La poesia dell’infinito vicino a noi
Una nuova comparsa nella collezione “Pegas”, una nuova rivelazione, perché Laura Garavaglia è una creatura dentro la Poesia, è fantasia sensibile alla poesia, è il sole che annuncia, è una cantante che intona tutte le voci e che sorprenda l’arrivo delle stagioni con un fascino musicale che ricorda Vivaldi. La poesia zampilla, presso la poetessa italiana, da ovunque: da tutte le sfaccettature visibili e invisibili della realtà quotidiana, dal sussurrio e dalla caduta delle stelle, dalle luci del giorno e dalle ombre della notte, dal silenzio dei cimiteri e dal respiro del mare, dai numeri e dalle linee, dai più e dai meno e dalla rotondità dello zero.
Nell’Atanor magico della poetessa tutto – le cose, gli esseri, gli avvenimenti concreti, le piante, gli uccelli, gli alberi, gli stati d’animo, le fontane, le fonti – si trasforma in poesia. Laura Garavaglia si propone, attraverso un immaginario poetico semplice, realistico, di coniugare le due istanze della poesia in apparenza contrastanti – l’emotio e la ratio – e ci riesce meravigliosamente. I termini astratti si coniugano bene con le parole portatrici di lirismo. Leggiamo, per esemplificare, due strofe delle due poesie dedicate a Evariste Galois e a Bernhard Riemann:
“Poco più di vent’anni/e un amore diverso/ crimine d’acciaio/ti ha strappato alla luce”. (La teoria dei numeri);
E sulla retta magica/trazeri ed infiniti/scrivevi l’armonia della natura/il peso inconsistente della vita/ tra fogli fitti di formule, simboli/ridotti presto in cenere dalla fiamma del camino”. (La funzione zeta).
La nota profondamente originale della poesia di Laura Garavaglia consiste nella sorpresa spontanea, indipendente dalle norme, da tecniche speciali, dalla trasfigurazione espressiva, da un particolare orientamento programmatico dei momenti dell’animo, dei picchi di memoria, degli stadi della natura, delle impressioni.
In una parola, delle illuminazioni di Rimbaud.
La metafora e la similitudine non mancano, hanno anzi la stessa spontaneità e fanno parte dell’immaginario generalizzato delle associazioni, delle “corrispondenze”, delle regole del contrappunto: “Percorro l’autostrada/ ai confini del dolore/ tra campi arsi di ricordi/carrubi e lecci curvi/sotto l’inganno del vento/l’indifferenza del sole./La memoria è onda cupa/s’infrange sullo scoglio della mente./Il passato ferisce il presente/e questo silenzio ottuso, sordo/non permette ritorno”. (Autostrada del dolore). Il “come” comparativo è qui usato solo per suggerire delle associazioni, senza l’intenzione di fare poesia, bensì di delineare uno stato d’animo.
La poetessa italiana non costruisce, bensì suggerisce, ponendo il significato lirico nel “nucleo” della frase. È una poetessa che si erige a pittrice che mette sul cavalletto, con contorni graziosi, ogni “dolore non superato”, “le impalcature che cadono in un bicchiere”, i pensieri che naufragano oltre il cielo, la polvere che è illuminata dal raggio di sole, identificata con la poesia, le luci che spengono le cornici oppure si mette nei panni del musicista che intona accordi rapidi, in cui si nasconde il “segreto dell’armonia del mondo”. Tutto versa spontaneamente in forme concentrate in istanze, stampe, miniature.
Nata nel 1956 a Milano, ha fondato la Casa della Poesia di Como, dove vive, ed è promotrice del Festival Internazionale di Poesia “Europa in versi”. Tra i volumi di poesia che ha pubblicato, segnaliamo qui quelli comparsi in lingua romena: Frammenti di vita (2009), Correnti ascendenti (2013), Simmetria del gheriglio (2013). “Scrivere poesia, dice nella prefazione Nicolae Dabija, il traduttore che dice di ritrovarsi nelle sue poesie, non significa ordinare le parole, bensì vivere ciò che vuoi dire con l’aiuto delle parole stesse”.
Acad. Mihai CIMPOI
Presidente Unione Scrittori della Moldavia