Ho vissuto, qualche giorno fa, un’esperienza particolare: quella di ricevere un premio letterario. Vi avevo partecipato quasi per gioco, inviando una raccolta di poesie pubblicate nel gennaio scorso. Dopo un paio di mesi è arrivata la comunicazione che il mio nominativo risultava nella rosa dei premiati. E’ stata una soddisfazione, motivo d’orgoglio; peccherei di falsa modestia se non lo ammettessi, anche perché la frase latina “carmina non dant panem” è oggi più che mai vera e ai poeti non restano che gratificazioni derivanti dall’apprezzamento della propria opera, che da parte dei lettori sono veramente poche, trattandosi la poesia di un genere letterario di nicchia.Tratto da L’ORDINE del 8/12/2009
Ho vissuto, qualche giorno fa, un’esperienza particolare: quella di ricevere un premio letterario. Vi avevo partecipato quasi per gioco, inviando una raccolta di poesie pubblicate nel gennaio scorso. Dopo un paio di mesi è arrivata la comunicazione che il mio nominativo risultava nella rosa dei premiati. E’ stata una soddisfazione, motivo d’orgoglio; peccherei di falsa modestia se non lo ammettessi, anche perché la frase latina “carmina non dant panem” è oggi più che mai vera e ai poeti non restano che gratificazioni derivanti dall’apprezzamento della propria opera, che da parte dei lettori sono veramente poche, trattandosi la poesia di un genere letterario di nicchia. L’esperienza si è rivelata un’avventura, a partire dal viaggio, durante il quale mi è toccato affrontare le solite, incancrenite difficoltà che l’ormai non più ignaro viaggiatore incontra durante gli spostamenti sui mezzi pubblici italiani. Ritardi di qualche ora sui treni che pomposamente ma in modo poco realistico vengono definiti ad “alta velocità”, sciopero della metropolitana e degli autobus, biglietterie chiuse “per lavori in corso” senza che nessuno ti sappia dire dove acquistare i biglietti (mi è successo a Roma, alla stazione Tiburtina), ed altri piccoli-grandi contrattempi del genere. Finalmente, un po’ provata dal pellegrinaggio ferroviario ed in notevole ritardo, raggiungo la mia meta. E’ Monterotondo, una cittadina sita sui i colli laziali, il centro storico un groviglio di viuzze dagli scorci degni di un film neorealista, circondato da colline ammantate di uliveti. Sotto la pioggia sembrano coperte da un velo d’argento. Viene a prendermi il proprietario del “bed & breakfast”dove sono alloggiata. Insegna, mi racconta, inglese presso una scuola superiore ed è anche insegnante di yoga. Devo dire che ho sospettato subito qualcosa del genere, data l’assoluta calma con la quale mi porta a destinazione, facendomi fare anche un giro panoramico del paese, mentre io conto i nanosecondi che mi restano per fare una doccia e cambiarmi d’abito. Riesco comunque a rinfrescarmi e rendermi presentabile per la cerimonia della premiazione che si svolge presso la biblioteca civica, dove il flemmatico albergatore gentilmente mi accompagna, dato che sono ormai in ritardo. Con me c’è una scrittrice, che alloggia nella stanza accanto alla mia, anch’essa una delle autrici premiate. Durante il tragitto in macchina, tra una sigaretta e l’atra, mi racconta del suo romanzo, com’è nato, chi lo ha ispirato, le presentazioni che ha fatto e quelle che farà, gli altri premi ai quali ha partecipato. Ha grandi occhi verdi che brillano di vivacità, labbra rosso scarlatto e l’aria di una persona che sa esattamente cosa vuole dalla vita. La sua loquacità sembra compensare la placidità del conducente. Ecco, siamo giunti a destinazione. L’ingresso dell’edificio è affollato. Entriamo subito:siamo in ritardo e inoltre piove a dirotto. Dobbiamo registrarci ed accreditarci, per poter eventualmente partecipare nei prossimi giorni alla fiera nazionale della piccola e media editoria che si tiene a Roma. La sala è già quasi piena. Oltre alla gente del posto, ci sono parenti che hanno accompagnato alcuni autori. Provengono da varie parti d’Italia. L’organizzatrice è un’insegnante di storia e filosofia, che si occupa di eventi culturali e di cinema. Siciliana,colta, brillante, dà il benvenuto e, orgogliosa, sottolinea che il premio nazionale di cui si sente madre ha quest’anno avuto un riconoscimento da parte della Presidenza della Repubblica, con tanto di medaglia. C’è anche l’orchestra, composta dagli allievi della scuola ad indirizzo musicale della città che suonano brani di musica classica con