L’opera di Italo Svevo – pseudonimo con il quale Hector Schmitz, pubblicò i suoi romanzi per sottolineare l’appartenenza ad una città, Trieste, allora asburgica, gelosa della propria autonomia culturale e nel contempo aperta all’influenza della cultura italiana – si colloca in una dimensione letteraria europea, assieme a quella di grandi autori quali Pirandello, Musil, Kafka, Joyce. Tratto da L’ORDINE del 23/06/2009
Anche la sua lingua,che risentì dell’ambiente triestino in cui visse, della sua formazione tedesca e italiana e la sua scrittura non certo elegante e poco “toscana,” hanno caratteristiche originali che generano l’umorismo e costituiscono la peculiarità delle sue migliori opere.Nei romanzi Una vita e Senilità sono presenti molti elementi che si richiamano a moduli e temi caratteristici del verismo e del naturalismo, ma anche della narrativa realista psicologica francese, in particolare L’educazione sentimentale di Flaubert : la descrizione di diversi ambienti sociali – per esempio quello della classe piccolo borghese del protagonista, Alfonso Nitti, e quello popolare della famiglia presso la quale è a pensione contrapposto a quello dell’agiata famiglia Maller nel primo romanzo- l’attenzione al particolare e la capacità di rappresentare “a tutto tondo” i personaggi – Emilio Brentani e Amalia, sognatori, contrapposti ad Angiolina e Stefano, realisti, in Senilità, ed al luogo- Trieste- teatro dell’azione psicologica di queste figure umane . Ma a Svevo, e questa è la novità, interessa soprattutto come l’uomo si rapporta al mondo che lo circonda e la falsità di tale rapporto. Alfonso Nitti ed Emilio Brentani sono incapaci di affrontare la realtà, cercano di giustificare la propria sconfitta con atteggiamenti psicologici che l’autore smonta di volta in volta. Sono degli inetti, incapaci di vivere (non a caso il primo titolo di Una vita era Un inetto) . Dunque, l’interesse dell’autore è rivolto fin d’ora ad una attenta analisi che porta alla luce gli strati più profondi della coscienza.I moduli narrativi tradizionali vengono del tutto abbandonati con la sua ultima opera La coscienza di Zeno. Anzitutto il racconto è in prima persona e non in terza; il romanzo assume in tal modo caratteristiche del tutto originali , la linearità temporale viene scardinata e non c’è logica consequenziale degli eventi, i ricordi del protagonista Zeno Cosini, che vorrebbe riferire al suo psicanalista, si affollano attorno a episodi che danno il titolo ai vari capitoli . I fatti, gli atteggiamenti psicologici appaiono poliedrici, corretti da continue riflessioni e digressioni fatte da Zeno, con una contaminazione tra presente e passato , modificando il ricordo alla luce delle esperienze posteriori. Ciòcomporta il continuo scavo interiore, la dissoluzione del personaggio e una realtà che possiamo cogliere solo nel suo fluire, senza che possa mai fissarsi definitivamente. C’è contraddizione tra i comportamenti del protagonista e la volontà, tra il suo “essere” e il “voler essere” ,senza mai collocarsi in una posizione definitiva. E’ anche lui un inetto, ma è consapevole, della sua malattia morale e degli alibi ai quali ricorre per giustificarsi spesso con grottesco umorismo. Questa condizione fa dell’uomo contemporaneo , un isolato, un vinto,incapace di accettare la realtà che avverte falsa ed ostile, escludendo la possibilità di lottare per riscattarsi sul piano storico. L’alternativa è allora solo quella di accettare con lucida consapevolezza ed amara, ironica rassegnazione la dolorosa condizione dell’uomo, gli alibi menzogneri che egli costruisce per fuggire dalla realtà.