E’ possibile che una danza, il tango, riesca ad intrigare, ad appassionare e trascinare, in una coreografia che diventa muta poesia d’amore, tradimento, gelosia ,tante coppie non solo nelle milongas, le caratteristiche sale da ballo del quartiere San Telmo e dei barrios di Buenos Aires, ma anche sulle sponde del Lario? Anche a Como, infatti, la riservatezza e il cortese distacco tipico dei suoi abitanti, sembrano avere ceduto al fascino di questa danza latinoamericana, in cui ogni passo, ogni gesto è carico di sensualità. Tratto da L’ORDINE del 10/10/2009
“Le richieste di iscrizione sono molte. Abbiamo già parecchie persone, quest’anno, che all’apertura delle iscrizioni hanno seguito lezioni di prova, oltre al gruppo di giovani che da anni sono iscritti alla nostra scuola e che si esibiscono anche per gli spettatori appassionati”affermano Gianluigi e Domy Centurelli, titolari della Scuola Club dei Dogi di Como. E i comaschi arrivano in coppia ad iscriversi ai corsi, perché condizione necessaria per ballare il tango, una vera e propria disciplina, è il feeling, l’intesa perfetta che deve esserci tra l’uomo e la donna. E’ probabile che danzando le aspiranti coppie di tangueros lariani si liberino di quella scorza un po’ dura , di quel sottile strato di ghiaccio che imprigiona, cristallizza in comportamenti formali, in quieti egoismi ed equilibrate solitudini le emozioni, e ritrovino, in questa coinvolgente danza, una vitalità sopita, la voglia di trasmettersi amore, passione, desiderio l’uno dell’altra , sentimenti che talvolta si perdono nella grigia routine quotidiana. Nel tanguear, infatti, si ha la possibilità di comunicare in modo diretto e spontaneo, senza il peso che spesso la parola porta con sé, liberandosi da condizionamenti educativi, sociali, culturali. Il successo che ha il tango in Italia, Europa, Asia, Cina e Giappone in particolare, sta probabilmente nel contatto fisico continuo che questo ballo impone, che in genere molti popoli non si concedono per ragioni di carattere sociale e culturale, mentre è tipico dell’espressione dei sentimenti dei popoli latini.Mi emoziono sempre di fronte a spettacoli di danza, musica o canto perché sono davvero una delle più alte espressioni della cultura di un popolo, della sua intelligenza emotiva. E’ stato così quando ho ascoltato i Madredeus suonare e cantare, a Lisbona, il fado, dove la “saudade” dei portoghesi si fa poesia e musica struggenti. O quando, a Siviglia, durante una fiera di zingari andalusi, ho ammirato un gruppo di giovanissime ballerine danzare con agilità e malizia il flamenco, fasciate in abiti colorati che mettevano in risalto la loro esuberante, acerba bellezza. Ricordo ancora, anni fa , durante un viaggio in Argentina, la serata trascorsa nel locale “Tango mio”, nel barrio Recoleta di Buenos Aires. Dopo una mitica cena a base di cordero asado, churrasco condito con la piccante salsa chimichurri, panadas e dulce de leche , ecco apparire sul palco coppie ballerini in costume che hanno catalizzato l’attenzione del pubblico, turisti, come me, ma anche tanti porteños per circa due ore. Era incredibile vedere le figure sempre diverse create dalle coppie, una decina, che riuscivano a girare, volteggiare, abbracciarsi, allontanarsi con straordinaria leggerezza ed agilità, senza mai toccarsi le una con le altre. Una sincronia perfetta, sembrava che lo spazio attorno ad ognuno dei due partner si dilatasse e diminuisse in modo magico, rispondendo ad un tacito, segreto accordo tra loro e la danza. Ed un vecchio signore argentino, un milonguero, seduto al tavolo accanto al mio, probabilmente compiaciuto nel vedermi così assorta durante lo spettacolo ed entusiasta alla fine (gli applausi non si sono fatti attendere), mi ha spiegato che il tango ballato nelle milongas ha in realtà tutto un suo rituale. Entrando nella sala, ci si siede, si calzano le scarpe da ballo e inizia il gioco degli sguardi. L’uomo non si avvicina alla donna per invitarla, perché un rifiuto suonerebbe come affronto intollerabile. Così, dopo uno sguardo d’intesa, un cenno del capo da parte dell’uomo ha il significato dell’invito che, se accettato dalla donna, dà inizio alla danza. Che si svolge in assoluto silenzio ciascuno attento a “sentire” movimenti e il corpo dell’altro.Il tango ha origini multietniche e nasce alla metà dell’800 nei sobborghi della città-porto di Buenos Aires, “el arrabal”, tra le orillas , nei miseri quartieri sorti dal nulla – nei postriboli, in quel crogiolo di etnie che Buenos Aires ospitava. Italiani e spagnoli, soprattutto, ma anche