Saba, Pasolini, Raboni. Perfino Leopardi, con un gioco antesignano del pallone. Tutti oggi poserebbero la penna per guardarsi i mondiali.Tratto da L’ORDINE 15/06/2010. Può sembrare strano come il calcio abbia fatto innamorare di sé tanti poeti. Il binomio calcio-poesia può apparire contrastante, ad un primo, superficiale approccio.
Puòsembrare strano come il calcio abbia fatto innamorare di sé tanti poeti. Il binomio calcio-poesia puòapparire contrastante, ad un primo, superficiale approccio. Non è così. Io stessa, che scrivo versi, capisco come si possa venire ispirati da chi esprime la propria grandezza “dribblando”, “stoppando la palla”, “colpendola al volo”,“scrivendo” con le gambe e con i piedi, con tutto il corpo una sorta di poema. Come quello che scriveranno i giocatori delle squadre che prendono parte ai mondiali.
Già Leopardi nel 1821, con la poesia “A un vincitore nel pallone”, che fa parte delle Canzoni civili e patriottiche , esalta la figura di Carlo Didimi di Treia, campione in uno sport che non era propriamente simile a quello odierno. Il grande poeta ammira ed elogia il vigore e l’energia che il giovane esprime nel gioco , metafora della vita, che solo attraverso il rischio, il coraggio, l’azione, la sfida puòdirsi veramente vissuta. E come non ricordare, con un “salto” letterario di oltre un secolo, le “Cinque poesie sul gioco del calcio” composte da Umberto Saba? Il calcio aveva ormai assunto tutte le caratteristiche odierne e il poeta, tifoso quasi per caso quando per la prima volta accompagnòla figlia che desiderava veder giocare la Triestina, si appassionòa quel mondo fatto di folle che passavano dalla rabbia , dallo sconforto all’esaltazione totale seguendo le evoluzioni dei giocatori della squadra del cuore.
E rileggendo la più famosa di quelle liriche, “Goal” sembra di rivivere i sentimenti contrastanti dei due portieri e l’ebbrezza dei tifosi della squadra che ha segnato: “La folla – unita ebbrezza – par trabocchi/nel campo. Intorno al vincitore stanno,/al suo collo si gettano i fratelli./Pochi momenti come questo belli,/a quanti l’odio consuma e l’amore,/è dato, sotto il cielo, di vedere”. Potenza della grande poesia, che rende universali, sentimenti, emozioni che appartengono a tutti gli uomini.
Come non ricordare Pier Paolo Pasolini, tifoso del Bologna,che considerava il “football un sistema di segni”, anzi per la precisione “il linguaggio per eccellenza (…)ossia il linguaggio scritto-parlato”. E distingueva “ un calcio come linguaggio fondamentalmente prosastico e un calcio come linguaggio fondamentalmente poetico”, portando degli esempi concreti “Bulgarelli gioca un calcio in prosa: egli è un “prosatore realista”; Riva gioca un calcio in poesia: egli è un “poeta realista. (…) Rivera gioca un calcio in prosa: ma la sua è una prosa poetica, da “elzeviro (…) Anche Mazzola è un elzevirista, che potrebbe scrivere sul “Corriere della Sera”: ma è più poeta di Rivera; ogni tanto egli interrompe la prosa, e inventa lì per lì due versi folgoranti”.
E che dire dell’amore per questo sport di Vittorio Sereni , interista? Ricordo alcuni versi di una sua poesia , tratta da Diario d’Algeria, una partita giocata durante la prigionia trascorsa tra Marocco e Algeria dal 1943 al 1945, : “Rinascono la valentia e la grazia./non importa in che forme una partita/di calcio tra prigionieri:/specie in quello laggiù che gioca all’ala/O tu così leggera e rapida sui prati/ombra che si dilunga /nel suo tramonto tenace”.
Con la sensibilità che è prerogativa e ricchezza dei grandi poeti, sembra presagire in questi versi la forte rivalità tra interisti e juventini oggi più che mai presente: “Il verde è sommerso in neroazzurri./Ma le zebre venute di Piemonte/sormontano riscosse a un hallalì/squillato dietro barriere di folla…”.
Giovanni Raboni, anch’egli tifoso dell’Inter, scrisse : “Si è tifosi della propria squadra perché si è tifosi della propria vita, di se stessi, di quello che si è stati, di quello che si spera di continuare a essere. E’ un segno, un segno che ognuno riceve una volta per sempre, una sorta di investitura che ti accompagna per tutta la vita, un simbolo forte che si radica dentro di te, insieme con la tua innocenza, tra fantasia, sogno e gioco”. Amore per la propria squadra che da primitiva passione matura e trascolora in una sorta di fede. Un poeta romano Fernando Acitelli , ha messo “la vita in versi”, per parafrasare il titolo di una celebra poesia di Giovanni Giudici. Dopo infanzia e prima giovinezza trascorse sui campi di football, ha pubblicato un libro intitolato “La solitudine dell’ala destra” (Einaudi), centottantacinque poesie dedicate ad altrettanti campioni del popolare sport ed ha venduto tantissime copie. Dunque il connubio calcio-poesia funziona, anche sotto un aspetto, quello economico, che poco ha a che fare con la poesia.
Il poeta fiorentino Silvio Ramat racconta in un libro dal titolo”La gloria e la memoria” la sua passione per il calcio e il sogno disilluso di poter tenere una rubrica su un quotidiano o alla radio. Scrive versi che dichiarano il suo amore per questo sport :”Ma oggi / chi è in testa? Non mi raccapezzo. E appena / m’incammino verso un punto più fosco, / uno sfrascare d’attardato, un pianto / che io solo conosco. L’invincibile / mio avversario di allora. Si dispera / stretto nei panni del piccolo ultrà: / spazza umiliata il suolo / la fastosa bandiera bianconera”.
Del resto anche una brava poetessa come Vivian Lamarque, in un articolo scritto pochi giorni fa sul Corriere della Sera in occasione dei campionati mondiali di calcio, fa intendere che “la febbre da tifo calcistico” sta contaminando anche lei, dato che ai reading di poesia pare che ultimamente quegli spiriti sensibili che sono i poeti preferiscono parlare di “strategie calcistiche piuttosto che di manovre letterarie”.
Non solo: anche un poeta del “calibro” di Maurizio Cucchi non rinuncerebbe mai ad una partita della squadra del cuore, l’Inter. Siamo usciti a pranzo, un sabato,qualche mese fa. Gli avevo proposto di fermarsi, durante il pomeriggio, a Como. Era una bella giornata e il tempo invitava ad una passeggiata sul lungolago. Mi ha risposto che non poteva assolutamente…doveva essere a casa perchè giocava l’Inter!
C’è da scommettere che tanti poeti italiani contemporanei, dai più grandi ai meno conosciuti , da qui al 10 luglio metteranno giù la penna, o spegneranno il computer per prendere in mano il telecomando e seguire , con passione,sensibilità, fantasia che sono indissolubili dal loro animo, la Nazionale che, speriamo, faccia sognare noi tutti.