Biografia di Nurengiz Gun
Nurengiz Gun (Baku, 1938-2014) è stata una delle voci poetiche più potenti e originali della seconda metà del XX secolo della letteratura azerbaigiana, nonché scrittrice e pubblicista. Ha lavorato a lungo come annunciatrice TV nel Comitato televisivo e radiotelevisivo dell’Azerbaigian e in seguito ha insegnato recitazione e scrittura creativa presso l’Università Statale della Cultura e delle Arti di Baku.
La sua prima opera è stata il romanzo “The God” (1980). Da allora fino ad oggi sono stati pubblicati i poemi epici: “L’ultimo sogno del secolo”, ”Ali Bianche”, “La Pace sia con te, l’Agja yol”, “Venti di Cipro Nord”, “Romanzo di Neve”, “Sinfonia Kojali” , che Nel 2009 ha ricevuto il premio della Mahmoud Kashgari Foundation; le opere selezionate “Sono in viaggio”, una serie di sonetti denominati “Letterario e misterioso”; vari romanzi tra cui “La più alta collina fiorita e l’acqua di neve”, “Notte rossa”, articoli, opuscoli e recensioni teatrali.
Nel 1992 ha partecipato al Congresso Yunis Emre tenutosi a Eskishehir e al primo congresso di Turksoy tenutosi ad Ankara. Come membro della delegazione azera ha preso parte allo stesso tempo al 6° congresso dei popoli di lingua turca tenutosi nel 1998 a Bursa e al congresso degli Azerbaigiani nel mondo tenutosi in Svezia nel 2005. La versione cinematografica del poema epico “Sinfonia Khojali” è stata proiettata da Leader TV durante questo congresso.
Nove poesie di Nurengiz Gun pubblicate nell’almanacco mondiale “Voices” pubblicato dalla casa editrice jugoslava “Novo-Macedonia” sono state premiate con il premio “Light Branch” (1987, dicembre, Uskup). Per i suoi articoli premiati con il motto “Per i servizi alla nazione turca” ha ricevuto il diploma onorario “Sara Khatun” dell’Unione delle donne azero-turche (dicembre 2001). Nel 2005 ha ricevuto il Premio Internazionale “Humay”. Ha inoltre ricevuto importanti riconoscimenti dall’ Union of Intellectuals of Georgian Azerbaijanis e dalla Caucasus-Media Public Union. “.
Nel 2006, le è stata assegnata la borsa di studio presidenziale con un decreto firmato dal Presidente della Repubblica dell’Azerbaigian, Ilham Aliyev.
Poesie di Nurengiz Gun – Traduzione dall’inglese di Laura Garavaglia
TO MY JALA
Whose eyes diamonds
What diamonds’ sheen
dazzled the world?
Whose lips’ smiling
sprinkled on horizons
as roses
amazed the world?
Certainly,
they belonged
to my daughter Jale,
my flower, my beauty,
my spring…and all together…
ALLA MIA JALA
Di chi sono questi occhi adamantini
quali diamanti abbagliarono il mondo
con il loro splendore?
La labbra di chi sorridendo
stupirono il mondo
avvolgendo gli orizzonti
come rose?
Certamente,
appartenevano
a mia figlia Jala
il mio fiore, la mia bellezza,
la mia primavera… e tutto…
ONLY IF MY POEMS ARE READ
I do not thirst for fame,
I’m not eager to be famed
I’m tired of noise of fame.
I didn’t get any rewards by force, entreating,
I am such a person.
I do not need to shout.
I do not want to have even a single share of fame.
I don’t want! Let it piles on glory of the world.
If only my poems are read, they are my voice,
I want the bad to stay with the bad
and the good to stay with the good
I don’t want anything else,
I thank God very much.
SOLO SE LE MIE POESIE SONO LETTE
Non ho sete di fama
non sono avida di fama
sono stufa del rumore della fama.
non ho avuto nessun riconoscimento imponendomi o supplicando
sono così.
Non ho bisogno di urlare
non voglio avere neanche un po’di fama.
Non voglio! Si accumuli sulla gloria del mondo.
Se solo le mie poesie fossero lette, sono la mia voce
voglio che il male stia col male
e il bene con il bene
non voglio nient’altro,
ringrazio tanto Dio.
GAP
An empty silence,
Completely empty…
No love, no hate, no happiness, no feeling, no sound in the void!
I took a horse. Where is that horse? I had a whip, but where it is?
