Quali strade sta percorrendo la letteratura italiana, quali gli orientamenti, le ultime tendenze degli autori di prosa e di poesia? Quali scenari sui profilano per il futuro dell’editoria soprattutto in relazione all’uso sempre più diffuso e capillare dei supporti digitali? Se ne parlerà questa sera alle ore 21 a La Casa della Poesia di Como, in via Rovelli 4 presso la sede del quotidiano L’Ordine. Tratto da L’ORDINE del 15/04/2011
Relatore d’eccellenza sarà Giovanni Turchetta, professore di Letteratura italiana contemporanea all’Università Statale di Milano, Un mondo senza libri. Opere letterarie del passato non più raccolte in centinaia di volumi, ma compresse negli e book . Case dove gli spazi occupati dalle librerie si riempirebbero di altri oggetti, più o meno utili. L’arredamento, dagli studi alle camere da letto ai salotti, alla cucina, al bagno, cambierebbe radicalmente. Librerie (ma avrebbe ancora senso chiamarle così?) che si trasformerebbero in una sorta di supermercati dell’evasione: i gestori potrebbero riempirle di gadget, tisane e miscele aromatiche, vini, perfino accessori e abbigliamento. Niente più carta stampata. Ma vi immaginate la libreria Ubik ( che è poi il titolo di un romanzo di fantascienza del 1969 dell’americano Philiph K. Dick, dove con lucidità visionaria lo scrittore accennando all’ “omeogiornale” anticipa l’era dei quotidiani su internet) , Mondadori o Feltrinelli, tanto per fare nomi di punti vendita presenti a Como, senza i volumi che riempiono gli scaffali a coprire interamente le pareti?Fino a qualche decennio fa scenari come questo potevano sembrare assurdi, degni di un romanzo di fantascienza. E infatti, già nel 1951 Isaac Asimov nel breve racconto “The fun they had” ipotizzava testi leggibili solo su schermi televisivi, senza alcun supporto cartaceo. E dopo di lui, altri scrittori del genere fantascientifico, come Arthur C. Clarke , autore di “2001: Odissea nello spazio” hanno descritto con grande capacità intuitive l’era della stampa digitale, fino ad autori più recenti, come Douglas Adams (Guida galattica per autostoppisti, del 1979) e Ben Bova (Cyberbooks , del 1989). E, per tornare in Italia, ricordo i recenti saggi di Gino Roncaglia (La quarta rivoluzione. Sei lezioni sul futuro del libro) e Francesco Cantaluccio (Che fine faranno i libri?).L’argomento è, appunto, diventato oggetto di saggi, non più di romanzi di fantascienza. La rivoluzione informatica sta cambiando anche il nostro rapporto con la lettura e la scrittura.Dunque la ricerca si orienta su un fenomeno in atto, in continua accelerazione. E sempre più acceso si fa il dibattito tra gli affezionati alla carta stampata, i fautori del piacere della percezione tattile e olfattiva che sfogliare le pagine dei libri offre e gli entusiasti del computer e degli e-book reader, che apprezzano la leggerezza , la maggiore dinamicità e praticità dei libri elettronici e dei supporti digitali. Senza contare gli ecologisti, che vedono in questi ultimi la soluzione al problema del consumo di carta.Personalmente appartengo alla schiera degli affezionati alla carta stampata. Mi rattristerebbe leggere, tanto per fare alcuni esempi che mi vengono in mente, la Divina Commedia, il Canzoniere del Petrarca, I Promessi Sposi o il Faust di Goethe sullo schermo luminescente di un oggetto freddo e luccicante. Come potrei rinunciare a vedere i miei bei libri disposti in modo ordinato nelle librerie di casa o (più di frequente) impilati in un “disordine dinamico” sulla scrivania, negli scaffali, sul tavolo? I libri mi parlano, mi aiutano a ricordare, mi consolano, mi aiutano a capire. Come potrei rinunciare alla loro presenza “materica” in virtù di una impalpabile virtualità? Mi risulta che lettori e book dell’ultima generazione, come Kindle di Amazon, tendono a riprodurre sullo schermo la pagina di un libro. Lo trovo assurdo. Che mantengano tutta la freddezza e l’impersonalità dello strumento informatico! Che senso ha imitare la bellezza del libro. Certo non possono ricreare la musica del fruscio delle pagine, il loro profumo, la possibilità di annotare impressioni personali, sottolineare le frasi che più ci piacciono. O lo potrebbero fare in modo del tutto asettico, artificiale.Con i nostri libri abbiamo un rapporto affettivo, che la rivoluzione informatica non puòcancellare.Per la società occidentale, inoltre, la parola scritta e specialmente quella stampata ha da sempre avuto un ruolo importante nella trasmissione culturale e nel processo di formazione delle nuove generazioni.Mi chiedo inoltre se coloro che hanno una cultura prevalentemente umanistica, e sono dunque depositari tradizionali e privilegiati dell’importanza data ai libri e alla lettura , siano così fiduciosi nei dispositivi informatici. Eppure, mi rendo conto, e a volte questo mi disorienta, la tendenza in atto, anche da parte di giovani autori di prosa e poesia, è quella di affidare le proprie opere agli e book. Così “la nuova editoria elettronica sarà basata da una produzione artigianale e gestita da pochi addetti ; fare libri costerà sempre di meno; ci sarà più spazio per i consumatori- lettori(…)molti mestieri legati alla filiera distributiva del libro spariranno, la figura dell’autore resterà, ma con un ruolo nettamente ridimensionato”, ha osservato qualche tempo fa Giovanni De Luna su La Stampa .Non solo (ma qui si aprirebbe un altro capitolo riguardante la tendenza ad “informatizzare” la cultura): sembra che la rete sia diventata lo strumento migliore per gli autori per farsi conoscere, per stimolare attraverso blog e siti un dibattito sulle ultime tendenze della letteratura anche nel nostro paese. E’ un mutamento epocale, una rivoluzione culturale che, volenti o nolenti, riguarderà tutti, scrittori e lettori. Dobbiamo prenderne coscienza.