discreta bravura, data la giovane età. Arrivano le autorità. Dopo il discorso di prassi del sindaco, ha inizio la premiazione Sopra un tavolo, a lato della parete, scintillano coppe e coppette, sono impilati attestati di merito. Tra gli autori si avverte un certo nervosismo. Siamo tutti curiosi di sapere come ci siamo classificati. Molti sono gli scrittori di prosa. Romanzi editi e inediti, divisi per sezioni in base agli argomenti. Tra i vincitori, nella sezione dedicata ai viaggi, un signore romano elegante, l’eloquio ricercato, la voce impostata mentre legge un brano della sua opera. Si è appropriato del microfono e non lo molla più, vuole raccontare la trama. Perbacco, ha fatto ricerche storiche durate mesi e mesi per portare a termine il suo lavoro. Dobbiamo ascoltarlo! Alla fine, tira fuori da una borsa di pelle una decina di copie del suo libro e le distribuisce ai membri della giuria, alle autorità, dispensando dediche. Neanche fosse Valerio Massimo Manfredi! Poi è il turno di un altro autore:è la terza edizione di questo premio che vince e mi dice di avere ricevuto tanti altri riconoscimenti. Insomma, è un habituè di questo genere di eventi. Mi complimento con lui e mi verrebbe voglia di chiedergli quali altri premi ha vinto, ma non c’è tempo, perché è chiamato sul palco il terzo vincitore. E’ un signore robusto, con gli occhiali. E’ molto emozionato e legge il brano tratto dal suo romanzo farfugliando. Non si capisce quasi nulla, ma applaudiamo lo stesso. Ogni tanto, per calmare la tensione dell’attesa, c’è un intermezzo musicale. Un cantante folk (non proprio più un giovanotto) suona e canta canzoni popolari. Gli chiedo come si chiama e mi risponde tra il meravigliato e il seccato. Come posso non conoscerlo? E’ stato uno degli epigoni di quel genere di musica! Sul palco chiamano ora la scrittrice dagli occhi verdi. E’ avvolta in un abito di velluto cremisi, che fa pendant con i capelli color tiziano. E’ talmente emozionata che non si rende conto che il suo romanzo ha vinto il primo premio. Torna al suo posto, accanto a me e pensa di aver ricevuto solo una menzione. La guardo allibita e le suggerisco di calmarsi e leggere quello che c’è scritto sull’attestato. Attribuisco lo stato confusionale momentaneo all’emozione, appunto. Finalmente, è il turno della poesia. Mi chiamano, mi classifico seconda. Non c’è male, penso. Leggo una delle mie poesie, ritiro la coppa, l’attestato, stringo mani e torno al mio posto. Dopo di me viene premiato un poeta che scrive in dialetto calabrese, vestito in modo eccentrico (cravatta rossa, camicia verde), accompagnato da moglie e figlio orgogliosi e premurosi. Capisco poco, in verità, i dialetti meridionali, ma mentre questo Tonino Guerra in versione ridotta declama i suoi versi, ne avverto l’intrinseca musicalità. Mi guardo attorno. Sino ad ora l’età media degli autori premiati ha varato la boa dei cinquanta. Eppure ci sono anche tanti giovani, in sala. Ma sì, sono i poeti! Infatti ecco susseguirsi sul palco prima due timidi ed occhialuti ragazzi, uno robusto, l’atro mingherlino che recitano le loro poesie inedite, versi acerbi, carichi di sentimento e di freschezza. Poi è la volta di una ragazzina in jeans e stivaletti, voce che tradisce emozione, forse perché legge una lirica velatamente erotica. Infine una giovane donna che mi dice di essere appassionata alla letteratura femminile (il suo mito è, naturalmente, Virginia Woolf), declama versi che sono una dichiarazione di intenti e una difesa appassionata della poesia, considerata ormai la cenerentola dei generi letterari. C’è anche un premio per l’editoria: viene assegnato alla casa editrice Luigi Veronelli, da decenni impegnata a diffondere la cultura enogastronomica a livello nazionale e internazionale. E, tanto per restare in tema, dopo la cerimonia di premiazione, andiamo insieme a cena a gustare piatti saporiti innaffiati da vini locali. Alla fine siamo tutti allegri ed amici. Forse è anche colpa del vino, chissà! Ci scambiamo indirizzi mail, numeri di telefono. Promettiamo di tenerci in contatto.Oggi,noi autori del sottobosco letterario, abbiamo avuto un assaggio di gloria, una pillola di celebrità. Siamo tutti un po’narcisisti, amiamo raccontarci e sentire che raccontano di noi. Magari ci rivedremo davvero, tra qualche anno, al Premio Strega, Bancarella , Campiello, Viareggio, Montale. Vi prego, non ridete, lasciateci sognare!