Oggi il significato di parole come “cortesia”, “galateo”, “etichetta” è spesso strettamente correlato e non di rado tende a sfumare nell’incertezza. Tratto da L’ORDINE del 30/05/2010
L’opposizione tra i termini “volgare” e “cortese” evoca in noi la vita di corte, la contrapposizione tra due mondi , quello dei “villani”, gli abitanti delle ville, i latifondi e i cortigiani, che si esprimevano e si comportavano secondo determinate regole per conquistarsi i favori del sovrano.
Alcune di quelle norme si sono poi tramandate nei secoli e hanno subito delle variazioni , adattandosi, nel tempo, all’evolversi della società.
Certo, oggi, quella serie di rigide regole fissate, per citare un esempio classico, nel celebre Galateo di Monsignor Giovanni della Casa o l’etichetta, che deriva dal francese étiquette, cioè il biglietto che attribuiva a ciascun cortigiano il proprio ruolo nel cerimoniale di corte, sembrano ormai appartenere al passato. Ed è più che mai vero che le norme comportamentali non variano solo nel tempo, ma anche in relazione alle diverse aree geografiche e culturali. Nel corso dei secoli si sono affermate regole di comportamento per ogni occasione, sia nella sfera dei rapporti privati che professionali. basti citare un esempio attuale, quello della cosiddetta “etichetta della rete”, il bon ton nell’uso dei moderni mass media, che unifica, impone una globalizzazione anche nel modo di comportarsi nell’era della tecnologia informatica.
Una “cultura della gentilezza” dovrebbe essere una sorta di imperativo categorico che ispira il nostro modo di comportarci. Adeguandoci a modelli di comportamento socialmente accettati si dominano infatti incertezze, emozioni, pulsioni negative che comportamenti scorretti potrebbero far insorgere negli altri.
Gentilezza di modi, quindi che è poi gentilezza d’animo. Essere cortesi, garbati nei confronti delle persone, rispecchiando quindi quella nobiltà interiore, quella sensibilità e finezza di sentimenti che ci permettono di stabilire rapporti empatici con coloro che ci circondano e con i quali veniamo a contatto nella vita di tutti i giorni in privato e in pubblico: in famiglia, sul lavoro, nelle amicizie. Del resto, l’ etimo della parola deriva dal latino “gentilem” , ovvero appartenete a una gens, a una famiglia patrizia. E chi apparteneva alla nobiltà doveva comportarsi con cortesia e garbo.
La gentilezza è questione di stile, è uno stile di vita. Aiuta a vivere meglio, anzitutto, perché è un ottima arma di difesa contro volgarità e maleducazione. Che nulla hanno a che vedere (ma non di rado vengono confusi) con l’essere informali, preferire la semplicità a formalismi che spesso ingessano la nostra spontaneità. Essere gentili, educati, capire ciòche puòinfastidire gli altri o al contrario far loro piacere è anche gratificante per noi stessi, perché ci fa apprezzare, amare dagli altri.
Ed è dai giovani, come sempre, che è necessario partire per diffondere questo messaggio. La famiglia, la scuola hanno un ruolo fondamentale in questo. Ben vengano, dunque, corsi come quello che si è appena concluso all’Istituto Alberghiero G. Brera di Como, del quale avevamo dato notizia, appena iniziato sulle pagine de L’Ordine e che ha avuto grande risonanza sulla stampa locale e anche sulle reti nazionali. Corso fortemente voluto e tenuto dal direttore dell’Istituto, Franco Soldaini, che al termine del ciclo di lezioni intitolato “Questione di stile. Il Galateo moderno”stila un bilancio più che positivo dell’iniziativa, tanto che non solo gli studenti di tutte le classi interessate, ma anche i loro genitori ed insegnanti hanno chiesto che venga riproposto durante il prossimo anno scolastico.
Ed significativo leggere i commenti (anonimi, naturalmente) che gli studenti hanno scritto al termine del ciclo di lezioni, su richiesta del direttore, per sondare o meno l’opportunità di riproporre il corso il prossimo anno scolastico. Tutti positivi. I ragazzi scrivono che “le lezioni di bon ton ci fanno comprendere come comportarci e relazionarci con i nostri coetanei e con le persone adulte, visto che noi giovani di solito adottiamo un comportamento non molto idoneo alla vita di tutti i giorni”; sottolineano come “questo corso è utile per imparare a rispettare le persone, ad esprimerci, a sostenere il nostro parere e a porci domande fondamentali della vita”; e anche “darà a tutti noi una marcia in più per crescere non solo nel lavoro ma anche nella vita”.
Un successo confortante, dunque uno stimolo a continuare perché si intuisce di aver intrapreso un percorso formativo troppo spesso considerato oggi superfluo dagli educatori, sia in famiglia che nella scuola.
Un successo che ha spinto gli allievi dell’Istituto a fondare il ComoLake Kindness Movement, che ha l’obiettivo di “ spingere i cittadini a essere più gentili, in armonia con la nostra bella e gentile città” afferma Soldaini. Città che, per l’imprendibile bellezza della sua posizione, per la sua architettura , per la sua storia ha un potenziale turistico elevato ed ha bisogno dunque di veri professionisti del settore.
E durante il prossimo anno scolastico, gli studenti con i loro genitori e i docenti dell’Istituto G. Brera dedicheranno una giornata alla gentilezza, che è sinonimo di bellezza interiore . Parafrasando la ormai fin troppo sfruttata frase tratta da L’idiota di Dostoevskji , non è utopistico affermare che “sarà la gentilezza a salvare Como”. Sarà la gentilezza a salvare il mondo.