variegata tipologia che caratterizza la vita di un condominio, ecco Luigi Paolotti, gay dichiarato, interpretato da Massimo Galeazzi, serio e professionale agente di assicurazioni, che durante la recitazione si abbandona ad una profusione di mossette ed ammiccamenti che ben rendono l’orientamento sessuale del personaggio che interpreta. E così trascorrono due ore: una recitazione dal tono corale, dal ritmo incalzante dove le battute si intrecciano, i personaggi si caratterizzano sempre di più, tra immancabili incertezze, ripetizioni di parte del copione, lavate di capo da parte del regista e qualche dissapore, subito superato, fra gli attori. Il finale è a sorpresa e prevede un lieto fine, come nella migliore tradizione della commedia. Chi volesse assistere a questo spettacolo davvero originale , che si spera venga replicato, puòacquistare i biglietti a Como presso i seguenti punti vendita: Segreteria La Stecca, via Grandi 21, Elena Savonelli, Cartoleria Porro, via Milano 25; Gelateria Luisita, via Dottesio 15; segreteria Classe 1957, cell. 3342170965.