Questa sera alle ore 20. 30 La Casa della Poesia di Como, presso la sede de L’Ordine, via Rovelli 4, ospiterà Mario Santagostini, esponente di punta della poesia italiana contemporanea. Incontrare i grandi poeti, poter interrogarli sulla loro esperienze, sul percorso intrapreso per arrivare a esprimere con l’armonia e al tempo stesso la forza delle parole ciò che tutti noi avvertiamo in modo spesso indistinto e confuso, quel bisogno di verità e bellezza che l’arte può in gran parte soddisfare, è sempre un arricchimento interiore, che ogni volta conferma la convinzione che siamo fatti di ciò che ci donano gli altri. Tratto da L’ORDINE del 10/02/2011.
La poesia allarga infinitamente questa possibilità di interagire con gli altri e di creare una identificazione empatica con l’autore, di condividere un vissuto che in fondo appartiene a tutti noi. Mario Santagostini ha scritto numerose raccolte di poesie. Leggendo le ultime tre, “Versi del Malanimo” (Lo Specchio, Mondadori), “Vita” e “A. ”(LietoColle 2010), ho provato la sensazione di leggere un romanzo: c’è un approfondimento continuo di temi ricorrenti, un filo rosso che lega luoghi, personaggi che emergono sfocati dalla memoria, oggetti che hanno subito l’insulto del tempo. Proprio il tempo è uno dei protagonisti principali delle poesia dell’autore, il tempo terrestre ed effimero, che tutto frantuma e travolge. Il poeta ha fatto propria la lezione di Vittorio Sereni, quel “rompere il guscio compatto di certa oscurità residua richiamandosi ad una più stretta fedeltà del tempo e alle circostanze vissute”, come ha osservato Dante Isella. Nelle poesie di Santagostini è infatti presente la continuità tra alto e basso, quotidiano e sublime, relativo e assoluto, reale e ideale. è la ricerca di un verità nella quotidianità, il senso profondo che possono avere gli oggetti sbiaditi e consumati, le periferie che cambiano, “i gabbiani beccare alle discariche. / Anni fa solo rondini o colombi”, “il canile tra le ortiche” “latte, bottiglie di plastica, / depositi d’auto sfasciate”. Le stagioni e le loro manifestazioni l’afa estiva che richiama api nei solai”, i temporali, il ronzio di mosche e vespe sembrano accompagnare la rassegnata desolazione “di chi osserva le cose e i destini – il proprio destino – senza possibilità alcuna di modificarne le ragioni essenziali”. C’è tensione forte e dolorosa a cercare il senso della vita all’interno della vita stessa. Ma c’è anche la consapevolezza che “la vita non è stata il nostro momento migliore”, titolo dell’ultima parte del libro “Versi del Malanimo” e si aprono dunque spiragli, possibilità, domande che attendono risposte. Se la materia nel suo lento disfacimento coinvolge uomini, animali, piante, oggetti, travolti dallo scorrere indistinto di tutto nel tempo, se in questo mondo, ciòche abbiamo sembra essere solo la certezza di questo disfacimento il poeta, come è ben presente nell’ultima raccolta “A.” dedicata ad un amico scomparso, lascia alla fine trasparire un barlume di speranza in una vita ultraterrena, nell’esistenza di Dio.