Non è necessario essere studiosi di archeologia per apprezzarli. E il senso del divino, la commozione che si prova di fronte al culto dei morti, che fa parte della storia dell’uomo, lo stupore per le grandi capacità tecniche nel realizzare monumenti che hanno sfidato millenni di storia e ci offrono ancora solide testimonianze di civiltà antiche. Tratto da L’ORDINE del 30/03/2010
Mi riferisco all’architettura megalitica le cui costruzioni sono sparse in tante zone d’Europa, in particolare nella Penisola Iberica, Isole Britanniche , Francia.Pietre di grandi dimensioni, isolate o in gruppi, posizionate senza alcun legante in maniera tale da creare veri e propri monumenti, le cui finalità erano legate al mondo del sacro, del divino. Dalle strutture più semplici, i menhir e i dolmen (termini brétoni che significano rispettivamente “pietra eretta” e “pietra disposta orizzontalmente”), a quelle più complesse, come i tholos (le più note al pubblico si trovano in Grecia, a Micene)dove la copertura del sepolcro è realizzata mediante una volta-aggettante che ne assicura robustezza e stabilità. E anche i cromlech, in brétone “cerchi, anelli di pietre” (quello di Almendre, in Portogallo, per esempio), a volte delimitati da fossati e detti henge (si pensi a Stonehenge) o quelli dove le pietre sono disposte in lunghi allineamenti (molto noti sono quelli di Carnac, in Bretagna). Strutture sepolcrali, osservatori astronomici, templi. La storia affascinante del Megalitismo -che si manifestòdapprima nell’Europa atlantica nella prima metà del V a C. e si sviluppòsino al II millennio a.C., interessando anche il Caucaso e il Vicino oriente – è descritta e documentata con rigore scientifico e in modo esauriente nell’interessante volume “Megalitismo.Architettura sacra della Preistoria” di Alberto Pozzi, edito dalla Società Archeologica Comense.Un libro scritto anche per i non addetti ai lavori, una panoramica completa e dettagliata di queste straordinarie testimonianze della cultura di popoli che già avevano ampie conoscenze nel campo dell’astronomia e della matematica. Ed offre anche tanti esempi di ciclopiche costruzioni appartenenti a epoche diverse in altri continenti: Africa, Asia, Oceania, America.Non c’è solo attenta descrizione delle straordinarie tecniche costruttive e dell’organizzazione sociale attraverso piante e disegni (80, tutti originali) dei siti archeologici, fotografie (550, per la maggior parte inedite) che raffigurano l’architettura megalitica. C’è anche una vasta e documentata panoramica dell’arte che porta lo stesso nome, cioè delle suggestive, spesso misteriose decorazioni – pitture e incisioni – raffiguranti animali o uomini stilizzati, figure geometriche (linee,cerchi, losanghe) coppelle legate probabilmente a riti che venivano celebrati nei luoghi in cui sorgono queste “pietre della memoria”, come le ha definite Jean Pierre Mohen.E poi sono ricordati miti, leggende, testimonianze bibliche che avvalorano gli aspetti sociali e sacrali di questa importante manifestazione culturale. Mi ha colpito, per il significato poetico che la circonda, la “Pedra de Namorados”, che sorge vicino a Mosaraz, vicino a Evora, in Portogallo, paese europeo tra i più ricchi di monumenti megalitici. E’ riprodotta in fotografia e descritta sul volume sopra citato. Ha la forma di un grande utero, legata al culto della fertilità e ricca di incisioni; durante le feste religiose i promessi sposi lanciano una pietra ciascuno sulla sua sommità e se la pietra non cade, la leggenda narra che celebreranno il matrimonio entro l’anno.Ci sono anche i cosiddetti “scivoli della fertilità”, pietre levigate e inclinate, su cui le donne che desideravano avere un figlio si adagiavano scivolando. In particolare, sul nostro territorio se ne trova una a Moredina, in Valle Albano.Una preziosa ricostruzione della “preistoria” dell’architettura , alla luce dei contatti, scambi e influenze, che le antiche civiltà hanno avuto tra loro.