Leggendo il libro “Artigiani e Confartigianato. L’unico matrimonio di interessi fatto per amore” di Pierpaolo Perretta, Responsabile dell’Area Mercato e Sviluppo di Confartigianato Imprese Como, ho avuto una gradevole sorpresa: pensavo infatti di dovermi sorbire i soliti tediosi resoconti post congressuali, dove sono riportati per filo e per segno altrettanti noiosissimi interventi dei relatori partecipanti con tanto di fotografie degli stessi o di essere costretta ad affrontare pagine e pagine di numeri, statistiche, cifre che alla fine ti frullano nel cervello come uno sciame d’api fuggite dall’alveare. Tratto da L’ORDINE del 7/08/2011.
Invece ho apprezzato la chiarezza e la capacità di sintesi con cui l’autore spiega “come e perché hanno avuto successo le Associazioni Artigiane e perché prospereranno ancora di più in futuro”. Nel breve saggio introduttivo Paolo Feltrin, politologo e sociologo, docente all’Università di Trieste, sottolinea l’importanza di coniugare modernità e tradizione, la necessità di prendere atto delle trasformazioni avvenute nella società da quando, due secoli fa, nell’Ottocento, nacquero le prime associazioni economiche, che crebbero d’importanza nel secolo successivo. Feltrin focalizza l’attenzione sulla “fine della deferenza”, cioè la perdita di carisma di ogni autorità tradizionale e di conseguenza la perdita della propria autorità, dovuta principalmente all’accesso all’istruzione da parte di un numero sempre maggiore di persone, al raggiungimento di un certo benessere da parte di tutti i gruppi sociali e alla diffusione dei media che rendono possibile una continua e capillare informazione. Da questi fattori deriva “una tendenza alla critica continua delle proprie associazioni e dell’azione di qualsiasi rappresentante, una valutazione puramente economicistica del proprio posto di lavoro all’interno dell’associazione da parte dei funzionari, la tendenza a perdere di vista lo spirito di servizio con cui le cariche dirigenziali dovrebbero essere accettate”. Eppure, scrive Perretta, le Associazioni Provinciali artigiane da oltre settant’anni, resistono alle crisi di mercato, alla globalizzazione, ai ricambi generazionali e ai nuovi imprenditori (che sembrano in apparenza avvertire meno il senso di “appartenenza”), “all’alternarsi conflittuale dei governi e delle caste, alla burocrazia e alla burocratizzazione anche peggiore”. Nei brevi capitoli in cui è suddiviso il libro, Perretta dimostra come Confartigianato Imprese Como sia costantemente impegnata ad adeguarsi ai tempi, con lo sguardo comunque sempre rivolto alla tradizione. L’autore insiste sulla necessità di avvertire da parte del socio il senso di appartenenza all’Associazione, in quanto “il socio è l’Associazione”. è quindi importante che gli associati, artigiani “nel cuore e nelle mani”, ma con idee e obiettivi da imprenditori, abbiano fiducia in Confartigianato e soprattutto nei funzionari e nei dirigenti che li rappresentano: “Il dirigente è colui che sa ascoltare e meglio tradurre in una indicazione politica le istanze degli associati mentre il funzionario è colui che sa meglio ascoltare e meglio tradurre in azioni concrete l’indicazione “politica” del proprio dirigente eletto” scrive Perretta. Ed è proprio nello sforzo costante di rispettare questo principio il punto di forza dell’Associazione, sul quale si fonda la nuova concezione del modello organizzativo della stessa. Alcune pagine sono dedicate alla descrizione degli organi costitutivi e in particolare l’attenzione è posta sul Consiglio direttivo, organismo che assicura maggiore snellezza e operatività nel panorama degli organi statutari di Confartigianato Imprese Como. Viene sottolineata l’importanza di guadagnare la fiducia degli associati, fiducia che è “un bene primario” e che oggi manca “nei confronti dei partiti, delle istituzioni, della magistratura”. Fiducia che l’Associazione cerca di mantenere offrendo servizi qualitativamente alti a prezzi adeguati e un’incisiva rappresentanza sindacale. Nel nostro paese Confartigianato conta ben 700.000 soci e 14.000 impiegati. Cifre destinate a crescere di anno in anno, insieme all’impegno dell’Associazione ad accrescere le proprie competenze per soddisfare le esigenze delle piccole e medie imprese, per adeguarsi costantemente alle moderne capacità imprenditoriali degli artigiani. L’obiettivo che si pone è quello di raggiungere “l’istituzionalizzazione”, che significa molte cose, ma in particolare “il sostegno dell’adesione alla associazioni di categoria, la sostituzione responsabile all’istituzione (agenzia per le imprese), la contrattazione unica e il posto al tavolo della trattazione con il Governo, insieme a Confindustria e alla triplice sindacale”. Ecco perché per gli artigiani-imprenditori far parte di una associazione di categoria rappresenta un must, qualcosa che deve essere assolutamente fatto, una sorta di dovere, dal momento che l’unione fa la forza, come recita il famoso detto, e per avere la sicurezza che gli interessi delle piccole e piccolissime imprese “vengano rappresentati ai tanti tavoli di lavoro che, a tutti i livelli, sono costituiti per compiere le scelte che riguardano l’imprenditoria artigiana”. Il libro rappresenta una sincera riflessione critica sull’esperienza pluriennale dell’Associazione. Sono andata, per curiosità, a consultare il sito di Confartigianato Imprese Como: sei sedi dislocate nella nostra Provincia e una serie di servizi per agevolare e sostenere gli imprenditori “step by step”, dalla formazione alla sicurezza, rispetto per l’ambiente e qualificazione dell’impresa sul mercato, assistenza economico-fiscale, realizzazione di siti internet, marketing e pubblicità. Se davvero le piccole e medie imprese costituiscono l’ossatura economica del nostro paese, allora è giusto che le associazioni che le rappresentano abbiano riconoscimento istituzionale non solo a parole, ma anche nei fatti.