Il Naji Naaman Literary Prize 2019, creato dalla FCG fondation Naji Naaman “pour la culture gratuite”, è stato assegnato quest’anno a 60 poeti su 2386 partecipanti, provenienti da 67 Paesi del mondo. Tar i premiati, anche una scelta di mie poesie tratte da vari libri che ho pubblicato e tradotte in varie lingue. La poesia dedicata al grande matematico Alan Turing è quella che è stata riportata sull’antologia.
Vorrei allora scrivere cosa significa per me esplorare il legame indissolubile tra poesia e matematica, con questi appunti, tratti da varie letture.
“L’ultimo passo della ragione è riconoscere che ci sono infinite cose che la superano”
(Blaise Pascal, )
“L’arte è la percezione dei misteri dell’irrazionale attraverso mezzi razionali”
(Vladimir Nabokov, Pensieri forti, 1973)
La scienza e la poesia sembrano due ambiti lontani, completamente differenti. Eppure, la scienza e la poesia hanno un certo numero di cose in comune. Entrambe, prima di tutto, cercano di dare risposte alle domande fondamentali della nostra esistenza: capire come è fatta la natura , l’universo, da dove veniamo, verso dove siamo destinati ad andare. Quindi una forte desiderio, volontà di conoscere, sapere.
La scienza genera incertezze e regge le sue certezze sul dubbio: il suo percorso è un anelito alla conoscenza che si alimenta delle proprie mancanze.
Il critico letterario Ivor Armstrong Richards nel suo Scienza e Poesia (1926) sosteneva che il compito del poeta è quello di dare ordine e coerenza a un corpo di esperienze. Come la scienza, la poesia si interroga e aguzza lo sguardo nel buio. E’ un’operazione votata allo scopo incessante, necessario e irrimediabile di dare significato alle cose del mondo.
Il poeta Piero Bigongiari diceva che “La poesia è una scienza nutrita di stupore” .
Leonardo Sinisgalli scriveva: “I fisici si trovano di fronte a un bivio: mondo e antimondo . E i poeti devono scegliere tra poesia e non poesia. Lo spirito si trova a suo agio nel negare. L’arte e la scienza propongono dubbi. Quasi nessuna certezza.”
Scienza e poesia sono visioni del mondo. La tensione e l’aspirazione a scoprire e ricostruire l’universo , interno e d esterno, sono intrinseche alla natura della poesia oltre che alla natura della scienza. Poesia e scienza sono entrambe mosse da una tensione profonda che spinge a cercare di illuminare quanto più possibile il mistero in cui siamo immersi.
Gli scienziati vedono con lenti che permettono loro di guardare l’infinitamente piccolo o puntare verso lo spazio profondo, verso dimensioni inaccessibili dove giacciono verità lontane.
Il poeta ha lenti variopinte con cui osserva la natura e le punta su dimensioni dove la scienza non può arrivare.
Scienza e poesia sono ambiti che spesso dialogano fra loro (Lucrezio, Leopardi, Dante, Goethe). Questo scambio avviene perché in entrambe la ricerca parte da una forte base di IMMAGINAZIONE e anche perché è simile la MATERIA con cui hanno a che fare.
Rimbaud Scrive in Un stagione all’Inferno “La scienza non va abbastanza in fretta per noi (i poeti)”, contrapponendo il metodo analitico, il silenzioso e dilatato ragionamento all’ ”intuizione immediata”, “alle percezioni improvvise”, “i fatti dell’anima” della poesia come scrisse Ludovico di Breme su le Grand Commentaire sur un petitite article.
Matthew Arnold (Professore di poesia a Oxford ) assegnava alla poesia il compito di correlare le conquiste della scienza al senso etico dell’uomo e al suo bisogno insopprimibile di bellezza.
La civiltà scientifica dunque non distrugge la funzione della poesia, ma la rende ancor più necessaria.
