Articolo nell’editoriale “Donna di Picche” del mensile MAG supplemento de La Provincia, domenica 16 settembre 2012
A cosa serve la poesia? Che ruolo puòavere un genere letterario percepito come “alieno” nell’era della rivoluzione informatica e dei conseguenti profondi cambiamenti dal punto di vista antropologico e culturale? Oggi si richiede una comunicazione il più possibile rapida, dove spesso la parola è sostituita dall’immagine. Questo non vale solo per il linguaggio dei media ma anche per “la geometria piana, bidimensionale della narrativa non letteraria sfornata dall’industria del cinismo”, come osserva Daniele Giglioli nel suo recente libro “Senza Trauma” (Quodlibet) che “ è lo specchio più fedele del nostro tempo senza curiosità, senza coraggio, senza sfide”.
Per riprendere il paragone con la matematica, la poesia (come la grande narrativa) ha, invece, una dimensione tridimensionale: il suo tratto distintivo sta proprio nell’altezza, profondità, verticalità : restituisce valore e senso alla parola. Il poeta “si prende cura del linguaggio” perché ama le parole, ne avverte il suono, il ritmo, la musica ancora prima del senso. Avverte dentro il linguaggio qualcosa che va oltre la comunicazione immediata. Certo, la poesia richiede tempo per essere letta, compresa, amata. Esige cura. Ma non è tempo sprecato perché ripaga totalmente: aiuta a vivere meglio. Offre, per esempio, la possibilità di elaborare la sofferenza, rendendola così più affrontabile. Come non ricordare Umberto Saba, che esploròil legame che unisce la grande poesia alle radici profonde del dolore della vita, “la verità che giace al fondo, /quasi un sogno obliato, che il dolore / riscopre amica. Con paura il cuore/ le si accosta, che più non l’abbandona”. Riportando alla luce quelle radici, la parola poetica le chiarisce al poeta e al lettore, e ha davvero una funzione terapeutica.
Un esempio significativo è dato dalla medicina narrativa, nell’ambito della quale la poesia ha un ruolo importante nella cura del paziente perché “offre la possibilità di liberare dalla contingenza dei nostri problemi l’universalità in essi contenuta”, come ha scritto Marco Venturino, Direttore della divisione di anestesia e rianimazione dell’Istituto europeo di oncologia di Milano.
Cura della poesia e poesia della cura, dunque.
Ma l’importanza di questo genere letterario non si ferma alla sola dimensione, importantissima, dell’elaborazione del dolore.
La poesia, come la musica e altre forme d’arte, suscita in noi sensazioni ed emozioni di piacere, aiuta a sentirci bene con noi stessi e con gli altri. Si instaura un dialogo continuo tra il poeta e il lettore, un processo di decantazione e approfondimento delle esperienze personali e nello stesso tempo un confronto con l’altro. L’io del poeta e quello del lettore si elevano alla dimensione letteraria, libere dai mille problemi e impegni che ci assillano quotidianamente e spesso ci impediscono di cogliere il significato più profondo delle nostre esperienze di vita.
Grazie allo sviluppo di tecnologie sempre più sofisticate, come la risonanza magnetica funzionale, si è potuto studiare quali stimoli eserciti il linguaggio poetico su determinate aree del nostro cervello, come possa per esempio, migliorare le nostre capacità di memorizzazione, fino a diventare “sostanza della coscienza modificando la struttura e il funzionamento di alcune aree o circuiti cerebrali e quindi della coscienza stessa”, scrive il Dott. Mario Guidotti, specialista in Neurologia e Neurochirurgia.
La letteratura , in generale, aiuta ad affinare le capacità di interagire con gli altri. Leggere romanzi, per esempio, non è certo una fuga dalla realtà, dalla vita sociale. Lo hanno dimostrato recenti studi condotti da psicologi su campioni significativi della popolazione negli Stati Uniti e in Canada, che hanno rilevato come starsene da soli a leggere un libro è in realtà un esercizio che affina il nostro cervello sociale. Ci si immedesima nelle situazioni, si condividono sentimenti e sensazioni dei personaggi . Si aumenta l’empatia e si sviluppa la capacità di “mettersi nei panni” delle persone, di vivere meglio i rapporti di collaborazione e persino d’amore.
Poesia e narrativa ci permettono di conoscere noi stessi, di procurarci sensazioni tali per cui la realtà diventa più ricca di significato. E ci aiutano a capire e quindi ad amare di più gli altri.