E’ giovane, lavora alla sede londinese della Reuters, torna sul Lario da “turista”. E dice: “all’estero per fortuna non siamo solo Clooney”. Tratto da L’ORDINE del 23/07/2010.
Come “percepiscono” la nostra città gli stranieri? Che idea ne hanno? La stampa estera parla del nostro territorio? In questo periodo, sfidando il caldo torrido, si vedono molti turisti girare per le strade della città, cartina in mano, o seduti ai tavoli dei bar del centro, davanti a bibite, gelati, piatti di insalate o agli immancabili spaghetti.
Come “percepiscono” la nostra città gli stranieri? Che idea ne hanno? La stampa estera parla del nostro territorio? In questo periodo, sfidando il caldo torrido, si vedono molti turisti girare per le strade della città, cartina in mano, o seduti ai tavoli dei bar del centro, davanti a bibite, gelati, piatti di insalate o agli immancabili spaghetti. Tanti sono inglesi. E arrivano a Como per trascorrere qualche giorno di vacanza sul nostro lago, impresso nel loro immaginario collettivo, forse, chissà, retaggio del “Grand tour” che ogni persona rispettabile , nel corso del XVIII e almeno fino alla metà del XIX secolo doveva compiere in Italia per ammirare l’ indiscutibile patrimonio culturale dove natura, arte e architettura si fondono in modo armonioso. Se la stampa inglese non dedica molto spazio al territorio lariano, è tuttavia certo che Como e il nostro lago sono molto conosciuti, anche e soprattutto tra chi di giornalismo si occupa. Una sorta di “locus amoenus” d’epoca post- moderna. Ce lo conferma Maria Caspani, giovane giornalista comasca che lavora ormai da alcuni anni a Londra, prima alle sede dell’Ansa e attualmente all’agenzia Reuters. “ Sono rimasta piacevolmente sorpresa quando ho capito che la nostra città e il lago non sono apprezzati all’estero per fenomeni di mero divismo, come la presenza di Clooney” né, per fortuna, per i problemi a cui i comaschi sono avvezzi ormai da tempo, dai muri alle Ticose, ecc. Al contrario, molti londinesi conoscono il nostro lago e lo apprezzano per il suo irripetibile paesaggio, descritto, cantato e dipinto da tanti poeti, scrittori e artisti. Bellagio, per esempio, “la perla” del Lario, che nell’800 divenne meta di viaggio di personaggi illustri, scrittori come Shelley, Stendhal, Flaubert o musicisti come Liszt. “ Amici e colleghi, anche qui nella redazione in cui lavoro, amano i laghi italiani, il Lario e i paesi che si snodano lungo le sue sponde in particolare. Spesso mi chiedono della nostra città tanto che alcuni di loro trascorrono ogni anno le vacanze a Como e dintorni”. Non c’è , in fondo, da stupirsi che tanti giornalisti inglesi amino “esplorare” il nostro territorio . Noi che viviamo tutto l’anno immersi nella bellezza del paesaggio imprendibile che ci circonda, la diamo per scontata, ormai ci sfugge. Ma i turisti stranieri, fortunatamente, ne rimangono ancora colpiti. Forse li disturberà il cantiere dei lavori in corso sul lungolago della nostra città, ma basta che sollevino lo sguardo e l’attenzione viene rapita dalle tonalità di azzurro e di verde che acqua , cielo e boschi offrono ai loro occhi. Anche Maria Caspani torna a Como ormai quasi “da turista”, durante le vacanze, per stare con la sua famiglia e i suoi amici. Il “filo rosso” che lega alla sua città di origine è legato all’attività di giornalista: collabora infatti con il quotidiano locale La Provincia. Dalle sue parole mi sembra peròdi capire che si sente ormai cittadina londinese d’adozione. Le piace il giornalismo anglosassone per “l’attenzione e l’accuratezza con la quali vengono riportate le notizie” e aggiunge che “ è un tipo di giornalismo investigativo, i pezzi sono scorrevoli, scritti in modo pulito, diretto, vanno dritti al punto, grazie anche all’essenzialità, alle caratteristiche intrinseche alla lingua inglese”. E poi le piace l’ambiente in cui lavora: il Thomson Reuters Building , sede della Reuters, seconda agenzia di stampa al mondo. Moderno grattacielo di dieci piani, dove si vive immersi in un’atmosfera certo lontana da quella pacata e un po’ provinciale di una città di medie dimensioni , qual è Como. E infatti Maria Caspani così descrive in un articolo il suo ambiente di lavoro : “Giornalisti con la valigia a seguito, di ritorno o in partenza per Hong Kong, Dubai, l’Africa, il Sud America. Il battere incessante sulle tastiere, le riunioni nelle grandi sale dalle pareti vetrate con vista sul Tamigi, i collegamenti con i corrispondenti a Bangkok, Dakar, Nuova Delhi”. Il ritmo frenetico è quello di tutte le grandi redazioni di oggi . La pausa pranzo è un ricordo d’altri tempi, di quando “Fleet Street era il cuore pulsante della stampa d’oltremanica”, come ci ricorda la giornalista comasca. Un quarto d’ora per bere qualcosa, meglio staccare prima la sera. Lei lavora al quinto piano dell’edificio, con altre otto donne, tutte straniere, come lei, perché “le opportunità di lavoro non mancano per chi viene dall’estero”, le ha detto tempo fa un collega, in un paese che, per storia e cultura, ha puntato sul valore della diversità. Nemmeno in quest’epoca di crisi della carta stampata. AlertNet è il sito di cui, con le colleghe, si occupa. E’ dedicato a zone dove l’emergenza umanitaria ha raggiunto livelli di allarme rosso, come Haiti, Darfur, Somalia, Afghanistan e anche India e Cina. Aggiorna sia i professionisti della stampa che il grande pubblico sugli avvenimenti delle “zone calde” del pianeta. Un’attività davvero coinvolgente, dunque. Del resto lei ha saputo credere in se stessa, prendere tra le mani il proprio destino e, arrotolando dubbi e incertezze , come un vecchio tappeto riporli nella soffitta della sua mente, per intraprendere un percorso formativo e professionale che le sta dando grandi soddisfazioni. E sono tanti i giovani suoi concittadini che hanno avvertito quel lecito e auspicabile desiderio di fuga mista a voglia di scoperta che anima la primavera della vita. La consapevolezza che tanti ragazzi hanno che il mondo ormai non ha più la latitudine di casa e che per costruire se stessi e il proprio futuro devono essere pronti ad aprire il cuore e la mente a realtà anche molto diverse da quella in cui sono nati e vissuti per un certo periodo. Ne cito alcuni, che conosco personalmente, ma l’elenco sarebbe lungo: Isaak Liptzin , che ha realizzato, dopo il liceo, il sogno di frequentare corsi di fotografia a New York, studiando e lavorando per mantenersi; Luca Allievi, che è riuscito ad entrare in una delle più prestigiose facoltà di Architettura della Gran Bretagna; Michela Romanòe Elisa Cartocci, studentesse della facoltà di Archittettura di Mendrisio, a Shangai per studiare l’avveniristica architettura del Pudong. Mi piacerebbe che Maria, Luca, Isaak, Michela , Elisa e tanti altri giovani comaschi potessero in futuro tornare a Como non semplicemente da “turisti”, ma da professionisti dei loro settori, arricchiti da quella esperienza di lavoro e culturale che solo essendo stati “cittadini del mondo” si puòacquisire.