Alle 20.15 la sala è già stracolma di persone. Dobbiamo aggiungere delle sedie, ma parte del pubblico si è rassegna a rimanere in piedi. Eppure si fermano tutti. Saranno centosessanta, centosettanta persone. I poeti, quelli con la “P” maiuscola, coloro che rappresentano i vertici della poesia italiana contemporanea, arrivano alla spicciolata, con quella flemma scanzonata che è tipica di tanti grandi personaggi. Tratto da L’ORDINE del 23/05/2010
Si accomodano nei posti riservati a loro in prima fila, ma qualcuno si siede dietro, su poltroncine gentilmente lasciate vuote da qualcuno del pubblico. Così, alle 21, puòiniziare questo incontro che rimarrà davvero negli annali della cultura comasca. Sì, perché ieri alla sede de L’Ordine , in un incontro organizzato da La Casa della Poesia di Como in collaborazione con il quotidiano comasco, c’erano, insieme, Maurizio Cucchi, Giampiero Neri,Tomaso Kemey, Guido Oldani, Mario Santagostini, Gilberto Isella, Piero Marelli , Gianni Turchetta, che è poeta e docente di letteratura italiana contemporanea all’Università Statale di Milano. E chi si intende almeno un po’ di poesia, non puòche essere fiero di affermare “io c’ero” o, viceversa, mordersi le mani per non essere stato presente. Si sono ritrovati per festeggiare i venticinque anni di intensa attività della casa editrice LietoColle, di Michelangelo Camelliti, con la quale hanno pubblicato alcune loro raccolte di poesie; ed è stato un grande evento, un omaggio dovuto alla poesia. E non mi si venga a dire che di questo genere letterario non importa niente a nessuno. Perché ieri, proprio qui, a Como, in una città dove sembra che agli interessi culturali si anteponga sempre e comunque il produrre per accumulare denaro, tantissime persone hanno trascorso più di due ore ad ascoltare i grandi della poesia recitare i loro versi ed accennare a ciòche per loro significa essere poeti. E tutto il folto pubblico presente si è fermato anche per ascoltare versi di autori minori che sappiano tuttavia “volare alto”. Un pubblico eterogeneo, a testimoniare come la poesia sappia parlare al cuore ed alla mente di tutti, senza distinzioni di età, sesso, cultura. Ragazzini di una terza media dell’Istituto Comprensivo Come Lago, con alcune loro insegnanti, tanti docenti delle scuole superiori, studenti liceali ed universitari, il giovane e affermato violinista comasco Davide Alogna, noti liberi professionisti , tanti amici rotariani, tra i quali l’avvocato Marcello Campisani, presidente del Rotary Como Baradello e amante della poesia, Carlo Ferrario musicologo e scrittore, tanti poeti locali, anche alcuni soci di Acarya, che arrivano sul tardi. L’assessore Sergio Gaddi ha fatto un bellissimo intervento, che è piaciuto molto ai “guru” della poesia, sulla forza, la violenza, a volte, di questo genere letterario che, come ogni forma d’arte, deve porsi come momento di rottura per apportare innovazione e poter scuotere animi intorpiditi dalla polvere dell’esteriorità e da tutto ciòche è superfluo.
Michelangelo Camelliti, visibilmente emozionato e felice, ha sottolineato che lui, al di là del rapporto di lavoro che si instaura tra editore e scrittore, privilegia soprattutto il rapporto umano, l’amicizia profonda che lo lega a tanti “suoi” poeti e lo incoraggia a continuare nella sua non certo facile professione, nella diffusione della poesia sia a livello nazionale che internazionale.Poi ogni autore, senza un ordine prestabilito, viene invitato a leggere alcuni versi da lui stesso scelti.
Ed ecco Giampiero Neri, classe innata, una semplicità e naturalezza nei rapporti che solo i grandi personaggi possono permettersi; vive da anni a Milano ma è nato a Erba. E’ uno dei maggiori poeti contemporanei, fratello del grande scrittore Giuseppe Pontiggia scomparso nel 2003. Neri “ non ha mai amato nuotare nelle acque della poesia pura e delle idee separate, perché a interessarlo è la vita nella sua totalità di cosa bella e tremenda assieme” come ha osservato in un saggio critico Silvio Aman; attento osservatore dell’ambiente naturale, che descrive con versi puliti essenziali, legge versi che offrono una chiave di lettura della realtà grazie alla loro capacità di muoversi agilmente, creare analogie e metafore tra il regno vegetale ed animale e la realtà storico-sociale dell’uomo.