Let my horse stay with you. Give me back my whip!
I want to whip this gap!
VUOTO
Un silenzio vuoto,
Completamente vuoto…
Né amore, né odio, né felicità, né sentimento, né suono nel vuoto!
Ho preso un cavallo. Dov’è quel cavallo? Avevo una frusta, ma dov’è?
Tieniti il mio cavallo. Ridammi la mia frusta!
Voglio frustare questo vuoto!
I’M ON ROAD
Smile on my lips,
Hope and pride in my apples of eye,
Burning passion for crying…
I’m on road till I get tired.
Mystery in my palm,
Swelling on my fingers,
All I have is my heart…
I’m on road till the stalk is broken.
Wind in my hair,
Cradle song in my soul,
Defeated love in my head
I’m on road till the last breath.
Chain of mountains in front of me,
Hard rocks, cold sea
At sunset,
With a solitary soul,
I’m on road till the last point.
Sharp descents behind me,
Sun stack on my shoulder,
My daughter Jala in my arms, trembling…
I will be on road till I turn a road …
SONO IN VIAGGIO
Sorriso sulle mie labbra.
Speranza e orgoglio nelle mie pupille
Passione ardente per il pianto…
Sono in viaggio finché non mi stanco
Mistero nella mia mano,
gonfiori sulle mie dita,
tutto ciò che ho è il mio cuore…
sono in viaggio finché lo stelo si spezza,
Ninna nanna nella mia anima
Amore sconfitto nella mia testa
Sono in viaggio fino all’ultimo respiro.
Di fronte a me catene di montagne,
rocce dure, mare freddo,
Al tramonto,
Con un’anima solitaria
Sono in viaggio fino all’ultima meta.
Ripide discese dietro di me,
un mucchio di sole sulle mie spalle,
mia figlia Jala tra le mie braccia, tremante…
sarò in viaggio finché cambio strada…
I HAVE LOST
I lost a light
in my mother’s eyes.
I lost a bayati*
in my mother’s words.
I lost a fairy tale
on my mother’s lips.
I lost a lamp
at my mother’s tidings.
I lost a cradle
in my mother’s arms.
I lost a life
in my mother’s ways …
*bayati – a kind of Azerbaijani poem created by common people
HO PERSO
Ho perso una luce
negli occhi di mia madre.
Ho perso un bayati
nelle parole di mia madre.
Ho perso una favola
sulle labbra di mia madre.
Ho perso una lampada
alle novelle di mia madre.
Ho perso una culla
Nelle braccia di mia madre.
Ho perso una vita
Nelle tradizioni di mia madre…
*bayati – genere di poesia popolare dell’Azerbaijan
MEMORY
There was only this tree and its shadow.
There were only we, and our broken heart.
The breath of flowers in our souls,
A song of endless love in our hearts,
There was also bread … It must have been a salt cellar,
And an onion.
That’s all.
… Suddenly the table became unsteady, the salt was spilled,
The bread was dry and the onions were bitter.
What was happened?
Suddenly
Someone came with an axe in hand
and cut down our tree…
RICORDO
C’era solo quest’albero e la sua ombra.
C’eravamo solo noi e i nostri cuori spezzati.
Il respiro dei fiori nelle nostre anime,
Una canzone di infinito amore nei nostri cuori,
C’era anche del pane…ci dev’essere stata una saliera
E una cipolla.
Questo è tutto.
…improvvisamente il tavolo diventò instabile, il sale si versò.
Il pane era secco e la cipolla amara.
Che cos’era accaduto?
Qualcuno venne con in mano un’accetta
E tagliò il nostro albero…
DREAMS ON THE WAY OF LIFE
It would be better
Names of streets are Lala, Nargiz, Banovsha*,
Homeland, Love; Bonfire and Fire …
Some of them would be called Nazim Hikmet, Haqiqat**, Shah Khatai, Sattarkhan,
Araz, Tabriz, Languor, Power and Sun…
Every name wouldn’t stick on and fit
to the spirit of streets, to the ancient stone memory,
To the side-streets and stones!
Embrace of the night
be always full of stars
always – during spring and summer,
I wish these stars were twinkling with mincing manners,
The star at the heart of the moon…
The moon above us
so it would be safe,
shining with rays,
I wish these stars shone with charms!
