Avevano preso casa sul lago, a Carate Urio, dove trascorrevano buona parte dell’anno, per sfuggire ai ritmi frenetici che Milano imponeva loro, artisti affermati. Una casa vicino alla piazza della chiesa, nel vecchio centro storico, i gerani alle finestre affacciate su un panorama imprendibile, un quadro fatto di colori, ora brillanti ora spenti, e giochi di luce. Lui, Riccardo Malipiero, uno dei primi compositori ad introdurre la musica dodecafonica in Italia, critico musicale per diverse riviste e per i programmi della Scala. Tratto da L’ORDINE del 22/07/2009
Figlio d’arte, discendeva da una famiglia veneziana con antiche tradizioni musicali, il padre violoncellista, lo zio Gian Francesco famoso compositore. Magro, occhi vivaci e intelligenti dietro le lenti degli occhiali dalla montatura spessa, un modo di fare garbato e cordiale che tuttavia incuteva rispetto perchè lasciava comunque trasparire una preparazione culturale ed un intelligenza non comuni. Lei, Victoria Schneider, americana di origine “ma italiana d’adozione” come ama definirsi, straordinaria soprano, trasferitasi da giovane prima in Germania, poi in Italia per studiare il “bel canto” ed innamoratasi a tal punto del nostro paese, del nostro lago da sceglierlo come sua dimora definitiva. Alta, lunghi capelli ondulati, forme morbide, attraente: per Malipiero,di parecchi anni più anziano di lei, fu un colpo di fulmine; era rimasto vedovo da qualche anno Quando la udì cantare ad una audizione, ne rimase affascinato e pensò“E’ meravigliosa, ha una voce sublime. Voglio sposarla”. E ricordava spesso questo primo incontro agli amici di Carate. Un amore grande, intenso, fondato su un’altra comune passione: quella per la musica,che era per loro ragione d’essere. La Schneider aveva preso un appartamento in affitto nel pittoresco paese lariano. A Milano le case erano troppo care per una giovane artista che sarebbe diventata famosa nel giro di pochi anni. E poi, soprattutto, sul lago aveva trovato la pace che desiderava per approfondire i suoi studi, affinare la sua voce. E il fascino del paesaggio non tardòa rapire anche il Maestro, che, dopo il matrimonio, celebrato nel 1988, cercòed acquistònel paese quello che diverrà per i due sposi non solo rifugio dove trovare tranquillità e riposo tra un viaggio e l’altro in America ed Europa, ma anche e soprattutto paesaggio dell’anima, luogo da cui trarre linfa per la loro creatività. La bella Victoria si esercitava in casa,ed i vicini ascoltavano incantati i suoi vocalizzi, quella voce così calda ed intensa che riusciva a passare dai toni più acuti a quelli quasi in sordina, come richiedevano le opere scritte dal Maestro e da lei interpretate: Minnie la candida, La donna è mobile, L’Ultima Eva e musiche per voce ed orchestra come Loneliness, Liedertude e Meridiana. E la sua bella voce scorreva come un fiume caldo di note nei vicoli del paese, si librava nell’aria tersa , accompagnata spesso dai virtuosismi musicali che Malipiero creava al pianoforte. Era come ascoltare un’opera in un teatro naturale, dove gli spettatori, invece che seduti su poltrone di stucchi dorati e velluto, si affacciavano alle finestre delle case dai i colori pastello, o sedevano, durante la bella stagione, tra le piante fiorite dei giardini e dei balconi di ferro battuto, e avevano una scenografia unica nella sua bellezza : il lago con i suoi riflessi d’argento, coronato dai monti e sovrastato dalla luce cangiante del cielo. Aveva cantato anche nella piccola chiesa di Sant’Antonio, l’Ave Maria di Schubert, in occasione di un matrimonio di loro conoscenti. Era stato un momento magico, di grande suggestione e commozione per tutti gli invitati. Forse gli abitanti del paese non sapevano chi fossero veramente i due coniugi, non conoscevano la loro fama internazionale , i prestigiosi riconoscimenti che avevano avuto, i personaggi di grande spessore culturale che frequentavano tra i quali c’erano gli scrittori Dino Buzzati e Gianfranco Rugarli, il critico d’arte Gillo Dorfles, il pittore Luigi Veronesi. Al Maestro , tra l’altro, furono consegnate dal Comune di Milano e da quello di Varese dove aveva insegnato musica al Civico Liceo Musicale, due medaglie d’oro per la sua carriera di compositore, ma lui stesso scrisse, – nella sua biografia “La musica di una vita” – che “ giacciono in cassaforte e non me ne glorio poi molto”. Avevano degli amici a Carate, famiglie di medici con i quali si trovavano per pranzare o fare gite sul lago. E spesso vedevano il Maestro recarsi a fare la spesa nel negozio di alimentari, salutando tutti con gentilezza, con quella semplicità e quell’umiltà che è riflesso di grande ricchezza interiore. La Schneider, donna piena di vitalità, amava andare in barca . Il Maestro acquistòun motoscafo, che teneva attraccato a un centinaio di metri di distanza dalla riva. Lui, già avanti con gli anni, e l’avvenente moglie, lo raggiungevano a nuoto. E quando , dal figlio del medico condotto del paese che lavorava nel settore della nautica, fu loro offerta una piccola barca a remi per raggiungere la loro imbarcazione, rifiutarono, perché, in fondo trovavano molto più gusto nel “conquistarsi” ogni volta una gita sul lago. Ogni volta stupirsi di fronte a nuovi scorci, ad angoli prima sfuggiti al loro sguardo; avvertire il piacere di essere avvolti nelle acque fresche , l’entusiasmo nel cogliere la luce particolare di un tramonto, il volo di un gabbiano che segue la scia spumeggiante lasciata dal motore. Solo negli ultimi anni, poco prima della morte avvenuta nel 2003 vennero meno l’ incredibile forza d’animo , la lucidità e la tempra che permettevano a Malipiero di nuotare e guidare un motoscafo pur avendo passato gli ottant’anni. Chiese dunque ad una amica della moglie, di Carate, se poteva pendere la patente nautica, “ per uscire sul lago con Victoria”…ma la signora in questione non se la sentì e le gite in barca si diradarono. “Persone straordinarie”, come le ricordano i coniugi Antonelli, che in paese erano una delle famiglie più in vista e che i due artisti frequentavano. E ricordano, dei tanti inviti alla Scala, uno in particolare, durante il quale la bella soprano, di fronte ad un pubblico in verità non molto numeroso, riscosse un successo tale che “ sembrava che la gente ad applaudire fosse cento volte più numerosa, non smettevano più di battere le mani”. Victoria Schnaider vive oggi, dopo la morte del marito, in un altro paese del Lario, Santa Maria Rezzonico. Ha aperto una scuola di canto lirico a Dongo, per trasmettere, a giovani dotati, la passione per la musica ed affinare un talento naturale che ha comunque bisogno di costante esercizio, di tanta passione ed anche la capacità di sognare. Del resto lo stesso Malipiero, nella biografia citata, scriveva: “La vita del musicista è una vita strana, tutto sommato: da un lato coi piedi per terra,(per tutte le necessità del quotidiano), dall’altro con la testa nei sogni” . E credo che i sogni più belli il Maestro e la sua affascinante signora li abbiano realizzati proprio sul nostro lago.