Sono un ex insegnante che si è occupata di problemi scolastici anche da genitore. Alcuni miei colleghi, che insegnano ancora presso istituti della città, mi dicono che nel corso degli anni la scuola si è molto “burocratizzata”, a scapito della qualità dell’insegnamento. Tratto da L’ORDINE del 4/02/2009
Il carosello di riforme e controriforme che hanno interessato il settore dell’istruzione non hanno apportato quei sostanziali cambiamenti che avrebbero dovuto migliorarne la qualità e l’efficienza. Una parte importante delle riforme che hanno interessato la scuola italiana dalla metà degli anni 50 è rappresentata dai programmi scolastici, che hanno delineato sia lo sviluppo del pensiero pedagogico che la storia stessa della scuola.
Per quanto riguarda la scuola elementare, i programmi del 1955 furono sostituiti nel 1985 dai nuovi programmi didattici. Quelli della scuola media, risalenti al 1963, vennero rinnovati nel1979. Tutti risentivano di un certo “centralismo”statale e non c’era un significativo collegamento tra i vari ordini di scuola. Nelle scuole superiori discipline e contenuti dei programmi rimarranno più o meno quelle della Riforma Gentile fino all’inizio degli anni Novanta, quando la Commissione Brocca stilòi “piani di studio per la scuola secondaria superiore”, molto complessi ed articolati, adottati in via sperimentale anche in molti istituti di Como.
Al biennio, oltre alle materie tradizionali, come l’italiano, la storia e la matematica, ne vennero introdotte altre comuni a tutti gli indirizzi (una lingua straniera comunitaria, il diritto e l’economia) ed ampliate quelle scientifiche. In questo modo si voleva adeguare la scuola italiana al processo di integrazione europea sul piano economico, sociale e culturale ed offrire agli studenti una più ampia ed approfondita cultura scientifica da affiancare alla tradizionale e prevalente cultura umanistica . Il triennio dava maggior spazio alle materie “professionalizzanti”, cercando tuttavia di superare la divisione tra licei ed istituti tecnici e professionali.
Tra la fine degli anni 90 e il 2000 si apre una nuova fase: è del 1997 la legge sull’autonomia scolastica, avviata dal ministro della Pubblica Istruzione Berlinguer. Agli educatori viene offerta la possibilità di svincolarsi in gran parte dai programmi ministeriali elaborando il Piano dell’Offerta Formativa che caratterizza tuttora ogni istituto scolastico anche nella nostra città. La legge 30/2000 avviava inoltre la riforma dei cicli scolastici; fu eliminata la suddivisione tra scuola elementare, media e superiore riorganizzandola in due cicli: primario dai 6 ai 13 anni, secondario dai 13 ai 18. L’obbligo scolastico fu innalzato a 15 anni. Per entrare nel mondo del lavoro era comunque necessario frequentare un corso professionale sino ai 18 anni per arginare parzialmente, il problema del precoce abbandono scolastico.
Una globale riforma della scuola , da quella dell’infanzia a quella secondaria di secondo grado, è stata varata dal ministro Moratti nel 2003. Si suddivideva in un primo ciclo di studi di otto anni (scuola primaria e secondaria di primo grado) che prevedeva sin dal primo anno di scuola lo studio della lingua inglese e l’alfabetizzazione informatica, l’abolizione dell’esame alla fine del quinto anno e l’introduzione di una seconda lingua comunitaria nei successivi tre anni. I programmi nazionali erano sostituiti da “Indicazioni Nazionali” ai quali i docenti, nel rispetto dell’autonomia didattica dovevano riferirsi per attuare programmi di studio personalizzati. Il processo formativo di ogni studente era documentato da un “portfolio”. Al termine del primo ciclo gli studenti potevano decidere se proseguire gli studi negli otto licei diversificati per indirizzo oppure scegliere la formazione professionale. Era possibile inoltre spostarsi da un percorso formativo all’altro senza perdere anni scolastici. Altra novità: l’alternanza scuola-lavoro negli istituti professionali, grazie a convenzioni stipulate dagli istituti con imprese, camere di commercio, ecc. La riforma ha sollevato critiche da parte dell’opposizione e del mondo della scuola, anche tra insegnanti e genitori delle scuole cittadine: impoverimento e vaghezza dei contenuti, in particolare quelli di storia durante il primo ciclo di studi, eccessive le competenze e le abilità che gli alunni avrebbero dovuto raggiungere alla fine di ogni anno scolastico.
La riforma è stata abrogata dal successivo governo di centro-sinistra , anche se le “Nuove Indicazioni Nazionali”del ministro Fioroni sui programmi non hanno variato la sostanza di questi ultimi dando tuttavia ai docenti la possibilità di verificare la validità dei contenuti e rendendo meno rigidi gli obiettivi di apprendimento. Per quanto riguarda la scuola secondaria di secondo grado, si ritornava al vecchio ordinamento.
Con il nuovo governo Berlusconi, ecco l’ennesimo tentativo di riforma, firmato dal ministro Gelmini. Quali le principali modifiche? Maestro unico nelle classi prime, voti espressi in numeri e non più sotto forma di soli giudizi, voto di condotta che determina la bocciatura se insufficiente, materia di studio obbligatoria l’Educazione Civica nelle scuole secondarie. Per quanto riguardale “ex superiori”, le modifiche all’ordinamento attuale prevedono una drastica riduzione dei corsi sperimentali ed entreranno in vigore dall’anno scolastico 2010/2011.
Tanti amici, dovendo iscrivere i figli alle scuole secondarie di secondo grado della nostra città, non erano sicuri di poter scegliere tra i vari indirizzi sperimentali destinati, come abbiamo detto, a scomparire.
Per il prossimo anno, dunque, tutto come prima.
Poi si vedrà.