Il fascino del paesaggio lariano: l’azzurro del cielo un grido di gioia , i monti che abbracciano uno specchio d’acqua che trascolora durante le stagioni e le ore del giorno, indaco, verde, ardesia. Tratto da L’ORDINE del 5/08/2010
Da sempre ha ispirato poeti e scrittori che hanno soggiornato presso le sponde del lago anche per brevi periodi. Lo hanno cantato nelle loro opere e talvolta, avvolti dalla sua struggente atmosfera, hanno vissuto amori intensi e indimenticabili. Durante il secolo appena trascorso ad innamorarsi del nostro lago e a lasciare una parte del suo cuore sulle sue sponde fu Luigi Pirandello, tra gli autori che meglio ha rappresentato il senso di precarietà di ogni verità conclamata dalla società, la consapevolezza dell’incomunicabilità tra gli uomini, la frantumazione dell’io in “una, nessuna e centomila” identità diverse, la funzione dell’arte quale specchio deformante della realtà, scomposta e svelata nelle sue contraddizioni. Temi che caratterizzano la cultura del primo Novecento e sono condizione esistenziale dell’uomo moderno. Il giovane Pirandello, dopo aver frequentato a Palermo il biennio delle scuole tecniche, si iscrive al Ginnasio; sin da bambino aveva mostrato infatti una spiccata predisposizione per gli studi umanistici; più che alle nozioni scolastiche era interessato alle leggende ed ai racconti della sua terra, che gli venivano narrati dalla domestica Maria Stella. Il ricordo dell’infanzia, della figura della madre alla quale era molto legato, divennero per lo scrittore metafora di un periodo felice della vita, di un mondo ancora non determinato socialmente, luminoso e vivace , contrapposto a quello cupo e grigio degli adulti. L’adolescenza rappresenta per l’autore il breve periodo che intercorre tra questi due mondi e quando il giovane intravede la realtà degli adulti, si rifugia nella fuga o nel rifiuto che puòsfociare nella violenza. Questo tema è svolto con lucida e drammatica consapevolezza nella novella Pubertà, del 1926. Egli scrisse, oltre ai noti romanzi, testi teatrali e novelle, saggi, anche poesie. E proprio in una di queste, intitolata “Convegno” – pubblicata per la prima volta nell’ottobre del 1901 sulla “Rivista d’Italia” e poi nella raccolta “Fuori di chiave” del 1912- l’allora poco più che ventenne scrittore siciliano fa riferimento a tre amori della sua giovinezza, donne che avevano rapito il suo cuore in luoghi tanto diversi , ma accomunati, paesaggi dell’anima, dalla nostalgia di ricordi struggenti. Tre donne diverse per origini, cultura, bellezza delle quali si innamoròa Palermo, Bonn e nella nostra città.Tra la fine di settembre e i primi giorni di ottobre del 1889 Pirandello fu infatti ospite di amici a Cavallasca. Si stava recando da Roma, dove era iscritto all’Università della Sapienza – secondo anno della Facoltà di Lettere – in Germania, dove continuògli studi e si laureòpresso l’Università di Bonn. Era stato raccomandato dal suo docente di Filologia Romanza che lo stimava ed apprezzava, il professor Ernesto Monaci, dopo che, a causa di un acceso contrasto con un professore di Lingua e Letteratura Latina, era stato espulso dalla Facoltà romana.A Como perse la testa per una donna rimasta a noi sconosciuta, tradendo la cugina Lina, che aveva qualche anni più di lui, con la quale si era fidanzato ufficialmente ( e che poi non sposerà, impalmando invece Maria Antonietta Portolano,che renderà difficile la vita allo scrittore poiché soffriva di seri problemi psichici che si manifestavano con eccessi incontrollati di gelosia) . Pirandello , allora ventiduenne, ricorda la sua gioventù e questa breve ed intensa passione, un periodo della vita che rievoca con toni struggenti sin dai primi versi di “Convegno”. In essi già si avverte uno dei temi fondamentali della sua poetica, quello della impossibilità di una identità stabile e fissa dell’io . Ma anche una velata malinconia nel ricordare una intensa passione giovanile: “Per le città nostre d’oltralpe in ogni / luogo, ov’ho fatto alcun tempo dimora ,/ io vedo un altro me, com’ero allora, / il qual lieto s’aggira entro a quei sogni, / che suoi soltanto e non pur miei son ora ./Né verun d’essi sa, che più ne sia /di me. Qua vive o là chiuso ciascuno / nel proprio tempo. Oltre non vede. E uno / si ferma or, ecco, a sera, in una via / di Como, e guarda in su, se un viso bruno…/Ahi quella bruna -egli no’l sa – maestra / ora è di vizi e di sé locandiera…/Ma come puòsaperlo se ogni sera/ davvero ancor s’affaccia alla finestra/ ella, e d’amor gli parla ed è sincera?”. Certo la bella bruna che L’avventura d’amore con l’avvenente sconosciuta che l’autore visse, galeotto il lago, nella nostra città, fu tuttavia una fugace parentesi. La sua vera passione di gioventù fu per la giovane ed affascinante Jenny Schulz Lander, conosciuta mentre frequentava l’Università a Bonn. Ma lo scrittore non conobbe molta fortuna in amore. Anche questo, come quello “lariano”, restòun dolce sogno mai realizzato e la relazione si interruppe nel 1891, quando tornòin Sicilia dopo essersi laureato.