Quello dell’intuizione poetica come forma di conoscenza è un tema che ricorre spesso nelle pagine di critici, scrittori e poeti:
• Montale”Nessuno scriverebbe versi se il problema è quello di farsi capire. Il problema è quello di far capire quel quid a cui le parole da sole non arrivano
• Robert Musil, nei diari e scritti che accompagnano L’uomo senza qualità, scrive che scienza e poesia, pur appartenendo a due ambiti autonomi della conoscenza, con due diverse logiche, confluiscono in un’unica avventura del pensiero. Ragionamento scientifico ha una forma immanente alla propria struttura intellettuale, il discorso letterario media un’esperienza e media anche una conoscenza.
• Scienza e poesia sono due momenti di una unica ricerca gnoseologica (Hermann Broch Poesia e conoscenza)
Primo Levi,che era chimico, oltre che scrittore, scrive queste considerazioni tratte dal libro L’altrui mestiere .
“Sovente ho messo piede sui ponti che uniscono (o dovrebbero unire) la cultura scientifica con quella letteraria, scavalcando un crepaccio che mi è sempre sembrato assurdo. C’è chi si torce le mani e lo definisce un abisso, ma non fa nulla per colmarlo; c’è anche chi si adopera per allargarlo, quasi che lo scienziato e il letterato appartenessero a due sottospecie umane diverse, reciprocamente alloglotte, destinate a ignorarsi e non interfeconde. E’ una schisi innaturale, non necessaria, nociva, frutto di lontani tabù e della Controriforma, quando non risalga addirittura ad una interpretazione meschina del divieto biblico di “.mangiare un certo frutto. Non la conoscevano Empedocle, Dante, Leonardo, Galileo, Cartesio, Goethe, Einstein, né gli anonimi costruttori delle cattedrali gotiche, nè Michelangelo; nè la conoscono i buoni artigiani d’oggi, né i fisici esitanti sull’orlo dell’inconoscibile. [….] fra le due culture non c’è incompatibilità: c’è invece, a volte, quando esiste la volontà buona, un mutuo trascinamento.”
Lo stile chiaro, trasparente delle sue opere riesce a rendere la straordinaria profondità delle sue idee e la grandezza dello scrittore. E lui stesso scrive di aver raggiunto questa chiarezza e profondità grazie al linguaggio della chimica, fatta di simboli e numeri.
Italo Calvino esplorò a fondo il mondo della matematica e della fisica, come si evince dalla maggior parte delle sue opere:
Il discorso scientifico tende a un linguaggio puramente formale, matematico, basato su una logica astratta,indifferente al proprio contenuto. Il discorso letterario tende a costruire un sistema di valori, in cui ogni parola, ogni segno è un valore per il solo fatto d’esser stato scelto e fissato sulla pagina. Non ci potrebbe essere nessuna coincidenza tra i due linguaggi, ma ci può essere (proprio per la loro estrema diversità) una sfida, una scommessa tra loro. In qualche situazione è la letteratura che può indirettamente servire da molla propulsiva per lo scienziato: come esempio di coraggio nell’immaginazione, nel portare alle estreme conseguenze un’ipotesi ecc. E così in altre situazioni può avvenire il contrario. In questo momento, il modello del linguaggio matematico,
della logica formale, può salvare lo scrittore dal logoramento in cui sono scadute parole e immagini per il loro falso uso. Con questo lo scrittore non deve però credere d’aver trovato
qualcosa d’assoluto; anche qui può servirgli l’esempio della scienza: nella paziente modestia di considerare ogni risultato come facente parte di una serie forse infinita d’approssimazioni.
Del resto, molti sono gli esempi di scrittori che erano anche matematici, chimici , ingegneri
Sinisgalli, Levi, Gadda, Musil, Lewis Carrol, solo per citarne alcuni. Per esempio, Lewis Carrol era professore di matematica a Oxford,e Robert Musil era ingegnere e in particolare penso al romanzo ”I turbamenti del giovane Torless” , uno dei quali era l’impossibilità di comprendere numeri irrazionali.