I wish our eyes were dazzled only
when we looked at the moon and the stars
I wish the sidewalks were as clean
as after the rain, bright and shiny
No dust and brushwood
along the sidewalks,
I wish willows
swayed on the sidewalks,
drinking water from the homeland’s spring!
I wish we always heard
the rustling of the leaves of these trees!,
I wish only flowers,
buds, branches, leaves,
greenery could be seen from the balconies,
I wish this greenery,
Their light was clinging
to each other along the roof, along the walls
I wish all deeds, homeland,
honor of the homeland lived with this love!
I wish the windows
shone like crystal on our faces,
on our eyes,
I wish the light shone on the ground
I wish there was such an awakening,
such a push that our arms
would unite in the path of truth
I wish this awakening,
this posture would wipe out
a hundred years of snooze from the earth!
I wish the doors were wide open,
I wish only swallows and white birds
would have built their nests around the doors,
there would be no squinting eyes,
no squinting eyes, no ownerless hearth …
I wish there were no bad neighbors in this world,
no destroyed bird’s nest,
no heart wounds, no bullets.
I wish everyone held the Motherland above everything,
I wish pride and courage could be combined!
I wish there were no indifferent people on earth!
I wish only brave people were born.
I wish those sons were born by beautiful women.
I wish there was no sorrow in the hearts of the sons!
The land was our ancestor! I wish this land remained in our hands forever,
I wish this land would not be divided into two,
I wish a huge celestial chariot would spin, over the passes,
I wish that huge cart dispelled all the fears on his face …
O God, I beseech thee,
I wish our eyes would not see abroad,
I wish our hearts were unconscious, I wish our wings were a bird one day
I wish our laps, like other travelers, had reached the other side of our homeland.
I wish our dreams were true one day!
May our desires not fade,
I wish all the gardens,
all the doors, all the love,
all the good news were adorned with flowers.
I wish one day, at dawn,
they would hear the spirit
of the martyred heroes,
their graves, the word of victory,
the word of reunion!
* Lala, Nargiz, Banovsha* – names of flowers
** Haqiqat* – Justice
SOGNI SULLA VIA DELLA VITA
Sarebbe stato meglio
Nomi di strade sono Lala, Nargiz, Banovsha
Patria, Amore; Falò e Fuochi…
Alcuni di loro sarebbero stati chiamati Nazim Hikmet, Haqiqat, Shah Khatai
Sattarkhan,
Araz, Tabriz, Languore, Potere e Sole…
Ogni nome non si attaccherebbe e non si adatterebbe
allo spirito delle strade
alla memoria dell’antica pietra
alle strade laterali e ai sassi!
Abbraccio della notte
sii sempre pieno di stelle
sempre- durante la primavera e l’estate
Vorrei che queste stelle vezzose scintillassero
le stelle al cuore della luna…
La luna sopra di noi
così sarebbe salva
radiosa
Vorrei che queste stelle avessero brillato con charme!
Vorrei che i nostri occhi fossero solo abbagliati
quando guardiamo la luna e le stelle
Vorrei che i marciapiedi fossero puliti
come dopo la pioggia
brillanti e lucidi
niente polvere e sterpaglie
lungo i marciapiedi
Vorrei salici che ondeggiassero
sui i marciapiedi
assorbendo acqua dalle sorgenti della patria!
Vorrei che sentissimo sempre
Il fruscio delle foglie di questi alberi
Vorrei solo fiori, germogli, rami, foglie,
che il verde si vedesse dai balconi
Vorrei queste piante,
la loro luce abbarbicata
l’una all’altra lungo il tetto, i muri
Vorrei che ogni azione, patria,
onore della patria vivesse con questo amore!
Vorrei che le finestre brillassero come cristallo sui nostri volti
sui nostri occhi,
Vorrei che la luce brillasse sulla terra
Vorrei che ci fosse un tale risveglio
una tale spinta che le
nostre braccia
si unirebbero
nel sentiero della verità
Vorrei che questo risveglio,
Questo abbraccio spazzassero via
cent’anni di sonno dalla terra!
Vorrei che le porte fossero spalancate,
vorrei che solo rondini e uccelli bianchi
avessero costruito i loro nidi attorno alle porte,
non ci sarebbe nessun sguardo truce
nessun sguardo truce, nessun cuore senza padrone…
Vorrei che non ci fossero nemici in questo mondo
né nidi di uccelli distrutti
né cuori feriti, né proiettili.
Vorrei che ognuno difendesse soprattutto la Madrepatria
Vorrei che orgoglio e coraggio fossero uniti!
