Dopo tanti articoli, ecco qualcuno dei miei racconti….scrivere aiuta a conoscere meglio glia altri, la realtà e noi stessi….
Umberto rientrònel suo piccolo appartamento verso le diciannove. Era stanco, aveva lavorato tutto il giorno , senza pause per realizzare un servizio fotografico. Sapeva che,di lì a poco, il campanello del citofono avrebbe squillato e suo fratello Andrea sarebbe salito, rigorosamente a piedi, fino al quarto piano, dove lui abitava e in un attimo avrebbe cancellato qualsiasi possibilità di godersi una tranquilla serata , sdraiato sul divano in pigiama, una lattina di coca cola a portata di mano ed un libro di matematica scritto da Mario Livio che aveva iniziato a leggere da qualche giorno e che lo appassionava veramente: “La sezione aurea”. L’aveva comprato su una bancarella ad una delle tante fiere del libro a cui andava. No, non avrebbe potuto dedicarsi a ciòche desiderava quella sera. Erano più di sei mesi che non vedeva il suo fratello gemello : chissà quante cose aveva da raccontargli , con quel suo modo frenetico di muoversi anche mentre parlava, girando da una stanza all’altra e toccando tutti gli oggetti che gli capitavano sottomano. Del resto, era così fin da bambino. Umberto ricordava perfettamente quanto si vergognava quando, rivolgendosi a lui perchè riteneva inutile farlo con Andrea, la maestra richiedeva un colloquio con i loro genitori, dato che quel ragazzino “ipercinetico” era un elemento di reale disturbo in classe. Lui, invece, era così tranquillo, diligente, serio…Aveva sempre considerato un vero scherzo del destino l’impressionante somiglianza fisica tra loro e l’abissale diversità di carattere , vero elemento che li contraddistingueva. Umberto aveva così rilevato lo studio fotografico del padre, che vedeva in lui l’unico possibile erede, mentre Andrea aveva sublimato i suoi eccessi di frenesia laureandosi in scienze motorie ed aprendo prima una, poi, visto il successo della prima, una catena di palestre in diverse città italiane a cui aveva dato il nome, in verità un po’ banale, di Stars Club. Adesso era un giovane ricco ed affermato nel suo campo. Umberto , più o meno consciamente, lo incolpava, perchè si era da sempre sentito sulle spalle tutta la responsabilità di dover portare avanti quel lavoro che era diventato ormai una tradizione di famiglia. “Non si puòlasciar morire un’attività ormai consolidata da tanti anni”, gli ricordava spesso suo padre, sin da bambino . Così aveva rinunciato ad iscriversi alla facoltà di matematica, sua vera passione, per lavorare e nel contempo seguire corsi di specializzazione nel settore della fotografia. Prese dal piatto della frutta al centro del tavolo una noce e la rigiròfra le dita. Non trovando lo schiaccianoci, usòuna lama di coltello per aprirla. Il guscio si divise a metà, mostrando il gheriglio. Fissòammirato la perfezione geometrica di quel frutto, la simmetria che lo definiva . Pensòche le due parti erano come Andrea e lui, perfettamente simmetriche fuori, ma così diverse dentro! Posòla noce così divisa sul tavolo ed andòad aprire la porta.
-Ciao Umberto!- urlòAndrea sulla soglia. Non poteva fare a meno di tenere il tono della voce elevato, come se le sue corde vocali non conoscessero modulazioni. -Ci siamo appesantiti, eh? Non fai palestra? Non pratichi qualche sport? Non dirmi che lo studio di fotografia ti impegna al punto da trascurare il tuo aspetto fisico, la tua salute!|-
“Ci siamo!” pensòUmberto “Adesso comincia con le filippiche salutiste!”