francesi, ungheresi, slavi, ebrei che condividevano un destino di miseria e la speranza di un riscatto sociale con ex schiavi africani e gauchos che dalle Pampas migravano in città per cercare fortuna. Affonda dunque le sue radici negli antichi, malinconici canti in lunfardo, il dialetto degli emarginati, dalle spiccate influenze italiane e francesi, nato per permettere a gente così diversa per tradizioni e cultura di sentirsi uniti, avvertire un forte sentimento di fratellanza cantando la nostalgia per la propria terra d’origine, ma anche il desiderio di costruire per se stessi e i loro figli un futuro migliore. Il tango è stato influenzato probabilmente anche dalla payada, poesia cantata dai gauchos, dal condombè, sensuale danza caratteristica dei neri. E questo patrimonio di cultura popolare è poi confluito, mescolandosi, nella cubana habanera, nella milonga, di origine africana e creola, e infine, appunto, nel tango. Musica, canto e ballo rappresentavano in quell’ambiente un modo per esprimere la propria emotività, se stessi. Rémi Hess, filosofo e sociologo francese, studioso di antropologia della danza afferma “Il tango è un’espressione estetica della marginalità, un’espressione culturale dell’immigrazione”. Un ballo che esprime emozioni forti, passioni intense, come intensa e piena di incognite era la vita dei migranti. E’ dunque ben più di una semplice sequenza di figure da eseguire rigidamente, secondo uno schema fisso. Improvvisazione, assenza di coreografie predefinite, imprevedibilità ed una coinvolgente carica di sensualità sono caratteristiche essenziali del tango argentino, in tutte le sue varianti; dall’elegante e spettacolare stile salón, il tango per eccellenza, danzato negli anni ’40 nei salotti dell’aristocrazia di Buenos Aires al più semplice, sobrio, e passionale stile milonguero, ballato al suono del bandoneón, una sorta di fisarmonica di legno, nelle affollate caffetterie del centro della città attorno agli anni ’50 e ’60 e ancora oggi nelle “milongas”. Viene chiamato anche “almagro” dal nome di un famoso club frequentato dai tangueros della capitale argentina. Fino alle versioni più moderne, come il tango Nuevo – nato dalle composizioni musicali del celebre Astor Piazzolla – il Fantasia, scenografico, teatrale, creato per lo spettacolo, il baciatango, commistione tra tanguear e ballo caraibico. La sua diffusione e il successo che questa versatile danza ha riscosso a livello mondiale nei decenni successivi alla sua nascita, gli ha valso il riconoscimento di “Bene Culturale Immateriale ” da parte dell’Unesco, che lo ha dichiarato Patrimonio dell’Umanità. Sono solo otto i passi della salida basica, una sorta di alfabeto basilare del linguaggio del tango. Perché davvero è un linguaggio del corpo, dove, al di là della tecnica d’esecuzione codificata la coppia di ballerini esprime i propri sentimenti, passione, desiderio, sensualità, dolore, rabbia. E’ una storia d’amore e di gelosia narrata attraverso le figure classiche di questo ballo. E’ necessaria un’intesa totale, una sorta di ineffabile complicità tra l’ uomo, che tradizionalmente guida la danza, e la donna che lo segue. L’abilità sta nel concentrarsi sui propri movimenti e nello stesso tempo avvertire, percepire quelli del partner, creando coreografie sempre nuove dalle figure di base – ocho adelante, ocho atràs,medialuna, ecc.- che vengono assemblate, sospese, scomposte, ricomposte dalla creatività dei ballerini, sempre diverse l’una dall’altra , perché, appunto, nel tango non esiste uno schema rigido, come in altre danze. Il contatto tra i due partner avviene tra le guance, i loro petti si sfiorano, si toccano e si allontanano, i loro corpi ora si fondono, in un languido abbraccio , ora si respingono, in modo improvviso e veloce, senza peròmai staccarsi. In un gioco continuo di seduzione creato dal tenero avvicinarsi e accarezzarsi per poi allontanarsi con prepotenza, incastri tra due corpi che si sciolgono e si ricreano sempre nuovi nel giro di una battuta. “Alternativamente, uomo e donna invadono lo spazio del proprio partner, gli fermano o spostano il piede, infilano repentinamente una gamba fra le gambe dell’altro” scrive la psicologa e psicoterapeuta Elisabetta Muraca nel suo saggio “Il tango. Sentimento e filosofia di vita”. E il tango diventa davvero metafora della vita di coppia, fatta di momenti sereni e tormentati, in balia di una tempesta di sentimenti spesso contrastanti. Una poesia d’amore recitata con il corpo,che, in Argentina come sulle sponde del nostro lago, non ha bisogno di parole per esprimere ciòche avverte nel cuore.