Vorrei che non ci fosse gente indifferente sulla terra!
Vorrei che nascessero solo persone coraggiose.
Vorrei che questi figli fossero nati da belle donne
Vorrei che non ci fosse dolore nel cuore dei figli!
La terra era dei nostri antenati! Vorrei che questa terra rimanesse per sempre nostra
Vorrei che questa terra non fosse divisa in due parti,
vorrei che girasse un grandissimo cocchio divino, sopra i valichi,
Vorrei che questo grande carro scacciasse tutte le paure sul suo volto…
O Dio, ti supplico,
Vorrei che i nostri occhi non vedessero oltre i confini
Vorrei che i nostri cuori fossero ignari
Vorrei che le nostre ali diventassero un uccello un giorno
Vorrei che i nostri viaggi, come altri viaggiatori, avessero raggiunto l’altra parte della nostra patria.
Vorrei che un giorno i nostri sogni si avverassero!
Possano non svanire i nostri desideri,
Vorrei che tutti i giardini,
tutte le porte, tutto l’amore,
tutte le buone notizie fossero adornate di fiori.
Vorrei che un giorno, all’alba,
sentissero lo spirito
degli eroi martirizzati,
le loro tombe, la parola vittoria,
la parola riunificazione!
* Lala, Nargiz, Banovsha* – nomi di fiori ** Haqiqat* – Giustizia
DICTATION OF LIFE
As if there was a sudden shaking,
the receiver of my phone
was broken from its black and spiral cord,
and hung in the air.
How far did that sound come from? –
I’m sorry for its fatigue,
I cried because of sorrow in his voice
Then I continued my work;
I opened the doors to the balcony,
I put grain for sparrows,
And sugar for ants,
I peeled a potato,
I hung out the washings.
… Love is life,
Life goes on like this,
his expectations are different,
and I am awake.
DETTATO DI VITA
Come per un’improvvisa vibrazione,
il ricevitore del mio telefono si era rotto nel nero cavo a spirale,
e rimase sospeso nell’aria.
Da che distanza proveniva quel suono?-
Mi dispiace per la sua fatica
Piansi per il dolore nella sua voce
Poi continuai il mio lavoro;
Aprii le porte del balcone,
sparsi chicchi per i passeri,
e zucchero per le formiche,
sbucciai una patata,
appesi fuori il bucato.
…La vita è vita,
la vita continua,
le sue aspettative sono diverse,
e io sono sveglia.
MY WHITE FLOWERS
My white flowers are exhausted, yellowed, withered, left in the fall forever
They were stunned by the winds and tore apart.
My flowers flew alone, all I had left was a branch,
And this cold leaf, I kissed him, I kissed him …
My eyes filled with tears like a lake, joining away from me,
the desire to reunite was doomed …
Whomever I loved, they became ghosts, they first burned like a lamp, then suddenly went out,
At the end, those white flowers of mine turned to black earth.
I MIEI FIORI BIANCHI
I miei firoi bianchi sono sfiniti, ingialliti, appassiti, sfioriti per sempre
Sono stati sorpresi e spezzati dai venti.
I miei fiori volavano da soli, mi era rimasto solo un ramo,
E questa foglia fredda, l’ho baciato, l’ho baciato…
I miei occhi colmi di lacrime come un lago, che si riuniva lontano da me,
İl desiderio di ritrovarsi era destinato a fallire…
Coloro che ho amato, sono diventati fantasmi, sono bruciati come una lampada,
poi improvvisamente si sono spenti
Alla fine questi miei fiori bianchi sono diventati terra nera.
I THOUGHT IT WAS TRUE
Oh God, I didn’t understand anything! –
I thought the silk was like linen,
I knew the flower thorn,
I knew the truth was a lie,
I found out that a snake was beautiful…
I didn’t throw a stone at him,
I didn’t hit him,
but he put his plough on me?
If this is my destiny,
my God,
why was I born?..
PENSAVO FOSSE VERO
O Dio, non ho capito niente!-
Sono stata ingannata, pensavo che la seta fosse lino,
riconobbi la spina del fiore,
seppi che la verità è una menzogna,
scoprii che un serpente era bello…
non gli scagliai una pietra,
non lo colpii, ma mi ingannò?
Se questo è il mio destino
mio Dio
perché sono nata?