Matematica e poesia sono presenti nelle opere di Raymond Quenod ( Centomila miliardi di poemi, 1961:”Solo una macchina può apprezzare un sonetto scritto da un’altra macchina” (A.Turing)10 sonetti scritti su pagine tagliate in strisce orizzontali, contenenti ciascuna un verso. Aprendo il volume a caso si ottiene una delle possibili 10 alla 14 combinazioni costituite da 14 versi scelti da 10 sonetti), Perec, Jaques Roubou…
E come non ricordare Borges e i molteplici riferimenti che nelle sue opere rimandano a concetti relativi alla matematica? Per esempio ne La biblioteca di Babele (1940) dove sarebbero tutte le possibili combinazioni dii 25 simboli ortografici in volumi di 410 pagine , ciascuna di 40 righe, ciascuna di 40 lettere.
Nel racconto Tigri azzurre,e l’autore evoca “l’anelito all’ordine che al principio creò la matematica” e richiamala teoria degli insiemi di Cantor che descriveva ogni insieme, come un “Molti che si possa pensare come Uno”. oppure nella poesia Elogio dell’ombra dove Borges adopera la Matematica – nella fattispecie, l’Algebra – come sinonimo di una compiutezza che all’uomo è preclusa o concessa solo con la morte. “(…) giungo al centro,
alla mia chiave, all’algebra,
al mio specchio.
Presto saprò chi sono.
Nella storia della letteratura italiana gli esempi di scienziati che sono stati grandi scrittori, poeti o se possiamo dire di poeti che sono stati matematici o scienziati sono molti: penso al già citato Italo Calvino,: le sue opere sono costellate di riferimenti alla matematica e alla fisica. Qualche esempio: a permutazione di parole ne ”La taverna dei destini incrociati”(1973): 78 carte di tarocchi come elementi del racconto. Ci sono quindi 78!possibili strutture di storie.
Calvino parla infatti di “vocazione profonda della letteratura italiana” riferendosi a questo felice connubio tra scienza e letteratura, da Dante a Galileo passando da Ludovico Ariosto, Leon Battista Alberti , Giordano Bruno. Vocazione che si rinnova nel Novecento con Leonardo Sinisgalli, Carlo Emilio Gadda, Primo Levi, Calvino stesso, che sottolinea anche in Due interviste su scienza e letteratura (1968) come tra il linguaggio della scienza e quello della letteratura ci debba essere “una sfida,una scommessa” e che “in qualche situazione è la letteratura che può servire da molla propulsiva allo scienziato: come esempio di coraggio nell’immaginazione , nel portare alle estreme conseguenze un’ipotesi. E così in altre situazioni può avvenire il contrario”.
Per restare nell’ambito della poesia è stato Leonardo Sinisgalli il poeta ingegnere che molta parte della sua opera dedicò al doppio binario della poesia e della matematica, che fu uno dei primi in Italia ad affrontare il problema delle due culture, quella scientifica e quella umanistica, che animò molti dibattiti negli anni Sessanta, e fu promotore del dialogo impossibile fra arte e tecnica. In quel magnifico libro Furor Mathematicus che è una raccolta di pensieri, riflessioni, apologhi legati alla matematica, alla geometria, all’architettura, alla scultura, all’artigianato e al mondo dei segni e delle regole che sfidano l’immaginazione scrive: “Non vi pare che nei cristalli/la natura si esprima in versi?” E anche esemplificò nel celebre binomio a + bj, la Poesia, come un “quantum”, una forza, una estrema animazione esprimibile mediante un numero complesso appunto (a+bj) dove a e b sono quantità reali e j l’unità immaginaria (cioè la radice quadrata di 1). Sinisgalli in tal modo, in una lettera a lettera a Gianfranco Contini nel novembre del 1941, rispondeva, a modo suo, alla disperata invocazione di Montale negli Ossi di seppia: «Non domandarci la formula che mondi possa aprirci…». .
