“Si possono individuare due aspetti della raccolta: stati d’animo forti, intensi e la costante presenza di una razionalità che tempera le emozioni, riesce a equilibrare, dosare.” (dalla recensione di Mariacristina Pianta)
La simmetria
del gheriglio di Laura Garavaglia
Stampa 2009
Il titolo della silloge di Laura Garavaglia ci
suggerisce una chiave di lettura che si basa sulla disposizione regolare delle
parti e sul correlativo oggettivo. Elementi concreti, oggetti ci rimandano a un
significato recondito, che dobbiamo scoprire personalmente. Il lettore si sente
partecipe, diventa soggetto attivo nella decodificazione del messaggio. Il
gheriglio ci ricorda non solo la struttura del nostro cervello, ma anche la
nostra unicità; siamo monadi che, chiuse in un guscio, ci accontentiamo di
stare vicini ad altri gusci. Da questa immagine scaturisce il desiderio di: “mordere l’amore” e
assaporare le gioie che sembrano sfuggire. L’angoscia ci insidia perché siamo
fragili ed effimeri. Il tempo ci “ruba l’avventura dei nostri giorni”. Siamo
prigionieri nella nostra esistenza, non riusciamo ad aggrapparci a sponde
rassicuranti, abbiamo “la consapevolezza amara che tutto nella vita è breve sogno”. Interessante la citazione di
Petrarca, resa drammatica dall’aggettivo amaro.
Grande è, comunque, la voglia di essere felici. Come in Montale i calcoli non
tornano, ma diversamente da lui, la negatività viene superata dall’amore per il
quotidiano, per quelle piccole soddisfazioni che danno un senso a quesiti
irrisolti: “….scavare nella terra/togliere sassi,/piantare radici./Poi verranno
i frutti…”
In questi testi si coglie uno slancio vitale nel
“grido d’azzurro”, nell’emozione della luce, “nel canto di stelle” e non pianto
di stelle di pascoliana memoria.
Si possono individuare due aspetti della raccolta:
stati d’animo forti, intensi e la costante presenza di una razionalità che tempera
le emozioni, riesce a equilibrare, dosare. Il linguaggio scientifico dà uno
spessore alle poesie, crea un’originale scrittura. Il rigore di termini come:
sinapsi, ippocampo, talamo, calotta del cranio, cono d’ombra non raggela il
sentimento, anzi contribuisce a dargli un contorno preciso, mai vago o
generico. “Affidare la vita al linguaggio dei numeri” è riproporre, in modo
nuovo il valore simbolico della matematica. Analogicamente ripenso al XXXIII
canto del Paradiso in cui Dante paragona il mistero della trinità
all’insolubile problema della quadratura
del cerchio.
Le tematiche trattate dall’autrice sono
valorizzate da uno stile conciso, pregnante. Emblematici i versi: “Scarnifico
parole fino all’osso/succhio il midollo finché posso.”
Si mira all’essenza evitando inutili orpelli. Gli
enjambement, le antitesi, le anafore, le enumerazioni ci aiutano a scoprire la
valenza semantica della parola, spesso oggi abusata. E’ un’operazione
importante, già sperimentata da Leopardi e Ungaretti.
Laura Garavaglia concentra in un aggettivo, in un
sostantivo, in un verbo il profondo significato che vuole trasmetterci. Si
creano immagini e suoni che lasciano un’eco indimenticabile in noi. Ci sentiamo
in consonanza con i singoli testi che presentano una continuità tra loro.
Sentimento e ragione sono inscindibili, come la nostra parte destra e sinistra
del cervello.
Mariacristina Pianta