Ada si era finalmente concessa un week-end in montagna. Il suo lavoro non le lasciava molto tempo libero. Amministratrice delegata di una importante azienda alimentare, uno stipendio da fare felice qualsiasi sostenitore delle “pari opportunità di genere”, una vita frenetica, divisa tra viaggi di lavoro, congressi, meeting …Era lei che l’aveva voluto…
Ada si era finalmente concessa un week-end in montagna. Il suo lavoro non le lasciava molto tempo libero. Amministratrice delegata di una importante azienda alimentare, uno stipendio da fare felice qualsiasi sostenitore delle “pari opportunità di genere”, una vita frenetica, divisa tra viaggi di lavoro, congressi, meeting …Era lei che l’aveva voluto. Alla facoltà di economia della prestigiosa università che aveva frequentato era una delle migliori studentesse ed anche durante il master post-laurea si era distinta per le sue doti intellettuali e le sue capacità critiche. I brillanti risultati e la determinazione con cui affrontava ogni ostacolo da superare, l’avevano premiata e le proposte di lavoro erano arrivate una dopo l’altra, fino a raggiungere la posizione che aveva attualmente. Era una donna di quarantacinque anni, attraente, anche grazie alle diete salutiste ed al programma di fitness che seguiva sotto il controllo del personal trainer. Seduta comodamente in poltrona, dalla vetrata del piccolo ed elegante chalet che aveva affittato per la stagione estiva in una esclusiva località delle Alpi svizzere, guardava il lago che scintillava sotto il sole di luglio. Le era sempre piaciuta, la montagna. Da bambina, con i suoi genitori vi aveva trascorso tante estati. Le lunghe passeggiate, l’odore del fieno tagliato, il suono dei campanacci delle mucche al pascolo, i mirtilli che raccoglieva e subito assaporava, così maturi e dolci, sporcandosi le mani e la bocca con il loro succo. Ricordi lontani, ma quel giorno, forse complici il paesaggio e la bella giornata, suscitavano in lei emozioni che di rado si concedeva. Ada chiuse gli occhi cercando di imprigionarle tutte nei suoi cinque sensi. Pensòche non le capitava spesso di abbandonarsi così al libero fluire della memoria, anzi durante tutta la sua vita ogni decisione era stata da lei attentamente vagliata , setacciata dalle fitte maglie della ragione, dato che sensazioni, sentimenti rappresentavano trappole da evitare accuratamente, inutili sprechi di energie da investire nel migliorare la sua posizione sociale ed economica. Eppure quel giorno…Forse era meglio cercare qualcosa di produttivo da fare; si alzòdalla poltrona e andòa sedersi alla scrivania. Avrebbe cominciato a scrivere la relazione da presentare la settimana successiva al congresso di Francoforte…Niente da fare, i pensieri tornavano prepotentemente ai ricordi d’infanzia. Pensòfosse meglio uscire a passeggiare, distrarsi. Quel giorno non aveva ancora svolto gli esercizi di ginnastica quotidiani. Indossòdunque una tuta di leggero cotone ed uscì, cominciando a correre e a controllare la respirazione. Raggiunse rapidamente il sentiero che costeggiava il lago . La luce del sole inondava ogni elemento del paesaggio, ravvivandone contorni e colori: gli alberi, le cime scure delle montagne, le case bianche dai tetti di ardesia . Tutto sembrava emanare un senso di pace e di serenità. Ada tuttavia non riusciva a godere della bellezza del paesaggio. C’era una lieve inquietudine che la turbava. Aveva la sensazione di essere seguita o spiata, o forse uno strano presentimento, come se una forza sconosciuta ed incontrollabile potesse farle del male, Mentre correva , lo sguardo si posòsulla superficie del lago. Era priva di increspature, di un blu straordinariamente intenso e riluceva di bagliori metallici. Il cielo, le nuvole bianche, i monti vi si riflettevano con perfetta simmetria. Ad un tratto le parve di sentire un sussurro provenire proprio da quella vasta distesa d’indaco.. : “Ada, Ada…”. Un voce pronunciava il suo nome…Pensòad una momentanea suggestione, e proseguì la sua corsa cercando di concentrarsi sul ritmo della falcata. Non era possibile che qualcuno la chiamasse… era sola, non conosceva nessuno in quella zona. No, era solo suggestione, colpa dei quello strano turbamento che si era insinuato in lei sin dal mattino. Pensòche forse aveva davvero esagerato con la sua attività negli ultimi mesi. Sì, avrebbe ridimensionato i suoi ritmi, se questo era il prezzo da pagare…non poteva certo permettersi un esaurimento nervoso! Continuòa correre, ma prese il sentiero che si addentrava nel bosco. Una lieve brezza muoveva le fronde degli alberi. Ada si concentròsul quel rumore lieve e con sorpresa avvertì di nuovo pronunciare il suo nome. Cercòdi mantenere il consueto sangue freddo, si fermòe si volse per vedere chi poteva essere. Nel bosco non c’era nessuno. Nessun rumore, tranne quel il frusciare delle chiome degli alberi. In preda ad un turbamento crescente aumentòla velocità della sua corsa. Il vento intanto si era alzato. Ada guardòle piante, che sembravano adesso minacciarla, il rumore delle fronde le sembrava un lamento che ripeteva ossessivamente il suo nome, un’eco che proveniva da ogni parte attorno a lei. In preda al panico inciampò, ferendosi un ginocchio con una pietra, ma non si curòdel dolore e del sangue che cominciòa sgorgare dal taglio profondo, voleva solo fuggire, allontanarsi da quel luogo inquietante, tornare allo chalet e poi ripartire subito per la città.. Non poteva essere semplice suggestione , non riusciva più a dominare la paura. Stanca e confusa ,respirando affannosamente si fermòper riprendere fiato vicino alla riva e guardando il lago rimase abbagliata dall’intensità irreale della luce che si rifletteva sulla superficie : sembrava si diffondesse lentamente attorno, sino ad avvolgere e a nascondere tutto . Ada pensòad un miraggio, a qualche strano fenomeno fisico, fece per riprendere a correre ma non ci riuscì , perchè quella luce si era fatta accecante e la voce che proveniva ora unicamente dallo specchio d’acqua immobile ripeteva il suo nome con tono sempre più deciso , imperioso, come se volesse chiamarla, costringerla a raggiungere il punto preciso da cui si levava. Ada sentì la paura attanagliarle tutto il corpo, non riusciva più a capire dov’era , era accecata e terrorizzata, avrebbe voluto fuggire lontano, ma quella voce le stava entrando nell’anima , stava cancellando ogni residuo di razionalità dalla sua mente. Come ipnotizzata si mosse incerta sulle gambe tremanti e lentamente, seguendo un impulso sconosciuto che avvertiva dentro di lei, entrònell’acqua fredda come una lama e cominciòa nuotare verso il centro del lago , in direzione di quella voce che avvolgeva tutto attorno, trasformando il suo nome in un ossessionante rimbombo mentre ogni sua bracciata si faceva sempre più lenta, più pesante , le forze inesorabilmente l’abbandonavano e i suoi pensieri sembravano confondersi nei mille bagliori metallici della superficie del lago.