Voglio citare alcuni versi e frasi tratti da varie opere del grande poeta, “maestro in ombra” fortunatamente riscoperto in questi ultimi anni: “ I fisici si trovano di fronte a un bivio: mondo e antimondo. E i poeti devono scegliere tra poesia e non poesia. Lo spirito si trova più a suo agio nel negare L’arte e la scienza propongono dubbi. Quasi nessuna certezza”; “L’ombra di una retta è sempre una retta;/non è quasi mai un cerchio/l’ombra di un cerchio (L’ombra).
Le opere di Galileo Galilei, padre della scienza, sono anche opere di letteratura, come lo stesso Calvino aveva messo in luce. Come tutti i grandi del passato, la distinzione tra ambito scientifico e umanistico non esisteva: il sapere era unico, indissolubile. Un esempio è l’episodio che si verifica nell’anno di grazia 1588, quando Galileo Galilei, allora ventiquattrenne giovane matematico di belle speranze, viene invitato dall’Accademia fiorentina a tenere due «Lezioni circa la figura, sito e grandezza dell’Inferno di Dante». Le ipotesi in campo sono due e Galileo Galilei viene chiamato a dare il suo contributo per dirimere la questione. Il giovane non si tira indietro di fronte alla proposta di contaminatio e, continua serie di lucide dimostrazioni geometriche oltre che con la perfetta padronanza del testo di Dante, prende partito e corrobora, tra le due, l’ipotesi del filologo e umanista Gianozzo Manetti. Questo episodio ci ricorda che il grande poeta e fondatore della letteratura italiana, Dante, conosceva profondamente la scienza del suo tempo. E che il grande scienziato e fondatore della «nuova scienza», Galileo, fin da giovane conosceva bene la letteratura e, in particolare, conosceva profondamente e profondamente amava il suo conterraneo,Dante Alighieri.
2) La creatività è un altro degli aspetti che accomunano scienziati,matematici e fisici,e poeti. Ecco cosa ha scritto sul sole 24 Ore di domenica scorsa Guido Tonelli uno dei coordinatori dell’esperimento che ha portato all’individuazione del Bosone di Higgs: “La ricerca scientifica ha bisogno di quel pizzico di fantasia, o addirittura di follia, che consente di uscire dagli schemi e di trovare strade nuove. La creatività è il terreno su cui scienza e letteratura, e direi l’arte in generale, scoprono di avere più punti in comune di quanto non si pensi”. E aggiunge “guai a trascurare la letteratura Anche per la stessa produttività della ricerca.Mi capita di arrovellarmi per settimane intorno a un problema apparentemente insolubile; poi stremato mi nterrompo, apro un romanzo e la mia mente viene rapita altrove Il mattino dopo mi sveglio avendo in testa nitida l’idea che cercavo. È come se l’arte avesse il potere di interrompere il corto circuito in cui il pensiero razionale resta intrappolato”. La creatività è intuizione, immaginazione: lo scienziato, molto spesso ha intuizione di ciò che vuole dimostrare; allo stesso modo il poeta ha intuizione di ciò che, attraverso la parola, vuole mostrare. Cito Giorgio Parisi, fisico teorico del Dipartimento di Fisica della Sapienza di Roma «Molto spesso lo scienziato prima ha l’intuizione di quello che vuole dimostrare e poi lo dimostra». Di tali passaggi intuitivi non rimane traccia nelle formule dei teoremi o delle dimostrazioni matematiche, eppure sono decisivi. «Scienziati come Poincaré e Einstein – ha ricordato il fisico romano – affrontavano i problemi in questo modo. Poteva capitare che loro di pensare per giorni o mesi alla soluzione di un problema e non riuscivano ad andare avanti; allora lasciavano la questione da parte, finché, dopo qualche tempo, non si presentava alla loro mente la soluzione, per intuizione». Allo stesso modo, la poesia non è scrivere sotto la spinta di un’emozione immediata. Come ha scritto un grande poeta italiano del 900. Vittorio Sereni “c’è