Poi Guido Oldani, corporatura possente, capelli lunghi e barba argentati, una trascuratezza studiata nel vestire e occhi azzurri vivacissimi. La sua poesia è una poesia “di cose”, materica, spesso satirica e amaramente ironica, dove la parola disgrega, corrode lontana da eccessi di lirismo. Parla della sua esperienza al Festival internazionale della poesia Medellin, in Colombia, dove i suoi versi hanno rappresentato la poesia italiana contemporanea. Dice, con una punta di amarezza per la situazione nazionale, che in America Latina questo genere letterario richiama folle oceaniche, più di settemila persone all’ultima edizione . Recita una poesia dal titolo “I due” dalla raccolta “La betoniera”, pubblicata con LietoColle, versi che uniscono amarezza ed ironia: “I due cappotti siedono vicini/portati senza portamento alcuno/come due bucce vuote di banane./Si parlano le loro cicatrici/e gli occhi sono anelli di catene,/neanche a ballare suscitano brio/li ha fatti dio non sempre riesce bene”.
Poi è la volta di Maurizio Cucchi; non legge le sue poesie, ma ricorda Edoardo Sanguineti, scomparso da qualche giorno, lasciando un vuoto incolmabile nel panorama letterario italiano. Sottolinea come, a differenza di Oldani, ritiene che la poesia debba in qualche modo rimanere un genere d’elite , che ogni massificazione comporta un inevitabile abbassamento della qualità del linguaggio poetico. Ma è poi uno dei grandi poeti più attenti a coltivare nuovi talenti, soprattutto tra i giovani, sempre disponibile a dare consigli e chiarimenti . Lo dimostra con le segnalazioni che fa su La Stampa nella rubrica “Dialoghi in versi” di Tuttolibri , i corsi di approfondimento sulla poesia del 900, gli interventi nelle scuole per parlare agli insegnanti e agli studenti di poesia contemporanea.
Mario Santagostini, alto, completo elegante di cotone beige, testa rasata, aria intellettuale e sguardo acuto che guizza dietro le lenti degli occhiali , stimola l’editore a continuare nella sua importante attività di divulgazione. Con LietoColle ha pubblicato la raccolta “A.”,dedicata ad un amico. Legge alcuni versi , nel suo stile essenziale, quasi scarno, che va diritto al cuore delle cose. Anche lui ricorda la statura intellettuale del grande Sanguineti, sottolineando la sua figura di poeta “scomodo”, i cui versi possono apparire a volte urtanti, ma il confronto con il suo sperimentalismo è stato indispensabile per la generazione dei poeti contemporanei.Quindi prende il microfono Tomaso Kemeny. Ha lo sguardo dolce, modi pacati e cortesi. Scrive splendide poesie d’amore : “Celebro lei,/la poesia che nel sangue germoglia/ e ogni cosa decrepita muta/nella rosa di luce /che il mondo risveglia”.
E, dopo di lui, si succedono Piero Marelli, che canta le contraddizioni del nostro tempo con l’incisività e la forza della poesia in dialetto, Gilberto Isella, nato a Lugano, che con Fabio Pusterla e Giorgio Orelli, sono i principali poeti in lingua italiana di origine svizzera. Si sente debitore delle neoavanguardie, e dunque anche di Sanguineti, nella scelta di un linguaggio poetico che tuttavia continua ad arricchirsi nel tempo di nuove sperimentazioni, fino a “cesellare” ogni suo verso con la raffinatezza di un orafo, dando forma nella poesia ad una realtà che si presenta informe, caotica.
Infine Gianni Turchetta: preferisce non definirsi poeta, ma spiega con parole chiare e veritiere come la poesia contemporanea dovrebbe essere , per poter essere apprezzata, conosciuta soprattutto dagli insegnanti perché possano così farla amare ai loro studenti. La realtà, purtroppo è spesso quella che vede molti docenti impreparati , soprattutto per quanto riguarda la poesia.
E, oltre agli interventi di questi grandi poeti, che sono anche critici letterari e scrittori, sono intervenuti anche autori meno conosciuti, o apprezzati nelle realtà locali in cui vivono, ma che sanno scrivere versi che volano alto e che Michelangelo Camelliti ha voluto nella sua “scuderia”, come chiama scherzosamente la sua casa editrice.: Donato Di Poce, Barbara Mary Tolusso, Lucio Pisani, Cristina Balzaretti, Rosanna Figna, Ivano Cogo, Luigi Cannillo, Aky Vetere e i comaschi Pietro Berra ,Vito Trombetta, Don Giovanni Valassina. Scusate, peccherei di falsa modestia se non scrivessi che tra questi ultimi che ho citato c’ero anch’io.