Mercoledì 17 febbraio – ore 18 -via Giulia 87, Roma, presso lo studio di Alfredo Matacotta Cordella
Una
bella sorpresa la poesia di Laura Garavaglia che fino a pochi mesi fa conoscevo
soltanto per qualche testo letto, se non ricordo male, su internet. Una bella
sorpresa perché poeti con una identità ben definita come la sua, sono rari nel
panorama italiano.
Adesso
ho tra le mani tre volumi, Correnti ascensionali,
del 2013, uscito nella bella collana “Ibrida” di CFR; La simmetria del gheriglio, del 2014; e Numeri e stelle di quest’anno, tutti e tre con traduzioni molto ben
curate e con prefazioni di Donatella Bisutti, Maurizio Cucchi e Gilberto
Isella. Avalli importanti, e leggendo i testi mi rendo conto che siamo al
cospetto di un poeta non solo con le carte in regola, ma che ha saputo
interpretare il mondo odierno con un piglio linguistico efficace e con una
complicità (che non significa assolutamente accondiscendenza e condivisione)
che trovo lucida e passionale insieme.
Donatella
Bisutti, nella Prefazione a Correnti ascensionali parla di “violenza
drammatica” e di “violenza espressionista” e mi pare che colga appieno la forza
di un dettato che non fa sconti a nessuno, neppure all’autrice. Eppure resta
espressione autentica di donna che possiede un mondo inquieto e lacerato e ne
vuole dare contezza non come diario, ma come metafora di una condizione umana
che riguarda tutti.
Piace,
della poesia di Laura, quella che gli antichi greci chiamavano “misura”, il suo
dire apodittico che non disdegna nessuna voce del vocabolario, nemmeno di carattere tecnico o scientifico.
Non
credo che sia una novità, per restare in Italia, basterebbe pensare alle
esperienze di Elio Pagliarani o di Nelo Risi, ma è nuova la maniera in cui le
cose sono dette, a volte oscillanti in un’aura delicatamente lirica e altre
volte affermate come una ricognizione, come una vetrina di sensazioni e di
percezioni.
Sensazioni
e percezioni interpretate magistralmente dai Monili di Daniela Gatti
accattivanti e conturbanti, ma tagliati con la medesima accetta adoperata da
Laura per cesellare. “Le cosce montate a neve / nelle domeniche d’afa e di
zanzare. / I piedi gonfi e le caviglie buccia / della pesca marcia. / Umida e
grande di sudore e di carne, / bianca sfera, rotondo il pensiero / i proverbi
fradici di vino”.
La
pacatezza con cui Laura “annota” le esperienze macerate e rese emblematiche diventa di una purezza sbalorditiva ne La simmetria del gheriglio in cui ho trovato più d’una perla non
solo per l’originalità dei temi trattati ma anche e forse soprattutto per “la
visionarietà” dello sguardo che soffermandosi su particolari all’apparenza superflui ci dà il mistero che sta dietro la
realtà, ci porta in quella “intricata foresta di simboli” che Baudelaire
sosteneva di trovare al di là
dell’aspetto, della forma. Cito soltanto la Biblioteca di Coimbra, Le
stelle sono cadute nel bicchiere, Alan
Turing, testi in cui incanto e disincanto si fronteggiano per trovare una
via nuova della sapienza. Sì, perché la poesia di Laura, tutta, ha questo
sapore sapienziale peròmai rigoroso e chiuso nei parametri dei pensatori, ma
aperto al colloquio, a un dinamismo che lei sente come spinta a cercare il
senso dell’essere e del vivere.
Anche
Numeri e stelle si muove in questa
dimensione che entra e scompiglia la fisica e la filosofia, ovviamente senza
ricorrere a contrapposizioni o variazioni, ma seguendo le intuizioni della
poesia che molto spesso, se è veramente tale, supera qualsiasi esperienza della
scienza.
Nello
studio puntuale e rigoroso di Gilberto Isella, che introduce al libro, è
citato, tra gli altri, Prigogine. Personalmente ebbi modo di ascoltarlo anni fa
al Salone del Libro di Torino dove poi riuscii a fare con lui una bella
chiacchierata riguardante la poesia di Tommaso Campanella di cui mi sono a
lungo occupato. Fa bene Isella a fare il nome di Prigogine per Laura Garavaglia,
infatti ella adopera la poesia con i modi e gli intenti con i quali Prigogine
ha adoperata la scienza. Io vi aggiungo quello di Campanella, naturalmente
tenendo conto delle epoche e del linguaggio che in Laura non è petroso e
ruvido, ma eccezionalmente sintetico e dolcemente penetrante.
DANTE
MAFFIA