SLUMBER
One night,
you came
pushing the doors of my dreams,
opening their black curtains,
You saw a spring here,
Which was pouring in drops
In my slumber
You were tired,
You stooped down
you drank the water of this spring
with heart pain.
And you wiped your forehead’s fatigue
and slammed it on the floor …
Later
turning face away from me
you stretched out your hands,
then you brought me
to the brightness of the moonlight …!
Perhaps we both felt cold ,
But you, me and the moon were lucky …
It was morning,
and I saw that I had embraced
your dream,
I squeezed it tightly in my palms …
SONNO
Una notte
sei venuto
bussando alle porte dei miei sogni,
aprendo le loro tende nere,
vedevi qui una sogente,
Che sgorgava a gocce
Nel mio sonno
Tu eri stanco,
Ti fermavi
bevevi l’acqua di questa sorgente
con cuore colmo di dolore
e hai cancellato la fatica dalla tua fronte
e l’hai buttata per terra…
Dopo
Voltando il viso
hai proteso le mani
poi mi hai preso alla luce della luna…!
Forse entrambi avevamo freddo,
Ma io, tu e la luna eravamo fortunati
Era mattina
e ho visto che avevo abbracciato
il tuo sogno,
l’ho stretto forte tra le mie mani.
I’M RUNNING AWAY
I avoid
the empty comments
and shouts,
luxurious rooms –
I am running away
from palaces!
I’m running away
From irrelevant laughter,
from fake, flattering kisses
I avoid profit-seeking meetings,
Where words are grinding as wheat
I’m running away
from hands carrying axes
I’m running away
from winding roads,
from empty noises,
I avoid tricks!
I avoid “the wind men”, who
catch my happiness
to give it as a gift to another,
I run away from the “winds”!
STO FUGGENDO
Evito
i commenti sciocchi
e le urla
le camere lussuose –
Fuggo dai palazzi!
Fuggo
Dal ridere vano
Da baci falsi e adulatori
Evito incontri opportunisti
discorsi inutili
Fuggo
da mani che brandiscono asce
da strade ventose
da vuoto frastuono
Evito inganni!
Evito “i palloni gonfiati”
che prendono la mia felicità
per regalarla ad altri
Fuggo dai “venti”!
ONE EVENING
In front of Nazim Hikmet’s grave
If I roar with laughter,
if I want to embrace plump clouds,
Doesn’t anyone call me crazy?
If I’m tired, I hug the ground of grave,
If I lay down in silence on a dull green meadow,
Doesn’t anyone call me crazy?
If
one evening I turn my face toward sunset…
I look at strange horizons,
Doesn’t anyone call me crazy?
UNA SERA
Di fronte alla tomba di Nazim Hikmet
Se scoppio a ridere,
se voglio abbracciare nuvole tonde,
Nessuno mi chiama pazza?
Se sono stanca, abbraccio la lastra della tomba,
Se giaccio in silenzio su un prato verde sbiadito
Nessuno mi chiama pazza?
Se
Una sera volto il viso verso il tramonto…
Guardo strani orizzonti
Nessuno mi chiama pazza?
SUCH ARE THE THINGS
… You came first,
Then sadness.
First you cheated,
the hunter then came.
first the foundation, then the wall crashed down.
The first word is said by you,
Then gossip.
Before you laughed,
now I am
Before I died,
now you.
Oh love!
Thank you,
Thank me too …
Così stanno le cose
…Tu sei venuto prima,
Poi la tristezza
Prima hai imbrogliato
poi è venuto il cacciatore
prima le fondamenta, poi è caduta la parete.
Tu hai pronunciato la prima parola,
Poi le chiacchiere.
Prima hai riso
ora rido io
Prima io sono morta
adesso tu.
Oh amore!
Grazie,
Grazie anche a me…
Due poesie di Nurengiz Gun tradotte da Olga Mazzina
IL PEGGIO
…Dopo quel terribile racconto
abbiamo sofferto insieme fino all’alba.
È così, nel nostro grande mondo,
con i nostri identici dolori, abbiamo preso le stesse vie separate.
Ehi, mio amato fiore, sai bene che vuol dire essere stranieri,
tu non potrai dimenticare niente!
Consolati, agnello mio, mio fragile amore!
«Che colpa ha il saz1 delle sue corde pizzicate?».
Il vento del destino ci ha separati.
Sono rassegnata. Taci anche tu.
Zitto, mio dolore lungo una vita!
La cosa più amara è dimenticare
il modo in cui abbiamo dovuto sciogliere l’abbraccio.
