Sabato s’inaugura la stagione con l’opera tratta dal libro di Alice Sobod: un viaggio atraverso la piaga terribile della pedofilia, attraverso una storia che le riassume tutte.
Trattare a teatro il tema della pedofilia è un atto di grande coraggio. Perché questa immonda piaga, purtroppo mai sanata, ancora putrescente nella nostra società è qualcosa che ci indigna e ci spaventa al contempo. Un vero e proprio tabù, del quale spesso non parliamo neppure, per imbarazzo, o perché in tal modo pensiamo di esorcizzarlo. Una delle multiformi sembianze del Male, il lato oscuro e sconosciuto dell’animo umano che sceglie come vittime i minori, gli angeli. “Angeli” è infatti il titolo dello spettacolo portato sulla scena dalla Compagnia “Teatro in mostra” che inaugurerà sabato 3 marzo, alle ore 21 la stagione del Teatro La Lucernetta a Como. Liberamente ispirato al romanzo “Amabili resti” di Alice Sobold, (Ed. C/O), è un progetto teatrale di Laura Negretti con la regia di Eleonora Moro e la drammaturgia di Marco Filatori. Lo spettacolo è stato realizzato con il contributo del Comitato per l’Imprenditoria Femminile.E’ la stessa autrice del progetto, che è anche interprete della protagonista del dramma, che afferma come da tempo la Compagnia “Teatro in mostra” sentisse la necessità di mettere in scena un tema così difficile e delicato da trattare qual è quello della pedofilia. Un’urgenza dettata dalla volontà di sensibilizzare il pubblico a questa purtroppo diffusa forma di aberrazione, per un dovere prima morale che artistico. Urgenza che fino a poco tempo fa è stata frenata tra i componenti della Compagnia da timori legati alla difficoltà di dire e mostrare a teatro una tragedia che fosse una sorta di correlativo oggettivo della pedofilia.E il bel romanzo di Alice Sobold ha offerto lo spunto, come sopra si è detto, per drammatizzare una triste vicenda. Una storia di ordinaria follia che ha come protagonista una ragazzina adolescente, Susie, che viene adescata, stuprata e uccisa da un mostro dall’ingannevole apparenza di una persona perbene, l’ insospettabile “inquilino della porta accanto” che rivelerà tutta la sua turpitudine e crudeltà. Ed è Susie stessa a raccontare questa atroce e inevitabile esperienza, da quel punto di non ritorno che ha segnato la fine della sua vita spensierata di ragazzina quattordicenne, senza darle il tempo di imparare l’amore, di sognare e progettare il futuro, di porsi i mille interrogativi a cui la vita stessa poteva rispondere. E il racconto ha i toni delicati, ingenui, spensierati, la totale assenza di compromessi dell’animo adolescente, quel vedere la realtà con occhi pieni di luce, lontani dalla desolata sfiducia nelle cose tipica degli adulti. E attraverso gli occhi trasparenti di Susie, lo spettatore rivive la sua tragedia, l’angoscia della famiglia, il tormento e il dolore infinito derivanti dalla scoperta dei poveri resti della ragazzina ritrovati dalla polizia, l’indifferenza agghiacciante del suo assassino, freddo e calcolatore, la determinazione con cui il padre cercherà in tutti i modi di trovare il colpevole. La fiaba di Cappuccetto Rosso sembra riproporsi nella realtà odierna priva di qualsiasi aspetto edulcorato, in tutta la sua crudezza. Ce lo confermano i dati di Telefono Azzurro che riporta, nel triennio 2008-2010, 570 casi di violenza sui minori nel nostro Paese. Una media inspiegabilmente più bassa rispetto ad altri Paesi europei, che purtroppo, lungi dall’essere un dato da leggersi in positivo, rivela come in Italia vi siano ancora forti resistenze a denunciare simili aberranti forme di abuso. Anche perché il 60% circa di queste violenze avviene in famiglia o nella cerchia di amicizie e conoscenze della famiglia stessa. E questo è un dato davvero scioccante: perché il mostro non è , nella maggior parte dei casi, l’estraneo, lo sconosciuto di cui, per una forma inconscia di difesa, in genere si diffida , ma è la persona nella quale si ripone totale fiducia. E questa fiducia è nei bambini e adolescenti una forma di stima e di affetto , un “mettersi nelle mani” , totalmente, di un adulto. L’abuso diventa dunque un reato imperdonabile : perché è un modo di circuire chi ancora non è in grado di decidere, chi è ancora debole e plasmabile sul piano psicologico, inerme di fronte a chi esercita su lui un potere quasi assoluto. E spesso attorno alla violenza si tesse una ragnatela di ottusa omertà, un far finta di non vedere che in fondo rende complici tutti noi, pronti a chiudere gli occhi di fronte agli acidi che corrodono la nostra società. A pagare il caro prezzo di questo silenzio che annega tanto dolore, tanta disperazione sono sempre i più deboli. I minori, bambini o adolescenti abusati, porteranno sempre dentro, di loro a livello più o meno inconscio il segno di una violenza che, benché lontana nel tempo, li accompagnerà anche da adulti, una ferita che mai potrà rimarginarsi del tutto. La tragica esperienza di Susie, narrata attraverso le sue stesse parole, vuole tuttavia offrire un segno di speranza: lei sarà l’angelo custode che proteggerà tutti coloro su cui il suo sguardo innocente e spensierato si poserà. E alla fine di questa triste fiaba, la dolcezza della ragazzina, simbolo di tutti i minori che hanno subito violenza e sono stati uccisi , lascia in noi una la malinconica consapevolezza che il Male che si annida nelle cose e nelle persone è spesso nascosto e difficile da immaginare. Ma esiste ed è nostro dovere combatterlo, per non diventare indirettamente complici di chi ne fa la propria ragione di vita.