Natale in Engadina. Non è il titolo del solito film di cassetta, tormentone della pausa natalizia. Sono le vacanze di comaschi e milanesi in un angolo della Svizzera il cui fascino discreto è stato immortalato nei paesaggi luminosi dipinti da Giovanni Segantini. Montagne innevate, laghi ghiacciati che paiono lastre d’argento, boschi di abeti, cembri e larici che sembrano animarsi se agitati dal vento, paesi che costellano il fondovalle come tanti presepi. Nonostante la crisi, le piste da sci da queste parti sono sempre affollate (qui anche la neve cade sempre puntuale), i ristoranti prenotati in continuazione e nei supermercati le code alle casse sono lunghe e i carrelli stracolmi. Vacanze d.o.c., in tutti i sensi. Tratto da L’ORDINE del 29/12/2009
A cominciare dagli sport praticati sulla neve: lezioni di sci a bambini e ragazzi (alcuni entusiasti, altri un po’ meno) impartite da maestri la cui pazienza è direttamente proporzionale alle cifre sborsate dai genitori per fare dei loro rampolli degli atleti ad ogni costo; signori e signore che si lanciano sulle piste inguainati in giacche a vento, pantaloni e tute sempre all’ultima moda e della migliore marca; i più atletici, specie tra gli uomini, sono sempre abbronzati, la ruga nel punto giusto,che fa “interessante”, il capello brizzolato che fa fascino; non sembrano essere mai stanchi (sarà forse quel desiderio di seconda giovinezza che pare spesso sboccia negli ultracinquantenni). E le signore, anche sulle piste sono perfette, mai niente fuori posto; si fermano, tolgono il casco o il cappello, scuotono leggermente la testa o si passano la mano tra i capelli e sembrano uscite dalla copertina di Vogue; beate loro! Per me invece, è altra musica. A cominciare dalla salita in funivia, pigiati come sardine in scatola; per continuare sulle piste, dove devi stare attento a seguire una traiettoria ben precisa, cercando di schivare bambini che regolarmente sbucano all’improvviso tagliandoti la pista, “bolidi” che ti sfiorano a velocità incredibili (ma come fanno a stare in piedi?), appassionati di snow board che, con l’inconfondibile rumore che fanno scivolando sulla neve, senti che ti si avvicinano da dietro come valanghe e non capisci più dove devi andare. Volendo, puoi goderti qualche ora di solitudine zigzagando sulla neve solo se prendi le prime corse degli impianti, pagando peròla soddisfazione di sentirti re o regina delle montagne con il freddo che ti entra nelle ossa, dato che temperature sono, a quelle ore, sempre molti gradi sotto lo zero. Così,dopo due discese, ho il naso paonazzo, semicongelato, i capelli che mi escono dal casco seguendo la teoria del caos, gli occhiali che mi si appannano e la frustrante sensazione di assomigliare alla versione femminile di Fantozzi nell’indimenticabile film in cui trascorre le vacanze a Cortina. Altri ineffabili vacanzieri , abbandonati i giovanili entusiasmi della discesa, preferiscono arrancare sugli sci da fondo, attività sportiva senza dubbio fisicamente molto impegnativa, ma che ti permette di goderti il piacere di attraversare boschi ammantati di neve, fermarti a guardare le cime scintillanti che si stagliano come giganti di pietra contro il cielo e sentirti per qualche ora in pace con te stesso e con il mondo. Ci sono alcune gentili signore che amano passeggiare sulla neve fresca munite di racchette. Anche in questo caso la fatica è assicurata, ma è un modo piacevole di stare insieme, chiacchierare del più e del meno e fare esercizio fisico. Durante l’anno, tra impegni di lavoro e famiglia, il tempo da dedicare al fitness è sempre molto ridotto. C’è poi la pausa pranzo: le baite sparse lungo le piste offrono menù tipici (non proprio a buon mercato, ma pazienza, “noblesse oblige”); poi, dopo aver gustato zuppe grigionesi, raclette, polenta , würstel e crauti,ecc. è dura riprendere l’attività sportiva: meglio tornare a casa o in albergo magari rilassando le stanche membra facendo una sauna o facendosi coccolare tra un massaggio e l’altro in uno dei vari centri benessere o leggendo un libro comodamente seduti in poltrona (la lettura è una grande compagna di viaggi e di vacanze). A una certa ora, mettendo in conto lunghe code in macchina per raggiungere St. Moritz, si puòfare un giro per i negozi e poi,magari, fermarsi a bere qualcosa scegliendo tra i numerosi bar superchic del centro. Verso sera , il rito degli aperitivi, spesso “rinforzati” oppure gli immancabili inviti a cena: un susseguirsi di impegni mondani e gastronomici che ti fanno sognare riso in bianco e brodini; serate durante le quali (ma siamo in vacanza!) le conversazioni hanno la stessa levità dell’aria di montagna. C’è poi il rito della fine dell’anno. Che fare? Dove andare? Si è sempre in tanti, compresi i bambini. I figli adolescenti e maggiorenni, invece, preferiscono migrare verso altre destinazioni, per stare con i propri amici. Mamma e papà a Capodanno, tra i sedici e i venticinque anni, sono quasi più indigesti del cotechino con le lenticchie. La scelta è quasi sempre il Cenone in qualche ristorante che sia peròben ubicato per assistere allo spettacolo dei fuochi d’artificio organizzati da quasi tutti i paesi della valle, un’apoteosi di luci colorate che illuminano il cielo quasi a giorno. Capita talvolta di accenderne qualcuno in privato, rischiando, se prende la traiettoria sbagliata, di bruciacchiare gonne o pantaloni dei presenti. Il primo dell’anno è di riposo. Sempre che non venga in mente a qualcuno di fare una slittata, il che prevede, per raggiungere i punti di partenza, spostamenti in treno, affitto delle slitte, conseguente discesa lungo piste ghiacciate dove, se non sei più che abile nel guidare e frenare il tuo mezzo, finisci regolarmente contro muri di neve o con il fondoschiena per terra: c’è chi si diverte; io, che ho sempre avuto un rapporto difficile con gli sport, in particolare quelli invernali, ho vissuto gli stessi attimi di panico e di vuoto allo stomaco di quando, da ragazzina, andavo qualche volta al luna park e gli amici mi trascinavano sull’ottovolante. Poi, il rientro in città, con i soliti problemi della vita di ogni giorno, che vanificano tutti i buoni propositi fatti per l’anno nuovo. E allora ricordi anche i piccoli inconvenienti di questa breve parentesi sulla neve come una boccata d’aria fresca, simile quella che si respira tra queste montagne.