tutto un periodo di preparazione, perché quello stimolo, suggestione, ricordo o illuminazione improvvisa viene a noi come una domanda o provocazione dell’esistenza che ci spinge a chiarirla fino in fondo , non per via filosofica, ma per via poetica”. E Andrea Zanzotto, uno dei maggior poeti del secondo 900, ha scritto: “La creatività della scienza, quantunque abbia a che fare quotidianamente con la durezza e la concretezza della realtà,se non può fare perno esclusivamente sulla fantasia,se ne giova tuttavia anch’essa e sovente ha qualcosa di simile alla poesia”. E cita l’esempio della mela di Isaac Newton “nella sua paradossalità e forse irrealtà,sintetizza questo elemento: l’enorme fantasia di Newton che poteva saltare in un lampo tutte le connessioni che ci sono tra la mela che cade e la gravità” . E penso a Paul Dirac e all’equazione che ha anticipato la scoperta dell’antimateria, che costituisce la maggior parte del nostro universo, e a cui Piera Mattei ha dedicato una bellissima poesia che poi ci leggerà. Come non pensare alla creatività dei fisici, matematici e astronomi nell’immaginare tutti gli universi possibili, derivanti dalle complesse equazioni di Einstein, fino ad arrivare alla teoria del multiverso,un universo che contiene tutti gli universi possibili. Questi sono solo alcuni esempi.
3) Scienza e poesia parlano per immagini
Spesso la scienza,che potrebbe apparire arida e sterile, attraverso l’uso della metafora acquista una dimensione più ampia e una valenza evocativa che consente di apprezzarne il valore: esempi “Particella di Dio”, Il bosone di Higgs darebbe coerenza matematica al Modello Standard, la teoria che descrive le particelle fondamentali e le forze attraverso le quali interagiscono
“Orizzonte degli eventi”, “Singolarità nude”, “Potenza del continuo”, Treno degli impulsi”, “quanti”, “stringhe” “BigBang”ecc.
La metafora è uno strumento conoscitivo, crea suggestione, stimola l’immaginazione. Inoltre, come ha osservato Giuseppe Longo , Prof. di Teoria dell’Informazione a Trieste, ha una funzione antientropica , Ricostruendo il mondo dato, sovraccarico di stimoli e perturbazioni, disordinato, derivandone un mondo ordinato, nel quale vivere meglio.
La metafora raggruppa in un unico nucleo tematico o immaginativo una serie di elementi-nozioni cha da verbali diventano concettuali.
E a proposito della sinestesia, non è solo una figura retorica, ma è un fenomeno presente in una percentuale (sia pur bassa) della popolazione fenomeno per cui il cervello associa i dati provenienti da un senso ad un altro: Mozart: igni nota ha un colore, Kandinskij sentiva il suono dei colori, Richard Feynman, Premio Nobelper la fisica vedeva le equazioni con cifre a colori, chedendosi come dovevano vederle i suoi studenti.
Ada Byron Lovelace , il cui lavoro in collaborazione con lo scienziato inglese Charles Babbage fu considerato profetico nella scoperta della macchina analitica,scrive:
“Ho fatto alcune curiose osservazioni sullo studio della matematica. Le più importanti sono le seguenti: la matematica genera un immenso sviluppo dell’immaginazione a tal punto che non ho dubbi che se continuerò i miei studi,a tempo debito sarò un poeta”
Bibliografia:
Noverar le stelle, M. Pivato, Donzelli, 2015
Il Menage a quattro. Scienza, filosofia, tecnica nella letteratura italiana del Novecento,
Pierpaolo Antonello, Le Monnier,2009
Matematica, stupore e poesia, Bruno D’Amore, Giunti, 2009
Penna, pennello e bacchetta. Le tre invidie del matematico, Piergiorgio Odifreddi, Laterza 2009
Due interviste su scienza e letteratura, Italo Calvino (1968), in Una pietra sopra, in I.C., Saggi I, Meridiani,
Mondadori, 1995, p. 237
L’altrui mestiere, Primo Levi, Einaudi, 2016
http://matematica.unibocconi.it/articoli/reminiscenze-di-g%C3%B6del-leggendo-borges