Sabato pomeriggio a Villa del Grumello durante il festival di poesia “Europa in versi”,i grandi poeti europei invitati nella nostra città per l’evento hanno catalizzato l’attenzione del pubblico durante la lettura dei loro versi nella lingua originale, prima ancora di leggere la traduzione in italiano.Certo la gran parte delle persone non capivano il polacco e il romeno, solo alcuni probabilmente comprendevano i testi in francese e tedesco, ma ciò non è stato fondamentale. Perchè il ritmo, la musica insita in quei versi creava comunque un’atmosfera di grande attenzione, una sorta di magia che avvolgeva tutti i presenti. Ho parlato con i poeti durante le ore che abbiamo trascorso insieme prima dell’inizio del festival. Tratto da L’ORDINE del 22/03/2011.
Ho così avuto modo di conoscerli, di osservarne gesti, atteggiamenti, di cercare di capire i tratti essenziali del loro carattere, di comprendere il loro vissuto.Credo sia un’esperienza traumatizzante subire la censura delle proprie opere, come è avvenuto per la poetessa romena Ana Blandiana e per il poeta polacco Ryszard Krynichi, da parte dei regimi totalitari che fino al crollo del muro di Berlino soffocavano ogni libertà .Ma anche se nessuno di noi ha provato questa terribile esperienza, i loro versi, come tutte le parole dei poeti, consentono di esprimere i sentimenti che proviamo, di mettere ordine nel fiume degli avvenimenti che costituiscono le nostre vite.Ana Blandiana è la principale esponente della poesia contemporanea in Romania nota anche a livello internazionale; la sua opera è tradotta in ventitrè lingue. Ha larghi occhi scuri che mantengono uno stupore adolescenziale nei confronti della vita, sembra avvolta continuamente da un alone di misteriosa energia che contagia chi le sta accanto. Quando legge i suoi versi, con voce sussurrante, un canto modulato su ogni parola, “pronuncia angelica e quasi fuori dal tempo”, come ha osservato Biancamaria Frabotta, intuisci come la poesia possa trasmettere intense emozioni già solo attraverso la musica ad essa intrinseca. Il senso viene dopo. Ana Blandiana, come la generazione dei poeti del suo paese che hanno preso le distanze dal regime, ha scelto la strada della purezza lirica, unica possibile per dare nuovamente dignità alla persona, per affermare la propria identità contro la spersonalizzazione voluta dal “metodo creativo” che si identificava col realismo socialista.Così le sue poesie colgono “l’ombra delle parole, la loro essenza”. C’è in lei la consapevolezza che compito del poeta è quello di restituire il senso alle parole, rendendo nuovamente cruciale il ruolo della poesia.Ryszard Krynichi ha la nobile pulizia dei gesti di un uomo d’altri tempi. Parla poco, sorride, il capo sempre un po’ chino, un atteggiamento umile, schivo, dietro il quale si nasconde uno dei più grandi poeti polacchi di oggi. Durante la visita che abbiamo fatto al centro storico di Como sabato mattina, ha continuato a scattare fotografie ai monumenti, cercando scorci e particolari da fissare in immagini fotografiche. La sua figura ascetica , la sua lettura composta hanno strappato al pubblico applausi calorosi che sembrava quasi lo mettessero in imbarazzo. Le sue poesie sono ricche di folgoranti illuminazioni, immagini epifaniche “una poesia raffinata che non dimentica la nostra realtà di frontiere e fili spinati” e la consapevolezza che l’artista, il poeta “deve essere voce della coscienza, lasciare tracce nella realtà, esporsi al rischio di diventare prigioniera politica”, come ha scritto la maggiore studiosa e traduttrice della poesia di Krynichi, Francesca Fornari, anch’essa presente al festival.Dei poeti francesi, Mathieu Bénézet è certamente uno dei più rappresentativi della generazione di mezzo. Le sue poesie, accolte sin da quando era adolescente dal giudizio critico favorevole di scrittori della grandezza di André Breton e Louis Aragon, esprimono un senso di profondo dolore, una tragica consapevolezza che la parola poetica non è i grado di esprimere fino in fondo la complessità frammentata dell’esistenza . Da qui l’incessante sperimentazione di vari generi letterari e il continuo oscillare tra “identificazione biografica e spersonalizzazione”, come ha osservato Pierre Vilar. Il volto segnato da cicatrici che nascondono sofferenze taciute, il carattere schivo, che passa dalla loquacità ad un mutismo quasi scontroso, il continuo bisogno di fumare sottolineano una personalità difficile da decifrare, volutamente sfuggente. Osservandolo, ho pensato ai poeti simbolisti, all’orfismo di Campana. Con il poeta austriaco, Karl Lubomirski, ho subito simpatizzato. Vivendo in Italia da quando era ragazzo (perché si era innamorato del nostro paese e in seguito di una ragazza toscana che è diventata sua moglie) ho potuto incontrarlo a Milano, qualche tempo prima della manifestazione. Mi ha subito colpito la sua profonda cultura e il suo amore per i viaggi. Amore per la natura, i luoghi, le persone che ha incontrato durante la sua vita e che riproduce nelle sue poesie, alcune brevi e intense come haiku, annotazioni, impressioni, improvvise illuminazioni. “La parola poetica” mi ha detto non potrà mai esprimere fino in fondo le infinite sfumature dei sentimenti”.Monika Rink è stata la rappresentante della nuova generazione di poeti europei al festival. Poesie che esplorano la contraddittorietà dell’ epoca postmoderna , che sperimentando registri linguistici diversi, attingendo alle espressioni più dense di significato dei linguaggi della moda, della musica, delle discipline scientifiche.Degli italiani,tra i maggiori esponenti della nostra poesia contemporanea, abbiamo potuto ascoltare la purezza della poesia di Patrizia Valduga, che con grande originalità ripropone le forma chiusa della nostra tradizione letteraria, la leggerezza dei versi che velano una profonda angoscia di Vivian Lamarque, la “dirompente energia degli squarci visionari” delle poesie di Milo De Angelis, l’attenzione che Alberto Nessi ha nel cercare nel particolare minimo una profondità che sfugge all’occhio distratto di chi non è poeta.