“L’uomo veramente povero è colui che non sa donare” (A.Tzanck). Questo aforisma sembra scritto apposta per descrivere la mancanza di generosità dei cittadini comaschi riguardo alle donazioni di sangue. Ce ne parla Luca Frigerio, Direttore Sanitario dell’AVIS Provinciale di Como e Responsabile dell’Unità Operativa Trasfusionale dell’Ospedale Valduce. Tratto da L’ORDINE del 11/02/2009
“L’AVIS ha la funzione di selezionare, previa visita di controllo, gli aspiranti donatori e svolge le funzioni di segreteria. Se sono idonei, vengono mandati a donare il sangue negli Ospedali di zona.Il Dipartimento Trasfusionale è l’organismo che riunisce i responsabili dei vari centri operativi e gestisce la programmazione delle trasfusioni a livello provinciale.
Comprende varie unità operative : il Servizio di Immuno-Ematologia-Trasfusionale (SIMT) che per legge è il punto di riferimento sul nostro territorio , fa capo all’Ospedale Sant’Annae comprende le sezioni trasfusionali minori di Menaggio e Cantù;ci sono poi le unità operative dell’Ospedale Valduce,di Gravedona e di Erba.” La nostra città , nel 2001, avevaraggiunto il primato negativo tra i capoluoghi di provincia della Regione Lombardiariguardo al numero di donatori, solo 17.3 su un campione di 1000 abitanti; la situazione non è molto migliorata in questi anni. Al 31/12/2008 i donatori attivierano6.125 e le donazioni totali sono state 13.492 ; i nuovi donatori iscritti nello stesso anno sono stati 390, ma ne sono stati dimessi 319, dunque il saldo è debolmente positivo.
Questi dati non si riferiscono tuttaviasolo ai cittadini comaschi, ma anche a quelli dialtri comuni minori che fanno capo all’AVIS di Como per la raccolta del sangue. E’ chiaro dunque che i donatori sono pochi e, di conseguenza, lo sono anche le donazioni. Il numero dei donatori iscritti nel 2008 è maggiore nellenella fasce d’età che vanno dai 36 ai 45 anni(688 donne, 1402 uomini) e dai 46 ai 55 (481 donne 1036 uomini) , per abbassarsi oltre i 55 anni (256 donne e 219 uomini), in relazione alle condizioni di salute in generepiù precarie nell’anziano. “C’è poca informazione e scarsa sensibilità al problema soprattutto tra i più giovani” afferma Frigerio.
Nellafascia di etàtra i 18 e i 25 anni, le cifre degli iscritti si abbassano in modo consistente, anche se si equilibra il rapporto tra donne e uomini, rispettivamente 169 e 167. Per questo motivo l’AVIS sta promuovendo campagne di sensibilizzazione nelle scuole ed iniziative rivolte a coinvolgere maggiormente la popolazione giovanile. “C’è comunque tra i giovani anche una tendenza a sottovalutare il rischio: sono soprattutto i rapporti sessuali occasionali e non protetti compromettere gravemente la salute del donatore e , di conseguenza di chi riceve il sangue. Nostro compito è anche quello di informare e quindi formare donatori periodici, consapevoli e responsabili, che seguano uno stile di vitasano”.
Le donazioni sono quattro all’anno per gli uomini e due per le donne, a causa della carenza di ferro legata al ciclo mestruale. La quantità di sangue è di 450 ml. per prelievo.Il sangue raccolto, è suddiviso in globuli rossi concentrati, plasma e piastrine: ciògarantisce che ogni paziente abbia il tipo di terapia più adatta alle sue necessità;ogni sostanza è conservata in apposite sacche: i globuli rossie il plasma in celle frigorifere rispettivamente 4° C e a -20° C, le piastrine a temperature ambiente. Questo permette di conservare il plasma anche per un anno, mentre i globuli rossifino a 42 giorni e le piastrine per 5. Ogni sacca ha un costo di 250/300 euro, interamente a carico dell’ospedale. Si tratta di costi relativi al materiale utilizzato, agli esami fatti ai donatori, alle assicurazioni,ecc.
Le trasfusioni sono indispensabili nelleattività di pronto soccorso, negli interventi chirurgici, nei trapianti di organo, nelle terapie oncologiche. Il plasma è destinato al 90% alle aziende farmaceutiche per produrre emoderivati, che vengono poi utilizzati dagli ospedali nelle terapie, mentre il 10% per usi clinici, “ Il fatto che il plasma provenga dai nostri donatori è sicuramente unagaranzia per i pazienti, dato che le leggi e i protocolli dello stato italiano e della UE sono molto rigorosi in merito.
La quantità di sangue prelevato annualmente è comunque sufficiente a soddisfare il fabbisogno degli ospedalidella città. Unaparteè destinata, per convenzione regionale,agli ospedali milanesi, dove comunque vanno a farsi operare anche nostri concittadini”. I periodi più critici dell’anno riguardo alle quantità, sono verso la metà del mese di agosto e tra dicembre e gennaio: le vacanze e l’influenza frenano ulteriormente la scarsa generosità dei comaschi nel donare il proprio sangue.
Tuttavia,le varie unità all’interno del Dipartimento riescono a sopperire a tale carenza. “Un tempo alle riunioni dell’AVIS partecipavano centinaia di iscritti. Oggi si fa fatica a raggrupparne qualche decina. Non c’è più quello spirito associativo che faceva dell’AVIS un punto di riferimento per chi voleva dedicarsi al volontariato, ma anche socializzare,avere occasioni di incontro e di confronto con gli altri ” conclude Frigerio. La situazione, dunque, a Comonon è certo confortante.
Riferendoci all’aforisma iniziale, riportiamo questo passo tratto da “Etica – Assiologia dei costumi” del filosofo tedesco Nicolai Hartmann: essenziale al “donare” a differenza del “dare”, è che il donatore non si impoverisce, ma egli stesso ne trae beneficio. “Il donare è l’unica condotta dell’uomo fatta a misura dell’essenza dei beni spirituali , come dei beni che non possono mai essere dati via. La virtù donante è la vita della pienezza spirituale”.
E’ la capacità , da parte di chi dona “ del far ricchi, del ricolmare; ed inoltre la gioia nel sovrabbondare e nella crescita spirituale di chi ne è beneficato”.