“Como non è una città per giovani”. La parafrasi del verso di una famosa poesia di William ButlerYeats, “Sailing to Byzanthium” (che ha dato anche il titolo ad una agghiacciante romanzo di Cormac McCarthy) è emblematica per indicare come la nostra città non sia proprio un eden per le nuove generazioni, soprattutto per chi , da lontano, viene a studiare da noi pensando di trovare l’eccellenza, come avviene per gli studenti stranieri del Politecnico, più numerosi rispetto a quelli dell’Università dell’Insubria. Tratto da L’ORDINE del 3/04/2009
Sono più 400 , provenienti da circa 50 nazionalità, futuri ingegneri che se trovassero un ambiente accogliente, aperto, stimolante durante la loro carriera universitaria, potrebbero una volta laureati, decidere di lavorare qui da noi, offrendo, oltre alla loro professionalità, quel valore aggiunto in termini umani e culturali che ogni giovane studente straniero porta con sè. “Campus is too small!” afferma Muhammad, laureando in ingegneria informatica. Perchè è proprio questo il problema principale che gli studenti sembrano evidenziare, dove l’aggettivo “too small” è un gentile eufemismo per indicare , in realtà, la totale mancanza di una cittadella universitaria. “Quando ci siamo iscritti, pensavamo di trovare delle strutture attrezzate ad ospitarci, dove poter studiare, dedicarci ad attività sportive, interessi culturali e hobby durante il tempo libero” aggiunge Ankur Khatri, studente indiano della laurea specialistica .”Nelle nostre città l’idea di università è inscindibile da quella di campus”. Il primo problema è quello di ottenere in tempo utile i permessi per poter entrare in Italia e rinnovarli periodicamente. Poi c’è quello degli alloggi. Il Politecnico mette a disposizione per gli studenti italiani e stranieri alcune residenze dislocate in diverse aree della città (due gestite da società immobiliari, “Il Borghetto” in via Pannilani e “ San Marco”in via Anzani, che dispongono rispettivamente di 125 e 29 posti; la Residenza “J.P. Joule”in via Venini e la Residenza “W.K. Heisenberg” di via Anzani, che hanno a disposizione rispettivamente 25 e 33 posti). E’ evidente che l’offerta non è adeguata alla domanda, senza contare che c’è richiesta di alloggi anche da parte di studenti italiani provenienti da altre città. Dunque? “ Dobbiamo cercare di raggrupparci in tre o quattro e cercare insieme appartamenti presso privati.” dice Liu Tau, studente cinese.”Gli affitti sono alti, e anche le residenze messe a disposizione del Politecnico non sono a buon mercato: in via Pannilani, per esempio, spendiamo circa 350 euro al mese, senza contare le spese condominiali”. Ma ci sono anche altri problemi: “ La biblioteca universitaria chiude alle diciotto. Noi terminiamo le lezioni alle diciassette. Spesso non riusciamo a procurarci i libri che ci servono per studiare. Non abbiamo la possibilità di praticare attività sportive: palestre, tennis club, ecc. hanno quote d’iscrizione troppo elevate per noi studenti “ puntualizza un altro futuro ingegnere cinese, Bao Xingfen. “Se vogliamo trovarci per passare insieme qualche ora in compagnia è un problema: non ci sono molti locali dove trascorrere il tempo libero” continua Bao. C’è dunque un certo disagio da parte degli studenti stranieri a vivere la realtà universitaria comasca. Un altro problema evidente è quello della dispersione delle sedi, soprattutto grave per quanto riguarda l’Università dell’Insubria, con facoltà sparse in tutta la città, da via Valleggio a Via Cavallotti, a Via Sant’Abbondio…Perchè, quindi, non puntare seriamente a riqualificare i nostri atenei con la creazione di un campus? L’area San Martino, sede dell’ex ospedale psichiatrico è stata indicata da più parti come ideale per realizzare una cittadella universitaria che potrebbe rilanciare la città partendo dalla formazione di eccellenze che le facoltà attivate a Como possono offrire. Si potrebbero riadattare gli edifici esistenti creando aule, laboratori, residenze, mense, creare zone destinate alle attività sportive e nel contempo destinare una parte del parco secolare a parco cittadino. La presenza degli studenti servirebbe anche a tutelare tutta la zona da atti di vandalismo. Politecnico ed Insubria potrebbero lavorare in sinergia, mettendo a frutto le potenzialità delle rispettive offerte formative . Sarebbe anche un modo per dare nuovo vigore al polo comasco dell’Università dell’Insubria, “parente povero” dell’ateneo di Varese. Quale migliore risorsa se non la cultura e la formazione universitaria per Como e farla diventare davvero una città a misura di giovani preparati a rilanciarla?