Entri, e la luce soffusa ti avvolge in un’atmosfera di sofisticata eleganza. La mostra L’età dell’eleganza. Le Filande e Tessiture Costa nella Como degli anni Cinquanta, organizzata dalla Fondazione Antonio Ratti in collaborazione con l’Archivio di Stato di Como, ti proietta sin dalla prima sala in un periodo della storia europea dove moda era sinonimo di gusto e raffinatezza. Tratto da L’ORDINE del 07/05/2010
Lo sguardo viene catturato, rapito dalle bacheche, appese e disposte lungo le pareti di ogni sala. Disegni, bozzetti, prove di stampa e campioni di tessuto sono quadri d’autore esposti in una mostra unica nel suo genere. Arte come riproduzione della natura, secondo la concezione classica, una natura fissata nello stampato in tutto il suo rigoglio. Un arcobaleno di forme e di colori che abbelliscono tessuti realizzati per confezionare abiti adatti a diverse, importanti occasioni, creati dalle numerose possibilità offerte dalla lavorazione del filo di seta.Fiori dai colori accesi o delicati , impalpabili come l’organza e lo chiffon sui quali sono stampati, frutti polposi che ricordano nature morte della pittura del ‘600 che impreziosiscono shantung, conchiglie e cavallucci marini che spiccano su sfondi che ricordano l’indaco del mare o i gialli dorati della sabbia riprodotti su cangianti ed avvolgenti taffetas o stampati su morbidi e seducenti rasi duchesse.Leggendo i pannelli esplicativi che accompagnano gli oggetti esposti nelle bacheche, si apprende che quei piccoli capolavori di tessitura sono frutto di un ciclo creativo e produttivo che nell’attività delle Filande e Tessiture Costa riassume la storia dell’industria serica comasca. E si focalizza su un periodo, gli anni ‘50 , durante i quali la diffusione dei suoi prodotti valicòi confini nazionali per conquistare il mercato dell’Haute Couture parigina ed aprire l’industria lariana del tessile ai mercati internazionali.Al centro delle sale sono esposti, su manichini stilizzati protetti da lastre di vetro, abiti che hanno la grazia naturale di corolle di fiori, la leggerezza di farfalle, creati dalle principali case di Alta Moda, Dior, Givency, Fath, Sully Dumas, Balenciaga, Galitzine. Abiti dal taglio e dalla linea di un’eleganza intramontabile, classica e per questo ancora attuali.Così, imprenditori lungimiranti come i Costa ed altri ( le Tessiture seriche Bernasconi , Enrico Rosasco, Camozzi e Bertolotti, Tessilstampa, come si apprende dal catalogo che dalla mostra prende il titolo, edito da Nodo Libri) che intuirono l’importanza di unire competenze e capacità per allargare gli orizzonti del mercato italiano, entrarono in contatto con textile designer famosi che potessero rispondere alle esigenze di raffinatezza del mercato francese. In particolare, con la versatile e sofisticata Andrée Brossin de Méré,di nobile lignaggio, colta, creativa e di grandi capacità imprenditoriali.Gran parte dei tessuti esposti sono frutto di una intensa collaborazione tra le Tessiture Costa , la famosa designer ginevrina e, nota di grande interesse, il pittore comasco Manlio Rho, incaricato di tradurre in immagini le idee creative di Andrée Brossin de Méré. Ci si stupisce di fronte alla creatività e alla perfezione con cui sono realizzati i tessuti della collezione Visons Autunno- Inverno 1951/52, che aveva come tema conduttore la pelliccia: visone, agnellino rasato, lontra bionda, pelo di gatto, animale molto amato da M.me Brossin . Dalla corrispondenza conservata nell’Archivio di Stato di Como si apprende che fu Manlio Rho a realizzare i preziosi disegni che, preparati in 23 varianti di colore, ebbero un successo straordinario alle sfilate. Il motivo della pelliccia, riprodotto,su abiti e robe manteau, venne usato soprattutto da Hubert de Givenchy.Si possono ammirare tessuti creati per modelli di alcune splendide collezioni , come quella della Primavera-Estate 1956, acquistata da Christian Dior , che aveva come tema il mare e che riproduce il fondo marino per la collezione chiné con cui confezionòun modello da sera , corpino attillato che evidenzia il décolleté , ampia gonna a balze, scarpe e borsa abbinate.Creatività ed eccellenza dell’industria serica comasca sono evidenti anche nelle collezioni, denominate Bijoux che riproducono su tessuti tappeti di fiori perle, pietre preziose, gioielli, denominate.Un modello che ebbe particolarmente successo fu Andalouse abito da sera della Maison Dior, presentato nella primavera del 1955. Lungo, a balze, di organza satinata , richiedeva circa 18.30 metri di tessuto, ossia mezza pezza per essere confezionato. Ebbe un successo straordinario e mise a dura prova le capacità produttive dei Costa, che tendevano a stampare solo quando avevano in mano l’ordine, per non rimanere con tessuti invenduti.Di particolare interesse anche la collezione boiseries, che riproduceva intarsi decorativi lignei tipici dei mobili che arredavano i palazzi francesi. Questi disegni, ideati sempre da M.me Brossin, furono ampiamente riprodotti sui modelli della collezione Autunno-Inverno 1957/58 e riproposti l’anno successivo su tessuti più leggeri , con motivi meno nitidi, più astratti. Ciòtestimonia come questi tessuti non fossero più destinati all’Alta Moda Francese, ma ad un mercato più ampio, italiano in particolare ed europeo in generale.Una scoperta particolarmente fortunata è stata ritrovare , tra centinaia che fanno parte della collezione Tirelli Costumi di Roma, lo splendido abito di seta stampato con motivi di conchiglie e perle, taffetas beige e crinolina bianca, composto di due pezzi e sottogonna. Femminile, di un’eleganza discreta e per questo seducente faceva parte della collezione Primavera /Estate 1953 di Hubert de Givenchy e testimonia la creatività del fondatore della famosa Maison a distanza di un anno dalla sua apertura, come si legge sul catalogo citato.Un ultima sala è interamente dedicata a modelli originali, di una collezione privata, confezionati da una sartoria comasca, quella di Romilda Carappi Guarisco.Aveva il suo atelier in via Tommaso Grossi al n.10 e a lei si rivolgeva una clientela selezionata ed esigente. L’intraprendente sarta arrivòad avere fino a cinque collaboratrici nel suo atelier e, come si legge sui pannelli esplicativi, acquistava tele da una modellista romana che ogni anno visitava sartorie nel Nord Italia. Proponeva alle sue clienti modelli raffigurati sulle riviste d’Alta Moda parigina e li adattava alle esigenze delle signore comasche e alle proprie capacità professionali.Un esempio significativo della sartoria italiana negli anni ’50 che , sia che fosse organizzata come una Casa d’Alta Moda, sia che si basasse sul lavoro domestico di sarte che lavoravano in casa, aveva come punto di riferimento l’Haute Couture francese.