“Vorrò mettermi da parte” (NodoLibri, 2011) è il libro d’esordio di Guglielmo Nava, detto “Mino”. Una breve autobiografia, suddivisa in capitoli che corrispondono ad altrettanti significativi periodi della vita dell’autore. Una vita ricca di esperienze umane profonde, spesa al servizio dei più deboli, degli emarginati, di chi deve fare i conti con il disagio mentale, di coloro che, per motivi diversi, si sono trovati a condurre un’esistenza dove ogni regola codificata appare assurda, in contrasto col proprio modo di essere e sentire. Tratto da L’ORDINE del 5/08/2011.
“Mino” ricorda gli anni dell’infanzia, i giochi e le arrampicate sugli alberi di noce che crescevano nei prati dove oggi sorgono villette a schiera, e poi l’adolescenza, le scuole superiori, l’istituto agrario frequentato a Brescia, lontano dal territorio lariano. Sono gli anni Settanta, durante i quali un giovane non poteva fare a meno di essere impegnato in campo politico e sociale: “Chi ha vissuto l’universo scuola in quegli anni ricorda benissimo cosa furono. Il 1977 , in particolare, fu una sorta di spartiacque: l’impegno politico, le rivendicazioni, la protesta, le assemblee, i cortei” scrive l’autore.Dopo il diploma svolge tanti lavori manuali diversi agricoltore, autotrasportatore, imbianchino, restauratore di mobili, facchino, allestitore, spazzacamino. Mestieri che gli insegnano quanto sia importante l’ “attrito” con le cose e gli fanno acquisire la consapevolezza di essere più portato a “fare con le mani che ad applicarmi alle scienze e alla cultura”, permettendogli così di acquisire tante conoscenze in questi ambiti professionali e soprattutto di incontrare tante persone diverse, che come accade a ciascuno di noi, entrano a far parte del suo vissuto, diventano parte di lui stesso. Matura così lentamente l’idea, il desiderio di fare qualcosa di concreto per i bisognosi di un aiuto materiale e psicologico. Un progetto importante, che si concretizza nella cooperativa sociale “In Cammino” di Cantù che da anni accoglie giovani e adulti per i quali la vita “non è stata una scala di cristallo”, come recita una commovente poesia dello scrittore afroamericano Langston Huges. Un’avventura in cui Guglielmo Nava coinvolge moglie e figli ed amici e che lui stesso, usando una felice metafora, paragona ad un viaggio intrapreso nell’oceano della vita con un vascello: l’amore, la volontà e il coraggio di aiutare gli altri saranno il vento di poppa che li aiuterà in questa impegnativa navigazione per tanti anni.“Sono seguiti anni di lavoro massacrante per dare compimento ai nostri intendimenti” scrive l’autore “All’inizio le idee non erano del tutto chiare, forse era impossibile essere precisi; tutto si dipanava e si consolidava strada facendo e così nel volgere di poco tempo ci siamo trovati in prima linea sul fronte delle emergenze più disparate”. La cooperativa accoglie e cerca di aiutare “chi ne aveva combinate di cotte e di crude”, chi abusa di alcol e di droghe, chi non ha un tetto per dormire. E tutte queste persone hanno un nome e la storia di una vita dolorosa, una ferita aperta da rimarginare col tempo e soprattutto con la solidarietà e l’amore: Lello, il ragazzo tunisino senza documenti in cerca di un posto di lavoro; Mario, non ancora ventenne con alle spalle una storia di distacco dalla famiglia di origine e successivi abbandoni; Umberto, che trascorre la vita tra la sua roulotte di nomade e le famiglie di accoglienza. Nel 1995, dopo dieci anni di “sfide, dubbi, vittorie e sconfitte come in un gran campionato, tra vicende alterne e gente che va e che viene con maglie di infiniti colori”, ecco un’altra partita da vincere: costituire un’altra cooperativa, per aiutare coloro che soffrono di disagio mentale. Nasce così “Orizzonti”. Guglielmo Nava confessa le difficoltà incontrate nel gestire “In Cammino” e “Orizzonti”: dai rapporti interpersonali che “ondeggiano in un movimento continuo tra calma e burrasca” , alle decisioni da prendersi sul piano economico o riguardo agli interventi sociali più o meno a rischio: momenti di forza, entusiasmo o di sconforto e demotivazione, interrogandosi di continuo sulla bontà delle scelte, mettendosi in discussione. Ma consapevole di non abbandonare mai il percorso intrapreso, correggendo il tiro, cambiando, allargando gli orizzonti senza mai fermarsi e allo stesso tempo cercando di evitare di farsi scaraventare dalla “la forza centrifuga”che in momenti di impegno su tanti fronti diversi puòfarti sorgere lo sconfortante dubbio sulla bontà delle scelte di vita fatte.Poi arriva il momento di guardarsi indietro, capire che ciòper cui si è lottato e si sono impiegati tanti anni di esistenza è davvero qualcosa di bello e grande.Un libro che ripercorre la storia personale dell’autore, ma che si allarga e si intreccia coralmente alle vite delle persone incontrate. Tante le riflessioni personali sull’esistenza, sui valori che veramente possono essere considerati tali senza essere mascherati dall’effimero.Riflessioni e considerazioni sulle quali è giusto soffermarsi, perché nate da esperienze vissute intensamente e quindi vere, descritte con la semplicità che sempre svela profonde verità di vita.