La scelta del luogo dove trascorrere la propria vita è un privilegio che ogni scrittore dovrebbe avere . Perché quel luogo diventa per lui paesaggio dell’anima, fonte inesauribile di ispirazione simbolo di un modus vivendi che entra nella produzione letteraria, crea la trama dei racconti o dei romanzi, plasma i personaggi. E ritirarsi a vivere in riva al lago, in un rustico presso una cava di sassi,avvolto dal verde dei boschi, dove la vista spazia tra i bagliori argentei dell’acqua e il dolce profilo delle montagne circostanti è per Giuseppe Guin una necessità esistenziale.Tratto da L’ORDINE del 07/07/2009
Del resto, la pacata serenità che infonde il paesaggio lacustre, è stata ed è musa ispiratrice per molti scrittori e poeti della seconda metà del Novecento e del secolo presente: Piero Chiara , Vittorio Sereni, Andrea Vitali. Non è un caso che Guin abbia scelto di riprodurre la casa dove vive a Faggeto Lario, com’è avvenuto per il suo precedente romanzo QUI NON SUCCEDE NIENTE, sulla copertina del suo nuovo libro, L’AMORE IMPERDONABILE, Book Editore. E il lago fa da sfondo alla storia , ambientata nel primo dopoguerra in un paese che potrebbe essere uno dei tanti che ne costellano le sponde. Una vicenda di violenza sessuale che sconvolge i ritmi pacati di esistenze scandite da umili mestieri,dal sorgere e tramontare del sole, le sagre di paese,il tempo libero degli uomini all’osteria, vino, grappa e partite a carte, le messe domenicali e i sermoni del parroco. Personaggi caratterizzati da soprannomi dettati dall’arguzia popolare, come il Cruscàt, il Santemadòn, il Brusabòsc, che ancora si ha, a volte, la fortuna di incontrare nei paesi del Lario, soprattutto tra i più anziani. E certamente l’autore ne conosce, li frequenta, per descrivere con tanto realismo abitudini, mestieri, comportamenti. Come non riconoscere attenzione da parte di Guin, amore per il territorio in cui vive e di cui scrive, anche nei particolari, ad esempio nella descrizione dei pranzi frugali o più ricchi dei personaggi durante i quali accenna a piatti tipici del nostro lago, i lavarelli, la zuppa d’orzo e di farro, il brasato d’asino, il vino aspro prodotto dai pochi filari abbarbicati ai ripidi pendii . O nel tratteggiare profumi, odori, che caratterizzano certi scorci del paesaggio lariano, “il muro scrostato, che lasciava traspirare un odore acre di muffa e mattoni marci”, o il profumo del pane appena sfornato che aleggia tra i vicoli nell’aria tersa delle mattine invernali. E come non pensare alla casa dell’autore, leggendo la descrizione di quella dove vive Sebastiano Poletti, “il vecchio della cava”, situata in una cava sulle rive del lago, con un piccolo pontile per l’attracco delle barche? La trama è avvincente, cattura il lettore , calandolo nella storia privata dei personaggi, creando empatia che fa percepire i sentimenti, rimorso , rabbia, vergogna e dolore. Così la coscienza tormentata di Berto si rispecchia a volte nel lago agitato dalle onde, nel sibilare del vento, la notte d’amore che Berto ed Elisa trascorrono in barca è illuminata dalla luna e dalle stelle, l’epilogo della storia è preannunciato da un violento temporale che oscura l’effimera felicità del convivio nella casa di Sebastiano Poletti. Gli stati d’animo dei personaggi sembrano così materializzarsi nei fenomeni naturali e nel paesaggio che accompagnano le loro esistenze.L’edizione è molto curata, corredata di una mappa del territorio dove si svolge la vicenda, e la data di edizione, luglio 2009, è accompagnata dalla frase “con l’avvicinarsi del settimo buio di luna”, un poetico riferimento alla fase di novilunio. Un romanzo da leggere, perché fa apprezzare ed amare tante sfumature, spesso non colte dallo sguardo distratto, che rendono unico il nostro lago; un libro da sfogliare e conservare, come edizione pregiata, nelle nostre librerie.