È un atto d’amore quello che Ottavio Rossani dedica alla sua città natale, Soverato. Una raccolta di poesie scritte tra la metà degli anni Settanta e oggi, alcune edite e altre inedite, dalle quali emerge in modo evidente l’amore per la propria terra, la “dolce e amara” Calabria. Sono poesie che evocano immagini vivide, dove il paesaggio si fonde con i moti dell’animo del poeta, scandisce il tempo del vissuto. Ottavio Rossani, oltre che poeta è anche pittore. Dalla parola all’immagine, i suoi quadri si fondono in modo armonioso con la forza della sua poesia: sono una vibrazione di colori, un’esplosione di luce a tratti velata da ombre. Leggere “Soverato”, il libro appena pubblicato da I Quaderni del Bardo, è viaggiare in una regione ricca di storia, bellezza e forti contrasti. La storia del poeta, emigrato al nord durante la giovinezza in cerca di fortuna, si lega alla storia della sua terra e la memoria individuale si amplia in memoria collettiva. Nei versi di Rossani si avverte il palpito dell’emozione che ogni volta si rinnova di fronte al “sole che brucia di stanchezza”, al “mare violento cobalto”, alla “spiaggia assolata e sola/rocce levigate e corrose”. La “sua” Soverato è il romanzo che il poeta ha scritto in queste intense poesie e che ancora continuerà a scrivere finché avrà “qualcosa da vedere, da imparare, /da scoprire, da raccontare”. In alcuni, struggenti versi si avverte il dolore legato al ricordo dei momenti vissuti insieme “all’unica donna amata” che vive ormai nella memoria e nel cuore del poeta “Planare in totale sconfitta/ sul violetto e violento vortice,/metafora dell’ossessivo dolore,/evocare oltre l’abisso il profilo/dell’unica donna amata”. Ma nelle poesie dell’autore c’è anche una condanna sincera degli acidi che corrodono la nostra società. In questo senso la poesia di Rossani, che ha una cifra lirica ben definita, affronta anche problemi di grande attualità e il poeta mostra una sincera indignazione nei confronti della corruzione, dell’ignoranza, delle prevaricazioni. La sua condanna è netta e senza mezzi termini in questo senso: “Amo i luoghi più degli uomini,/ sono migliori e originali,/anche se offesi e deturpati,/inquinati, invasi, violentati” e ancora “odio i tutti quanti offendono il cuore,/odio i detrattori della bellezza,/odio gli occhi che non sanno vedere,/odio le sconcezze volgari dei vili,/odio i ladri, i traditori, i mercenari,/odio chi può salvare e invece uccide”. Rossani, oltre che poeta è stato anche per anni inviato speciale per il Corriere della Sera in molti Paesi del mondo e questo gli ha permesso di “Curiosare tra le cose di altri mondi misteriosi (…)Parlare liberamente con persone sconosciute (..)bordeggiare il sentiero della solidarietà,/ sentirsi parte di una comunità che riconosce i diritti,/praticare l’amicizia con il diverso che respinge la pietà”. Il poeta sa cha “la poesia è sempre un atto di pace”, come ha scritto Pablo Neruda, e che Ulisse è stato e sarà sempre metafora della “Vicenda dell’uomo alla ricerca del nuovo. /L’eterna partenza perché possa esserci un ritorno”.
Laura Garavaglia