– Andrea, tu sei un guru del fitness, hai creato un impero con le tue palestre sparse in ogni città d’Italia. Non puoi certo permetterti di perdere la linea, ne andrebbe dell’immagine stessa della tua attività. Ma io…- Umberto battè le mani sulla pancia in verità già un po’ lievitata per i suoi trentacinque anni – Io in fondo posso permettermi qualche chilo in più!-.
– Se ragioni così adesso, che sei ancora giovane, figurati come ti ridurrai fra qualche anno! La cura del nostro corpo è un dovere verso noi stessi e verso gli altri! Non ti vedo per qualche mese e guarda come ti riduci!- Andrea aveva alzato ancora di più il tono della voce e con le braccia muscolose mimava una pancia esagerata . Aveva certo un fisico prestante, ben proporzionato ed era sempre vestito in modo studiatamente casual: quella sera indossava con una camicia bianca di lino aperta sui pettorali scolpiti ed abbronzati, jeans e scarpe di tela . Sul bicipite destro un piccolo tatuaggio a forma di cuore, un vezzo, fatto chissà per quale delle protagoniste delle sue numerose, intense e sempre brevissime storie d’amore.
– Sono qui per un motivo ben preciso- disse Andrea, entrando senza troppi preamboli nell’argomento che lo interessava – Ho bisogno di una nuova immagine per pubblicizzare le mie palestre. Foto di giovani atleti, belle ragazze , roba del genere… Fare un servizio fotografico per me sarebbe sicuramente un valore aggiunto alla tua professione… sei un bravo fotografo, conto su di te!-
Il tono della voce era quello di chi non ammette repliche. “ Non cambierà mai…Dà sempre per scontato che tutti siano al suo servizio.” . Umberto aveva molto lavoro in quel periodo. Il tempo libero era davvero poco. Tuttavia non se la sentì di dire di no a suo fratello.
-Va bene, ma lascia che sia io a decidere il tipo di foto. Quando mi commissionano un lavoro, cerco i soggetti in modo autonomo, senza che mi vengano imposte troppe restrizioni. Altrimenti rischio di essere banale.-
– Che siano immagini semplici, però…voglio dire che la gente ha bisogno di identificarsi con dei modelli , mi capisci? Devono recepire il messaggio”in queste palestre puoi diventare così” e gli piazzi lì, che so… la foto di una bella ragazza tonica, meglio se avvolta in un body aderente o di un ragazzone tutto muscoli che solleva pesi….-
– Certo…”mens sana in corpore sano” . Non è sempre così, comunque cercheròdi accontentarti -.
– Bravo fratellone…. Mi fermo a cena, cucino io, cos’hai in frigorifero?-
– Veramente… mi dispiace, quasi nulla! Non ho fatto in tempo a fare la spesa, oggi…- Umberto si sentì un po’ in colpa. Avrebbe dovuto pensare ad invitare suo fratello a cena.
– Non c’è problema! Usciamo!! Sei mio ospite, naturalmente. Così festeggiamo l’inizio della nostra collaborazione…C’è un ristorante giapponese niente male nelle vicinanze: fa un ottimo sushi e altre specialità veramente gustose-.
Umberto non amava molto la cucina etnica, ma non poteva certo spegnere con un rifiuto l’entusiasmo con cui Andrea lo aveva invitato.
Durante la cena Andrea continuòa parlare dei suoi progetti: voleva aprire una catena di centri estetici in ogni palestra che aveva, per offrire ai suoi clienti un servizio ancora più accurato. Umberto lo ascoltòper un po’, poi i suoi pensieri vagarono altrove: l’arredamento sobrio ed accogliente del ristorante, la gentilezza tutta orientale delle cameriere vestite con sgargianti kimono di seta, infine, e qui il suo pensiero si soffermò, quel libro sulla sezione aurea, espressa da un numero irrazionale 1,6180…ed indicato con la lettera greca phi. Quella misteriosa proporzione geometrica lo affascinava, perchè era presente in natura e nelle varie arti, aveva intrigato per secoli le menti più geniali, era stato circondato da un alone di misticismo, tanto da essere riconosciuto come simbolo dell’armonia dell’universo…D’un tratto ebbe un’idea: perchè non fare riferimento, per il servizio che doveva realizzare per conto di Andrea, proprio a quella proporzione, descritta in un trattato della fine del ‘400 dal matematico Luca Pacioli intitolato, appunto “De Divina Proportione” ed illustrato dai meravigliosi poliedri di Leonardo? Non disse nulla a suo fratello. Era un’idea ancora vaga, una semplice intuizione. Avrebbe dovuto lavoraci sopra, come era abituato a fare prima di presentare i suoi progetti e i suoi lavori.
