Dalla pista che stava percorrendo Tommaso vide il pullman carico fermarsi nel parcheggio accanto alla stazione della funivia, spalancare le porte e riversare sul piazza un torrente variopinto di sciatori. “Ci siamo” pensò “un’altra marea di rompiscatole!”. Tratto da L’ORDINE del 02/01/2010
Si era svegliato molto presto, quella mattina, per salire con la prima corsa fino a quota 3000metri e poi scendere lungo le piste ancora quasi deserte, mentre l’aria tagliente e purissima gli sferzava il naso e le guance, e l’unico rumore che udiva era il fruscio regolare dei suoi sci che disegnavano sulla neve una perfetta serpentina.A lui piaceva così, anche se faceva ancora molto freddo , al mattino. Ogni tanto si fermava per aggiustarsi gli occhiali da sole, o regolarsi gli scarponi , rimanendo per un po’ a guardare il profilo bianco ed azzurro delle catene montuose , il cielo color blu che pareva di smalto e trascolorava in un giallo luminoso se l’occhio seguiva il profilo delle vette. “Un gigantesco, magnifico anfiteatro e io sono proprio nel mezzo” pensava e sentiva un’invincibile vigore interiore, come se la neve, i monti, il cielo attorno a lui e sopra di lui sprigionassero una forza misteriosa e sovrumana, che lo penetrava fino in fondo all’anima. Riprendeva così la discesa , danzando sugli sci, come se il suo peso non gravasse sul mantello bianco della pista: era un ago che, in mano ad un’abile ricamatrice, disegnava arabeschi sopra un velo da sposa. Cercòdi accelerare il ritmo, per godersi qualche discesa in più in solitudine, prima dell’arrivo dei turisti, che nel corso della mattinata sarebbero aumentati in modo esponenziale. “Sempre così, quando fa bel tempo, durante i fine settimana invernali. Come vorrei avere una pista solo per me!” . Pronunciòqueste parole a mezza voce, fra sé, mentre prendeva la seggiovia. -Anche a lei piace sciare da solo?- . Si accorse solo allora, tutto preso com’era dalle sue considerazioni, che una ragazza si era seduta accanto a lui . Tommaso la guardòe, da timido qual era, soprattutto con le donne , farfugliò: – Si…cioè…non proprio da solo…ma tutta questa gente…Molti di loro poi non sanno neppure stare sugli sci e si lanciano come pazzi giù dalla piste…- .-Ha ragione, ma tutti hanno diritto di sciare o di imparare a farlo. Comunque , dato che anch’io non amo la confusione, se vuole la porto su piste non battute, una vera meraviglia! – disse sorridendo la ragazza . Tommaso si accorse che aveva un accento straniero, tedesco, gli sembrò. Notòche aveva occhi grandi ed azzurri , il naso diritto e grazioso, la pelle chiara con qualche lentiggine e dal casco le uscivano, con studiato disordine, ciocche di capelli biondi ed ondulati. Era davvero bella! – Ehm…mi piacerebbe…non vorrei peròesserle di peso…- Tommaso pronunciòqueste parole conscio della loro falsa modestia: era infatti un esperto sciatore , praticava da anni sci alpinismo e sapeva di potersela cavare egregiamente anche su piste ripide e pericolose. La ragazza ammiccòe gli sorrise, ed egli interpretòlo sguardo come un invito a sciogliere ogni dubbio e a seguirla. All’arrivo della seggiovia lei gli fece cenno di andare verso destra, dalla parte opposta a quella da cui partivano le piste battute. Tommaso non fece neppure in tempo a presentarsi e a chiederle il nome, dato che l’esile sagoma avvolta nella giacca a vento grigio-argento si era già lanciata lungo la discesa con agilità e leggerezza . Sembrava che i suoi sci sfiorassero appena la superficie incontaminata della coltre di neve. C’era qualcosa di irreale, di immateriale nella sua figura, quasi fosse un miraggio creato dal riverbero del sole. Tommaso percorse con lo sguardo il ripido canalone che si apriva verso la valle, studiando la traiettoria da seguire. Una serie di rocce aguzze spuntavano lungo tutto il percorso, alcune ben visibili, altre appena distinguibili sotto cumuli di neve. Non era certo facile la discesa. Con una spinta leggera si lanciòlungo il pendìo, sempre tenendo d’occhio la ragazza, che appariva ormai lontana , un punto scintillante che si confondeva a tratti con le ombre azzurre delle rocce lungo la pista . Tommaso amava sciare nella neve fresca: era una sensazione meravigliosa, conquistare a fatica tratto a tratto la pista vergine e a poco a poco farla tua, possederla come un innamorato conquista e possiede la donna amata . Gli spruzzi leggeri di neve ad ogni movimento degli sci, il silenzio profondo di quel luogo che aveva qualcosa di mistico suscitavano in lui una sensazione di gioia mista ad una leggera inquietudine. “Questi monti vanno amati, rispettati e temuti” pensò. Scendeva con cautela, evitando agilmente gli spuntoni rocciosi che frequentemente affioravano. Il sole era alto nel cielo , l’aria tersa , i ghiacciai sulle vette apparivano immensi ed impenetrabili deserti dalle svariate tonalità di blu. La distanza che lo separava dalla