Una puntuale e profonda lettura del mio nuovo libro sul blog di Antonio Spagnuolo Poetrydream :
http://antonio-spagnuolo-poetry.blogspot.com/2020/04/segnalazione-volumi-laura-garavaglia.html
SEGNALAZIONE VOLUMI = LAURA GARAVAGLIA
Laura Garavaglia – La presenza viva delle cose – Living things–puntoacapo Editrice – Pasturana (AL) – 2020 – pag. 57 – € 12,00
“La presenza viva delle cose”, la raccolta di poesie di Laura Garavaglia che prendiamo in considerazione in questa sede, presenta la traduzione a fronte in inglese di Annarita Tavani e una prefazione di Dante Maffia sensibile acuta e ricca di acribia anche questa anche in versione in inglese.
La raccolta, che per il numero esiguo di poesie in italiano, può essere considerata una plaquette, non è scandita.
La versione di ogni componimento tradotto in inglese accresce la suggestione della lettura in un gioco di specchi e di rimandi.
L’accurata traduzione della Tavani aumenta il piacere del testo, se come affermava Maria Luisa Spaziani, l’atto del tradurre stesso può essere metaforicamente accostato alla biblica lotta tra Giacobbe e l’Angelo e se il traduttore è paragonabile a Giacobbe stesso la stessa Spaziani diceva che simbolicamente in qualche raro caso può strappare una piuma all’Angelo, intendendo che anche un verso tradotto può essere stupendo.
Luci e ombre kafkiane serpeggiano nel testo che ha per temi spesso quelli della morte e della violenza ed è straziante in un componimento il rivolgersi dell’io poetante ad una madre che ha perso un figlio in un giorno d’estate.
Per il fatto che il libro non è suddiviso in parti per la sua unitarietà potrebbe essere considerato un poemetto.
Si tratta di una raccolta variegata che se è connotata spesso da toni intimistici presenta anche una vocazione civile quando vengono detti con urgenza la guerra e il terrorismo, il nichilismo del male che è in sé stesso un’offesa all’intelligenza se continua a persistere anche dopo la lezione della storia novecentesca con le guerre mondiali e l’Olocausto.
Il dolore, quindi, nel privato e nel pubblico, ma non è un gemersi addosso quello della Garavaglia, un arrendersi alla vita che dà scacco, quanto piuttosto un consapevole tentativo di dare senso al dolore stesso per quelli che per loro fortuna sono superstiti rispetto a un destino crudele.
La forma è icastica e leggera nella sua chiarezza e molto spesso le immagini sono crude e strazianti e accensioni e spegnimenti si configurano nell’ansia di un tempo che passa inesorabilmente e non si può fermare.
Un’alchimia, una magia nel dosare le unità minime delle parole nel loro farsi versi e strofe e un tono vago di maledettismo inserito nel contesto danno al lettore emozioni fortissime e si tratta di una materia, di un poiein del tutto antilirico e anti elegiaco pervaso da un incontrovertibile intellettualismo.
Una vena riflessiva sul senso della vita e dell’identità dell’io-poetante come persona è spesso presente nei componimenti: …Le luci si accendono/ e tutto ha quel senso di cose vissute/ altrove/ che non mi appartengono/ e bisogna crederci in quella luce e viene in mente Montale che nelle Occasioni scrive: La luce che dà barlumi/ è quella che tu sola scorgi/a lei ti sporgi da questa finestra che non s’illumina.
Un tono discorsivo connota i componimenti sempre raffinati e ben cesellati che nella loro vaga e auratica bellezza hanno spesso venature surreali.
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Raffaele Piazza