Finalmente Andrea se ne era andato. Dal cassetto della scrivania estrasse una cartelletta: era piena di vecchie fotografie in bianco e nero e a colori, anche se lievemente sbiaditi. Erano state scattate da suo padre, per lo più, e ritraevano lui ed il suo gemello da bambini, da adolescenti, da ragazzi . Due gocce d’acqua; sempre sorridente Andrea, più serio lui, come se già in quelle immagini fosse fissato il loro carattere. Prese la noce che aveva aperto dal tavolo e così, senza chiedersi perchè ne mise le due parti nel cassetto come fosse una sorta di talismano. Aprì quindi un’altra cartella, dove erano custodite foto che lui stesso aveva scattato per vari servizi che gli erano stati commissionati. Aveva vasto un campionario di immagini che ritraevano modelli e modelle, più e meno famosi, di diverse nazionalità, in varie pose, corpi flessuosi , tonici, perfetti. Li avrebbe contattati il giorno successivo per proporre loro il servizio che aveva in mente. I compensi non erano un problema: suo fratello non badava certo a spese, se era convinto di un progetto. A lui, invece, i soldi non importavano più di tanto: gli bastava realizzare un’idea legata ad un concetto matematico: questo sì lo riempiva d’orgoglio.
Tanto successo Andrea non se lo sarebbe davvero aspettato: al momento, quando vide le foto realizzate da Umberto, non fu particolarmente entusiasta; si aspettava altro, invece …l’immagine era quella di una stella a cinque punte, il cosiddetto pentagramma di Pitagora, legato alle origini del rapporto aureo. La stella era disegnata dai corpi nudi di quindici fra i modelli e le modelle scelti da Umberto, le carnagioni che variavano da quelle più chiare, simili ad alabastro a quelle color ebano. Sotto la stella appariva la scritta: La Divina Proporzione e quindi, più in basso, il nome e l’indirizzo delle palestre. Tutto lì. Eppure, nonostante Andrea, ancorato al suo genuino senso pratico, non avesse apprezzato quello che a lui sembrava un simbolo esoterico, quell’immagine aveva fatto inaspettatamente breccia, chissà per quali reconditi meccanismi , nell’inconscio di molte persone, dato che gli iscritti ai vari clubs erano raddoppiati da quando era stata adottata come loro logo. Cominciava a pensare che quel suo “fratellone”, come scherzosamente lo chiamava sin da bambino, aveva davvero del talento che fino ad allora era rimasto in ombra.
Umberto era felice. Andrea lo aveva lautamente ricompensato dell’ottimo lavoro, ma non era certo per i soldi ricevuti che si sentiva così. Sapeva che quello era , per suo fratello, il modo migliore per dirgli “ sei stato grande!” , per dimostrargli la sua stima. La sua passione per i numeri poteva aiutarlo, ora ne era certo, anche nella sua professione. Così si era iscritto alla facoltà di matematica, deciso a studiare ed approfondire quegli argomenti che sino ad allora erano state solo delle curiosità da amatore.
Una mattina, aprendo il cassetto della scrivania, ritrovòi due mezzi gusci di noce con le due metà del gheriglio ancora intatte. Il talismano aveva funzionato. La simmetria del gheriglio gli appariva, adesso, di una perfezione assoluta.
Laura Garavaglia