“Buongiorno signora, posso aiutarla?”. E’ già da tempo che quando entro nei negozi di Como sento da parte delle commesse e dei commessi darmi del “lei”, forma di cortesia che in genere viene usata in segno di rispetto verso autorità o per sottolineare una ragguardevole differenza di età, degna di rispetto da parte del soggetto più giovane. Sui primi tempi non avevo fatto caso a questo dettaglio. Tratto da L’ORDINE del 01/06/2011.
Poi mi sono resa conto che questa gentile domanda mi veniva rivolta sistematicamente anche nei negozi di abbigliamento o accessori adatti in prevalenza a giovani clienti, dove il “tu” è decisamente più usato, come “you” nella lingua inglese (del resto gli anglicismi sono ormai entrati a far parte del nostro linguaggio scritto e parlato, dunque perché non usarli, tradotti, anche nelle forme di cortesia?). In fondo, mi fa piacere entrare nei negozi Stefanel, Benetton, Subdued, Maga, Promod, Suite 766, Foot Locker, Blunt, Betty Flowers, solo per citarne alcuni tra quelli frequentati soprattutto da giovani, dove riesco a trovare capi d’abbigliamento casual, biancheria intima o accessori a prezzi abbordabili che mi danno l’illusione di tornare, almeno con il pensiero, indietro nel tempo. Probabilmente a livello inconscio, la maggiore gratificazione me la davano i giovani commessi e commesse, che fino a qualche anno fa mi accoglievano con un “Ciao” o “Salve” e, dandomi del tu, annullavano all’istante la distanza generazionale fra me e loro, facendomi sentire non certo una teen ager, ma quantomeno a mio agio a curiosare tra banconi e scaffali ben forniti di felpe e maglioni colorati, jeans di ogni foggia, gonne corte, magliette e canottiere con scritte e disegni sgargianti, camicette di cotone indiano o ricamate con strass luccicanti, sandali, scarpe e borse fru fru. Invece quel “lei”, così impersonale, quasi glaciale mi suona adesso come un voler prender le distanze, sottolineare che il tempo dell’abbigliamento casual, giovanile è ormai trascorso, che forse dovrei rivolgermi a negozi che vendono abiti e accessori più classici, tallieur, vestiti da signora, cappotti eleganti e sobri, borse e scarpe di firma. Anche a Como ci sono alcuni “punti vendita” considerati ormai da generazioni “templi sacri” della moda e dell’eleganza nel vestire, e cito, a titolo di esempio, Tessabit, A.Gi.Emme, Moresi, Marina Rinaldi (per signore dalle forme morbide) Butti, ma l’elenco potrebbe continuare. Ecco mi sembra che i giovani commessi e commesse indirettamente vogliano indirizzarmi verso queste boutiques, perché in fondo, ammettiamolo, spesso pensiamo che sia proprio l’abito a fare il monaco! E dunque, cara signora, si decida finalmente ad accettare di vestirsi in modo discreto e consono alla sua età! Probabilmente sono io che interpreto come inutile ostinazione l’uso della consueta e a me da tempo sgradita forma di cortesia, una sorta di sottile e crudele voler rimarcare da parte dei giovani che una volta entrati e ormai da tempo avviati sulla strada degli “anta” non sono più, appunto, adatte felpe, jeans e magliette “sbarazzine”. In realtà credo che gli ignari e innocenti commessi vogliano solo essere gentili e rispettosi con una persona che, ovviamente, ha parecchi anni più di loro.In quei momenti mi sento un po’ imbarazzata, un pesce fuor d’acqua, e mi chiedo, parafrasando il titolo di un famoso libro di racconti di Chatwin “Cosa ci faccio qui?”. Poi, arrivata a casa, con il morale non proprio alle stelle vado davanti allo specchio del bagno, che ingrandisce di almeno due volte dimensioni e difetti (quando mai l’ho comprato, lasciandomi convincere dal mobiliere!) che mi riporta ogni volta alla triste realtà facendomi scoprire una ruga in più su viso. Allora tiro con le dita delle mani la pelle un po’ in su, cercando di sfidare momentaneamente la forza di gravità, ma quando lascio la presa tutto ripiomba inesorabilmente verso il basso. Forse dovrei affidarmi a medici o chirurghi estetici? Per carità! Il mio terrore per aghi e bisturi mi fa inorridire solo all’idea. Non posso neanche ricorrere alle varie creme antirughe “miracolose”, perché sono allergica a molti componenti e le volte che le ho acquistate (spendendo un capitale) ho rimediato solo rossori e screpolature, finendo per usarle per curare le rughe delle mani e dei piedi.Il problema è che spesso l’età è solo un dato anagrafico, non una condizione mentale o addirittura esistenziale. Voglio dire che ci sono persone che hanno superato abbondantemente la soglia degli “anta” ( e non sono i quarantenni, oggi da molti definiti ancora “ragazzi”, dato che nell’era post moderna invecchiare è considerato un tabù, una disgrazia che riguarda tutti ma che sarebbe meglio procrastinare il più possibile) che si sentono ancora pieni di energia e di vitalità. Anzi, spesso, raggiunta l’età della pensione, sembrano rinascere a una seconda vita, coltivano interessi di vario genere, viaggiano, sembrano vivere più intensamente di quando, a causa dei ritmi più meno stressanti di lavoro, il tempo per dedicarsi a ciòche gratifica l’esistenza risultava essere davvero poco. E allora perché non vestirsi “da ragazzi” anche se ragazzi non si è più? Perché non concedersi qualche leggerezza, anche a costo di essere bollati dagli integralisti del motto “dai all’età quel che l’età richiede” come inguaribili immaturi? Naturalmente senza cadere nel ridicolo, senza rischiare di incarnare il grottesco personaggio della signora Poponica nel romanzo “L’Esclusa” di Pirandello.In fondo sono d’accordo con Umberto Galimberti quando scrive che il lifting, invece che “alla nostra faccia” dovremmo “farlo alle nostre idee” perché “tante idee convenzionali che sono maturate in noi” attraverso i messaggi più o meno subliminali dei media e della pubblicità riguardo alla bellezza, alla giovinezza e alla perfezione del corpo servono in realtà “ a nascondere a noi stessi e agli altri la nostra personalità, a cui magari per tutta la vita non abbiamo prestato la minima attenzione”.E allora, che mi diano pure del “lei” nei negozi, proprio grazie e in virtù delle mie rughe. Ne sarò, d’ora in poi, grata ai commessi. E non mi sentiròpiù a disagio a comprare magliette con le scritte e camicette fru fru.