ragazza si era ormai accorciata, ma Tommaso non voleva raggiungerla: preferiva lasciare che fosse lei a guidarlo, dato che conosceva quel luogo e si era adeguato al ritmo cadenzato della sua discesa. Arrivati in fondo al canalone, si sarebbe finalmente presentati…e…chissà che programmi aveva , per il prossimo fine settimana. Se amava lo sci quanto lui, e così sembrava, le avrebbe proposto di andare in qualche località, in Italia o in Svizzera: quello era un anno eccezionale per la neve, avevano solo l’imbarazzo della scelta.Ad un tratto udì una risata argentina , la cui eco rimbombòda ogni parte per spegnersi rapidamente. Tommaso non riuscì a capire da dove provenisse, ma pensòfosse stata la ragazza. Era strano, tuttavia, che la udisse in modo così distinto , come fosse molto vicino a lui. Pensòad un fenomeno legato alla conformazione del luogo in cui si trovavano e non ci fece molto caso. Tentòdi raggiungere la giovane, che aveva aumentato la velocità della discesa, ma si accorse che , come anche lui velocizzava il ritmo, la distanza tra loro stranamente si ampliava. -Fermati!- Le gridò, ma si rese conto che non poteva sentirlo. Era troppo lontana, ormai. Perchè non sostava neanche un attimo? Come mai tutta quella fretta di scendere a valle? Tommaso avvertì una sensazione di disagio. Chi era quella sconosciuta? Aveva sbagliato a seguirla senza chiederle niente, fidandosi solo dei suoi begli occhi azzurri. “Sono proprio stato stupido!” pensava.”Del resto non mi ha neppure dato il tempo di chiederle il nome!”. Cominciava a non apprezzare più tanto né il magnifico panorama, né la discesa che, sia pur molto impegnativa, era sicuramente entusiasmante per uno sciatore provetto. Si sentiva ora nervoso ed inquieto. Di nuovo, ad un tratto, quella strana risata, che gli sembròadesso avere un tono diverso, più roco e gutturale, sguaiato, come se non provenisse dalla stessa persona che prima aveva udito ridere. Guardòil tratto scosceso che ancora gli mancava per raggiungere la sconosciuta, ma non la vide più. Gli sembrò, oltretutto, che quella pista non battuta fosse infinitamente lunga, la più lunga e faticosa che avesse mai percorso. Eppure si era trovato tante volte , sugli sci, in situazioni difficili, cavandosela sempre egregiamente…anzi, in genere, più avvertiva un certo rischio in ciòche faceva, più era orgoglioso di mostrare a se stesso che poteva spingersi sempre un po’ oltre quello che dalla maggior parte degli sciatori veniva considerato già un modo di agire spericolato. Era inquieto, adesso, cominciava a sentire freddo. “Al diavolo! Meglio scendere velocemente e tirarsi fuori da questa assurda situazione”. disse a mezza voce, per farsi coraggio. Aumentòancora la velocità, gli sci correvano tracciando lunghi solchi nella neve . Ancora quella risata….Adesso, l’aveva udita distintamente, rimbombava dalle pareti delle montagne intorno, era ovunque, sembrava uscire dal ghigno di creature malefiche nascoste dappertutto attorno a lui. Tommaso si spaventò, perse l’equilibrio e cadde. Gli sci si staccarono scivolando verso valle e lui cercòinvano di fermarsi, puntando gli scarponi, mentre le sue mani affondavano inutilmente nella neve farinosa. Sentì un dolore lancinante al torace e poi tutto diventòbuio.Quando riaprì gli occhi non realizzòsubito dove si trovava. Lo circondava una luce soffusa e mise lentamente a fuoco : era sdraiato , in un letto di ospedale. Aveva delle flebo sulle braccia . Poi si accorse che un medico era accanto a lui.- Buonasera! Finalmente si è risvegliato!- Disse sorridendo, pacatamente, il dottore. Era giovane, alto e magro , e sorrideva in modo rassicurante. Tommaso si sentì d’un tratto al sicuro e protetto, come un bambino che si è perso e ritrova all’improvviso i genitori. Avvertì delle fitte dolorose al torace, quando respirava più profondamente. –Co..Cosa è successo?- chiese con un filo di voce.-Beh..è successo ciòche era molto probabile accadesse, scendendo lungo il Canalone del Diavolo. Non per niente ha quel nome! – disse il medico allargando le braccia.-Io..non volevo.. non conoscevo…–Se non conosceva la pista, peraltro mai aperta nè battuta perchè troppo pericolosa, poteva evitare di scendere da lì- lo interruppe- Le è andata bene! Due costole fratturate ed una distorsione alla caviglia destra. Mi creda, poteva farsi veramente molto male. Per fortuna due sciatori che erano sulla sua stessa seggiovia, vedendola buttarsi giù da solo nel canalone, hanno avvertito il soccorso alpino. Altrimenti… non so come poteva finire…Ma lo sa che una povera ragazza svizzera , il mese scorso, ha tentato come lei di scendere da quel versante della montagna ed è scomparsa? A causa delle pessime condizioni del tempo in quel periodo, i soccorsi sono stati difficoltosi e si pensa sia morta , se non per i traumi di una probabile caduta, per assideramento. Il corpo non è stato ancora ritrovato-.