La cosa più amara è dimenticare
queste ampie strade
diramate in stretti sentieri
ghiacciati sotto la valanga di neve!
È davvero inevitabile la sorte? Forse tutto ciò doveva capitare.
Come avremmo saputo altrimenti
che lasciarci separare era il peggio del peggio?
***
- Il saz, strumento nazionale azerbaigiano centrale della tradizione della musica popolare degli ashug, è uno strumento ad arco suonato pizzicando le sue corde.
NINNA NANNA
Una volta
i miei occhi erano ciechi, le mie orecchie sorde,
i miei giorni muti, sprecati.
Una volta
Sono stata sconvolta da un pazzo amore,
invano! Invano! Così tanto invano!
Invano ti amava il mio cuore,
egoista e indifferente
La poesia di Nurengiz Gun, una delle voci più autorevoli della letteratura azera del secondo ‘900, è caratterizzata da temi che si ritrovano in parte nella poesia femminile di ogni tempo e Paese, ma che nel suo dettato poetico sembrano rinnovarsi “con voce differente”, per parafrasare il titolo di un famoso libro della psicologa statunitense Carol Gilligan.
L’amore è il sentimento centrale della sua poesia, amore di madre verso la propria figlia Jala, espresso con toni di grande delicatezza “il mio fiore, la mia bellezza,/la mia primavera… e tutto…”[1], amore di donna nei confronti di una figura maschile mai definita, sempre sfuggente, a cui la poetessa dedica versi dove la passione trascolora ora nel rimpianto, ora nella nostalgia che vela il ricordo, frammenti di un passato felice che nel presente sembrano solo un sogno:
“Era mattina/e ho visto che avevo abbracciato/il tuo sogno, /l’ho stretto forte nei miei palmi”. Una delle poesie più toccanti, Ricordo, descrive la fine di un amore con metafore prese da una quotidianità semplice ma mai scontata, che rendono il sentimento di abbandono e la solitudine della donna ancora più drammatiche: “…improvvisamente il tavolo diventò instabile,/ il sale si versò./Il pane era secco e la cipolla amara./Che cos’era accaduto?/Qualcuno venne con in mano un’accetta/E tagliò il nostro albero…”.
Ma l’amore, nelle poesie di Nurengiz Gun, è declinato in tutte le sue molteplici sfumature, dà energia e vigore, anima i suoi versi: è desiderio di comprendere ed essere compresa, affezione verso il proprio Paese e difesa della sua identità nazionale e culturale, “Vorrei che non ci fosse dolore nel cuore dei figli!/La terra era dei nostri antenati! Vorrei che questa terra rimanesse per sempre nostra/Vorrei che questa terra non fosse divisa in due parti”, speranza in un mondo migliore, dove guerre, povertà e ingiustizia fossero sconfitte per sempre, dove “le porte fossero spalancate (…) nessun sguardo obliquo, nessun cuore senza padrone… . Alcune poesie hanno infatti una marcata valenza civile e sono versi sempre animati dal fiato caldo dell’esistenza, che coinvolgono il lettore proprio perché privi di vane sfumature di retorica.
Abitare il mondo con la mente e il cuore è caratteristica dell’universo femminile e Nurengiz Gun sa esprimere questo valore in tutte le sue poesie, anche in quelle dove lo sconforto e la rassegnazione sembrano prendere il sopravvento sul suo amore per la vita, come si legge in questi intensi versi della poesia I miei fiori bianchi “Coloro che ho amato, sono diventati fantasmi, sono bruciati come una lampada,/ poi improvvisamente si sono spenti/Alla fine questi miei fiori bianchi sono diventati terra nera”; o anche quando anche la fede sembra vacillare: “Se questo è il mio destino/mio Dio/perché sono nata?” .
Le poesie di seguito presentate sono state tradotte in inglese dalla versione originale in lingua azera. Ho ascoltato la poetessa recitare i suoi versi in alcuni video e ne ho amato la musicalità e la dolcezza di questa lingua, che si fa canto nella poesia di Nurengiz Gun.
Con questa traduzione in italiano si vuole far conoscere, anche se solo in minima parte, il valore di una voce poetica che testimonia la vivacità della poesia azera contemporanea .
Laura Garavaglia
[1] Alla mia Jala
[2] Sonno
[3] Ricordo
[4] Sogni sulla via della vita
[5] Ibidem
[6] Pensavo fosse vero