Il poeta Silvio Raffo presenta il profilo inedito di Emily Dickinson, rileggendone storia e liriche: così la sensibilità di un uomo scava nell’animo femminile.
“Si contano sulla punta delle dita di una mano i poeti contemporanei che ci rimangono impressi, quelli che stampano a forza qualche verso nella memoria, che ci nutrono e ci mostrano la sfumature essenziali della sensibilità. Metterei Silvio Raffo tra questi”. Maria Luisa Spaziani, poetessa di indiscutibile autorevolezza, sintetizza in maniera illuminante la poetica del “Professor” Silvio Raffo, docente di letteratura italiana al liceo classico di Varese, narratore, traduttore e autore di numerose raccolte di versi. è stato ospite alla Casa della Poesia di Como in un incontro durante il quale ha letteralmente catalizzato l’attenzione dei presenti parlando di due icone della poesia femminile, Emily Dickinson e Antonia Pozzi, mettendo in luce la profonda identità tra poesia e vita, l’intimo e indissolubile legame che ha caratterizzato l’esistenza di queste due virginali anime. Venerdì 27, alle ore 20. 30, l’Associazione “Giosuè Carducci” presso la sede in via Cavallotti 11 e in collaborazione con La Casa della Poesia di Como, ospiterà Silvio Raffo che presenterà il suo ultimo libro “Io sono nessuno. Vita e poesia di Emily Dickinson” (Le Lettere Editore, 2011). è una biografia romanzata che offre un ritratto inedito della grande poetessa americana, di cui il poeta è uno dei maggiori studiosi. Ha infatti tradotto per i Meridiani di Mondadori tutto il corpus poetico della Dickinson. In questa sua nuova opera dedicata alla figura della poesia femminile che più ama, Raffo offre un ritratto fino ad oggi inedito della poetessa americana, cercando, attraverso una attenta rilettura delle poesie e a recenti scoperte, di fare luce su aspetti del tutto nuovi relativi alla presunta volontaria clausura della Dickinson entro le mura domestiche. Vissuta a cavallo tra la prima e la seconda metà del XIX secolo, figlia di un influente avvocato, Edward Dickinson, di Amherst, cittadina rurale della provincia di Boston, Emily Dickinson era cresciuta in ambiente borghese e “puritano”, permeato al contempo di religiosità e cultura. Quel chiudersi in una sorta di “stimolante” clausura, un mondo esterno limitato alle mura e agli affetti della casa paterna e del giardino che la circondava si contrapponeva un universo interiore in continua espansione che si illumina nei suoi brevi, fulminanti componimenti. Una vita definita “uneventful”, priva di eventi; una ricchezza di sentimenti, emozioni, passioni, idee, che solo la sensibilità e l’intelligenza di una mente superiore qual era quella della poetessa americana potevano tradurre in sublime, eterno canto. Questo nuovo libro di Silvio Raffo non è una semplice biografia della Dickinson: pochi i fatti che hanno segnato la sua esistenza, grande attenzione invece a ricostruire il percorso interiore di questa singolare donna, la formazione di una coscienza poetica, il suo stesso identificarsi con la poesia. Attraverso un’attenta lettura e analisi dei versi, con la sensibilità e la capacità che solo i poeti hanno di vedere cosa sta oltre la mera apparenza del reale, l’autore sembra scavare in profondità nell’animo femminile. La solitudine della poetessa, ricca di luci e ombre, il suo amore per ogni minimo aspetto della vita, spesso colta nelle molteplici manifestazioni della natura, il fascino esercitato da quell’ “oltre” che segna la fine di ogni esistenza umana, il suo spirito libero e irrequieto, il suo animo caleidoscopico sono temi che vengono affrontati con acutezza in questo libro, felice combinazione tra narrazione di una vita solo in apparenza dimessa e povera di eventi e un giudizio sulla straordinaria opera della poetessa di Amherst. Ogni capitolo si apre con un testo della Dickinson e corrisponde ad un preciso evento della sua vita per trascenderlo e mettere a fuoco come ogni esperienza del reale trascolori in luce dello spirito e venga sublimata nella poesia. Così il primo capitolo riporta i versi che danno il titolo al libro e sono emblematici, in un certo senso, della personalità della poetessa americana: “Io sono Nessuno – e tu chi sei?/Sei Nessuno anche tu?/Allora siamo in due – non dirlo, /potrebbero spargere la voce!/Com’è pesante essere Qualcuno!/Così volgare – come una rana/che gracida il tuo nome tutto Giugno/ad un Pantano in estasi di lei!”. Ne emerge una figura fino ad oggi inedita della donna e dell’artista, la cui vitalità non appare certo offuscata dall’apparente grigiore di un’esistenza appartata. Ed è significativo il fatto che, evento non certo diffuso nella nostra città, due associazioni impegnate a promuovere la cultura, una “storica” e ormai radicata sul territorio come l’Associazione Giosuè Carducci, l’altra molto più “giovane” come La Casa della Poesia di Como abbiano unito le proprie forze per realizzare questo incontro. Segno di una volontà di apertura tra associazioni che dovrebbe diventare una virtuosa consuetudine, dal momento che i vantaggi del proverbio “l’unione fa la forza”, come ho già avuto modo di sottolineare tempo fa proprio sulle pagine del quotidiano L’Ordine, in questo caso sono molto maggiori rispetto a chi preferisce il detto “chi fa da sé fa per tre”. Infatti si offre la possibilità ai rispettivi soci di conoscere l’offerta culturale di altre associazioni, si riducono sgradevoli “sovrapposizioni” di eventi comunque interessanti, si trovano punti comuni su cui lavorare, temi che possono costituire spunto per elaborare progetti di ampio respiro, che possano dunque anche dare maggiore visibilità al pulviscolare universo dell’associazionismo. Ciascuna offrirebbe il proprio apporto in relazione all’ambito che la caratterizza. Si puòcominciare con eventi singoli: e in tal senso La Casa della Poesia di Como ha già lavorato in collaborazione con Auser Università Popolare e collaborerà con l’Università della Terza Età “A. Volta”, confidando che questa “sinergia” di forze e di intenti si allarghi a gran parte delle associazioni comasche. Dunque è bene abbandonare inutili campanilismi e la tendenza a lavorare ciascuno all’interno della propria torre d’avorio: associazioni culturali, di volontariato, sportive, eccetera, unite da progetti comuni che possano anche coinvolgere gli enti pubblici. Non credo che questo sia solo il sogno di pochi idealisti impegnati in questo campo. Iniziamo, dunque, dalla poesia di Emily Dickinson, sperando che il messaggio sia recepito. (Tratto da L’Ordine del 24 Gennaio 2012)