Cpro è l’isola dei gatti. Nella zona a nord, la parte turca, non riconsciuta dalla comunità internazionale, i gatti sembrano incuranti delle assurde divisioni politiche, di tensioni che hanno accompaganto la storia dell’isola. Sono gatti “ciprioti” , padroni di un territorio che non avvertono diviso tra Grecia e Turchia. La barriera che spacca in due parti la città di Nicosia e l’isola intera appare l’ultimo assurdo baluardo contro la libertà di circolazione delle persome. Arrivo all’aeroporto di Larnaca e mi accoglie la guida, mi dice di attendere alla caffetteria dell’aeroporto mentre aspetta gli altri ospiti. Mi guardo intorno, e percepisco subito la bellezza mediterranea, il sole caldo che sempre sorride a queste latitudii i fiori, il cielo che brilla di luce, dove nuvole color perla ti danno l’dea dell’icommensurabile. Ecco gli altri amici poeti, spagnoli e Ludmilla, ucraina. Ci salutiamo, con quella cordialità che appartiene a chi ha fatto del valore dell parola la principale attività della vita. Ci avviamo con il piccolo pullman verso la nostra meta, Lefka, nel distretto di Leuka. Attraversiamo l’isola in diagonale e quello che rieso a vedere a quest’ora, mentre avanza veloce la sera, è ancora questo cielo infinito e le sue nubi che ora sono plumbee, ma contornate da riflessi di luce viola, arancione, carminio. Uno spettacolo naturale difficile da descrivere. Intento la guida ci racconta la storia della città, storia plurimillenaria, che ha visto l’isoa dominata da polpoazioni diverse, Ittiti, Assiri, Romani, Bizantini, Veneziani, Ottomani e poi la dominazione inglese, fino al raggiungimento dell’indipendenza e alla non ancora risolta divisione tra Grecia e Turchia. La guida ci dice che questa divisione non è condivisa dalla popolazione: si sentono ciprioti e questo ho potuto constatarlo la sera prima di partire, quando ho ascoltato cantare le loro canzoni popolari, sia in turco che in greco. Una separazione imposta, come sempre, dall’alto, legata a motivi di carttere politico-economico-strategico, ultimamente aggravata dalla scoperta di gas naturale e petrolio nei fondali al largo dell’isola. La parte nord, la non riconosciuta Repubblica turca di Cipro, ha la bellezza dell’abbandono, le case dei contadini e pescatori basse, con tegole rosse, giardini ed orti fioriti , ibiscus e bouganvillee, alberi di arance e limoni.Pare che le arance di Lefke siano le più dolci dell’isola. Non c’è molta cura, ecco ciò che intendo per bellezza dell’abbandono. Di notte il cielo è una cascata di stelle: non c’è inquinamento da luce artificiale nè smog, il silenzio regna ovunque in questo piccolo residence in riva al mare. Con Yusuf, guida turistica, visitiamo i resti del Palazzo Persiano di Vuoni, costruito nel V secolo A.C. e poi distrutto dagli abitanti della città-stato Soli nel 330 A.C. A Soli visitiamo una Basilica e un teatro romano, entrambi risalenti al I secolo D.C. I resti archeologici non sono molti, ma sembra che la maggior parte sia ancora interrata e che gli archeologi non possanbo effettuare scavi, in quanto la regione è sotto il controllo della Turchia como ho già scritto non riconosciuta dalla comunità internazionale. I verrsanti dei monti sono feriti dai terrazzamenti delle miiere a cielo aperto di rame, oggi dismesse, a parte una nella parte greca, poerché considerate non più redditizie. Noto con piacere che in alcuni versanti si è provveduto a frenare l’erosione del terreno con il rimboschimento.
Le persone qui, hanno quella cordialità e quel senso dell’ospitalità che appartiene al passato. Sono solidali, al festival hanno collaborato tutti, guide, ristoratori, autisti. Un festival di poesia contempla , ovviamente, letture da parte dei poeti. Ma in questo festival mi hanno colpito i luoghi dove sono state organizzate le letture: abbiamo letto anche su un promontorio , di fronte al mare e al cielo. Musica, poesia e bellezza unite nella luce che si spegne lentamente al tramonto. Poi ciascun poeta ha piantato un piccolo arbusto, che crescerà e avrà radici spesse e rami protesi verso il cielo. Un cielo che che ha visto librarsi le parole di tanti poeti di nazionalità diversa, uniti dalla fede nella poesia.