Portofino Dubbing Glamour Festival – ActorsPoetryFestiva organizza per il 3 settembre alle ore 17.30 nella Sala Spazio Aperto di via Dell’Arco, 38 a Santa Margherita Ligure la presentazione di Duet of Formula di Laura Garavaglia e Mariko Sumikura (Kyoto, Japan Japan Universal Poets Association 2016), interessante silloge poetica plurilingue (italiano, giapponese, inglese) con illustrazioni curate da Giovanna Benedetti, che ripropone in una dimensione diacronica e mondiale l’affascinante rapporto tra poesia e matematica rivisitato nella sintetica efficacia espressiva della lirica.
Questi due campi solo ad una prima impressione possono sembrare lontani, se non antitetici. Infatti con Davide Eugene Smith, autore di La poesia della matematica e altri saggi (1934), possiamo affermare che «la matematica e la poesia hanno una schietta relazione perché entrambe sono figlie dell’immaginazione. La poesia è creazione, finzione, e la matematica è stata definita […] la più sublime delle finzioni». Entrambe nascono da un anelito finalizzato alla conoscenza e dall’umano desiderio di formulare nuove domande per conseguire inedite mete. Infatti si accomunano nello spostare l’orizzonte della conoscenza (ma anche quello dell’utopia) sempre più avanti di modo che il fine raggiunto non sia mai una conclusione. L’esortazione è ad andare sempre avanti, sempre oltre nella ricerca. Infatti un verso dice: «Guardate fino alla fine» (Myoken Bodhisattva).
Anche se la a matematica e la poesia sono tutte e due prodotti dell’immaginazione, di un certo sfasamento interiore e di una fertile intuizione, si concretizzano in forma ed espressione grazie alla sintesi dell’individuo nei modi consolidati dalla tradizione culturale, come possiamo leggere in una poesia: «Se il numero fosse una parola / La formula sarebbe una poesia» (Il viaggio della formula).
Quello che le liriche della raccolta vogliono evidenziare è che tanto la matematica quanto la poesia indagano gli aspetti problematici della realtà come l’inizio, la fine, la vita, la morte, avendo come obiettivo un oltre indefinito, anche perché entrambe investigano il dilemma dell’infinito, dell’incommensurabile, dentro e fuori l’uomo e la realtà. Speculano sui paradossi della vita e del cosmo con meraviglia e stupore. Tutto questo ha un retroterra nella poesia moderna: basta pensare a L’infinito del Leopardi, ma si può anche ricordare la foresta di simboli che il poeta deve attraversare per captare la realtà più profonda, pura e autentica, secondo la consapevolezza acquisita dal Decadentismo francese in poi, in analogia con gli sforzi della matematica per tracciare percorsi e mappe nella selva oscura dell’ignoto per trovare armonie e perfezioni di un mondo dominato dall’entropia, dall’incertezza e da uno sviluppo apparentemente irrazionale. Irrisolti restano però, pur sempre, i misteri dell’animo umano: «Nessuna generazione ha mai trovato / Una formula che risolvesse un quiz / Sull’intrigo amoroso» (Abaco).
Nelle poesie di Laura Garavaglia e Mariko Sumikura si dimostra soprattutto che della funzione della matematica le menti umane hanno avuto consapevole intuizione fin da tempi antichissimi, come testimoniano le elaborazioni filosofiche della Grecia presocratica che proponevano un mondo spiegabile e rappresentabile in base a relazioni numeriche prestabilite e a definite forme geometriche e teorizzavano tutto questo con la voce della poesia. E poi Pitagora di Samo e i suoi discepoli hanno identificato l’arché, ossia il principio primo dell’universo e di tutte le cose, nell’Uno, primo dei numeri, e teorizzato i numeri come elementi costitutivi del tutto.
Parlare della matematica in poesia ha anche un’altra valenza. Infatti un ulteriore elemento di connessione tra le due aree sta nella natura musicale, ritmica, melodiosa e proporzionata dei testi poetici fin dai primordi della produzione, in tutte le lingue. Sovente le forme e le norme metriche si apparentano ai principi matematici che regolano anche la disposizione delle sette note nel pentagramma, in quell’ «armoniosa melodia pittrice» (Ugo Foscolo) che fa sì che la poesia sia come un’astrazione matematica capace, grazie alla sua intrinseca natura musicale, di elevare l’uomo verso un mondo di perfezione a cui i numeri contribuiscono in modo determinante nelle più svariate realizzazioni, come quella del veneziano “Punto in aria” dove «Un ago e un filo / Hanno generato un disegno / D’amor geometrico» (L’amore di un maestro di ricamo).
Grazie all’ispirazione che nasce da personaggi di tempi e luoghi diversi che hanno contribuito al progresso della matematica, le liriche di questa silloge testimoniano che la matematica e la poesia sono alla ricerca delle segrete armonie del cosmo con consonanze che travalicano i secoli e superano i confini. Infatti permanenti sono le verità consegnate all’uomo dalle prime elaborazioni di Pitagora e di Archimede, mentre ciò che è nato in una cultura ne ha travalicato i confini, come è avvenuto con Al-Khwarizmi, con Leonardo Fibonacci che ha realizzato «Quel ponte tra Oriente e Occidente / costruito sui numeri» (I numeri di Fibonacci), con Carlo Spinola in dialogo con la Voce di Mitsuyoshi Yoshida, e ancora, la matematica in Keplero ha un carattere pitagorico, quasi che la perfetta armonia fra i valori delle orbite celesti rispecchi i rapporti armonici fra le note musicali, mentre tutto questo viene valorizzato dalla poesia che riesce a sollevare il velo dei misteri della natura, permettendo l’accesso alla contemplazione di una realtà intima che il linguaggio ordinario o la tecnicizzazione del mondo non riescono a percepire.
Rosa Elisa Giangoia
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