La foresta intricata dei molteplici quanto in gran parte inutili corsi di laurea che gli studenti si trovano a dover affrontare dopo la maturità, sarà notevolmente sfoltita dopo le normative ministeriali emanate dal ministro dell’Università Mariastella Gelmini. Ma , fra tanti indirizzi “a rischio” eccone uno che, meriterebbe di essere attivato almeno negli atenei delle principali città italiane, e che invece verrà chiuso. Tratto da L’ORDINE del 01/04/2009
E’ il TACRET (Tecniche di Allevamento del cane di Razza ed Educazione Cinofila), corso triennale, con sede a Pisa presso il dipartimento della facoltà di veterinaria. Claudia Fugazza frequenta il secondo anno e per lei i cani hanno rappresentato sin da bambina una vera e propria passione. E’ proprietaria del Happy Dog Center di Grandate , un centro per l’educazione di base dei migliori amici dell’uomo. “Non si capisce perchè vogliano sopprimere questo indirizzo di laurea. E’ un corso nuovo, istituito circa quattro anni fa, ed ogni anno gli studenti iscritti variano dai 100 ai 150” afferma Claudia. “Le materie studiate riguardano le tecniche di allevamento, la genetica, le malattie, la clinica ed il comportamento del cane, seguendo un percorso finalizzato alla sua educazione. Per esempio, un cane che vive in città dovrà essere educato per le necessità della vita quotidiana, andare al guinzaglio, fermarsi, tornare al richiamo, rapportarsi con persone ed animali”. Una volta acquisito il titolo di educatore cinofilo, è possibile, seguendo un master, diventare istruttore per occuparsi dell’allevamento avanzato che riguarda lo sviluppo dell’agilità, l’obbedienza ed è indirizzato alla formazione di cani per accompagnare disabili o addetti alla ricerca di sostanze stupefacenti. Un corso di laurea fondamentale, dunque, anche alla luce degli ultimi, gravissimi incidenti che hanno visto vittime dei cani soprattutto dei bambini. “L’aggressività in un cane è qualcosa di molto complesso” continua Claudia “Puòessere territoriale, da dominanza, da paura. E’ importante individuare se il cane ha un carattere dominante o pauroso e quindi seguire con il cucciolo un percorso educativo affinchè cresca in modo equilibrato. Un cane cresciuto in un giardino o in un box senza la possibilità di socializzare puòavere paura di tutto ciòdi cui non ha avuto esperienza e diventare aggressivo. Bisogna poi considerare, per quanto riguarda i bambini, che cani non abituati a socializzare coi piccoli vedono in loro a volte delle prede, dato che hanno un andatura malferma sulle gambe ed emettono suoni acuti”. Come approcciarsi ad un cane che non ci conosce? Anzitutto seguendo una traiettoria curvilinea nell’avvicinarsi a lui e non diritta, poi accovacciarsi e mai sovrastarlo col busto o accarezzarlo sulla testa. E’ importante anche non fissarlo negli occhi né sorridergli: tali comportamenti potrebbero essere interpretati come segnali di sfida. A causa delle modificazioni genetiche effettuate dall’uomo nel corso dei secoli, ci sono addirittura cani che non sanno leggere i segnali mandati dai loro simili. Compito dell’istruttore sarà quindi quello di servirsi in questo caso di “cani spalla” che insegnino ai primi come comportarsi. “E’ importante anche saper riconoscere le posture amichevoli da quelle aggressive” sottolinea Claudia “se il cane distoglie da voi lo sguardo, abbassa il collo o addirittura si sdraia sul dorso assume un atteggiamento di sottomissione. Se invece drizza il pelo sul dorso, alza la coda, scopre le zanne, si protende sulle zampe anteriori col peso, l’atteggiamento è quello di paura o di aggressione. E’ comunque importante chiarire che non esistono razze aggressive: tutto dipende da come il cane viene educato. Oggi viene usato prevalentemente il “metodo gentile”, basato sul rinforzo positivo, piuttosto che quello coercitivo. Prevede gratificazioni: premio in cibo, gioco, carezze quando il cane assume un comportamento corretto. Questo metodo è il più efficace a valorizzare il rapporto con il padrone.” conclude Claudia Fugazza. Sino ad oggi non esiste alcuna legislazione a livello regionale né statale riguardo alla figura dell’educatore cinofilo. Esistono varie associazioni di volontariato, ma non c’è un albo che regoli l’esercizio professionale. Sarebbe opportuno creare dei professionisti specializzati che possano occuparsi dei nostri amici a quattro zampe a 360° , obbligando tutti i proprietari di un cane a seguire dei corsi di educazione di base e conseguire un patentino di abilitazione. Come ha scritto pochi giorni fa su queste pagine Luigi Santambrogio, anche i cani, “ chiedono (forse) l’affermazione della propria identità di animali, il diritto di cittadinanza per il fatto che anch’essi ci sono, abitanti come noi dello stesso mondo”. Questo implica sicuramente una formazione adeguata da parte di chi si impegna a non farne solo un oggetto di compagnia, magari da abbandonare se non risponde più alle nostro egoistico compiacimento.