“E poi dicono che in Italia i giovani non trovano lavoro!”. È quello che ho detto a Chiara Piatti, di Como, che si è laureata a luglio in matematica in tempo record, un record da guinness dei primati nella storia della facoltà della nostra città. E con il massimo dei voti, 110 e lode. Dopo il meritato riposo ad agosto, tornando a casa e riaprendo il computer si è trovata la posta elettronica intasata da proposte di lavoro e di offerte di master da frequentare. Tratto da L’ORDINE del 20/09/2011.
Potenza di AlmaLaurea, efficace strumento on line che si propone, tra i numerosi obiettivi, anche quello di agevolare ai neolaureati l’ingresso nel mondo del lavoro e di orientare neodiplomati nella scelta della facoltà universitaria. Una banca dati che, attraverso la rete, collega studenti, imprese, enti e università. Ogni neolaureato o laureato con esperienze di lavoro pluriennale, puòmettere sul sito gratuitamente il proprio curriculum in lingua italiana e inglese, aggiornarlo continuamente ed esprimere le proprie preferenze in ambito professionale; le imprese possono in questo modo individuare le caratteristiche di giovani che meglio rispondono alle loro esigenze. Le università possono capire in che misura la propria offerta formativa ha un reale riscontro sul mercato del lavoro. Questo “Consorzio Interuniversitario pubblico”, come si legge nella presentazione, rappresenta oltre il 70% dei laureati in Italia e si accresce di oltre centocinquantamila nuovi curricola ogni anno. Un sito che presenta anche un buon grado di usabilità, cioè è facile da consultare e offre numerosissime e preziose informazioni. Funziona davvero, lo dimostra il caso di Chiara. Tuttavia, penso sia soprattutto grazie al merito della giovane matematica che le proposte di lavoro le sono piovute addosso. Certo le aziende che hanno visto sul suo curriculum il voto della laurea triennale (anche quello 110 e lode, naturalmente) e poi della specialistica avranno preferito contattare lei prima di altri suoi coetanei che hanno avuto una carriera universitaria e risultati meno brillati. Non c’è niente da fare: l’eccellenza, prima o poi (prima, in questo caso) viene sempre premiata. Ho chiesto a Chiara se accetterà una delle tante proposte e se ha già fatto le valigie per “esportare” la sua vivace intelligenza all’estero, come purtroppo sono costretti a fare tanti giovani talenti italiani. Mi ha risposto di no. Vuole insegnare nelle scuole, vuole che tanti altri ragazzi come lei conoscano e possano amare e apprezzare la bellezza della matematica, che, come scriveva Galileo Galilei ne Il Saggiatore, è il linguaggio che ci permette di leggere e capire l’universo. Sono rimasta colpita da questa risposta e ho pensato che, se nel nostro paese, nella nostra città, questi giovani di talento decidono di rimanere, forse qualche speranza per il futuro l’abbiamo anche noi. Perché è proprio sui questi ragazzi meritevoli che dobbiamo puntare. Mi ha comunque lasciata interdetta la notizia che fino a pochi giorni fa alla facoltà di matematica della nostra università si erano immatricolati solo otto studenti. Ho fatto poi alcune considerazioni: la prima è che, è risaputo, i nostri studenti, rispetto a quelli di altri paesi europei e extraeuropei come India e Cina, purtroppo non hanno molta dimestichezza con tutto ciòche riguarda i numeri (forse per colpa dell’impostazione prevalentemente “umanistica” che da sempre ha avuto la nostra scuola). Peccato. Sarebbe forse il caso che la scelta della facoltà da frequentare dopo la maturità fosse meglio ponderata. Mi spiego: è inutile, nell’indecisione su quale tipo di che percorso universitario intraprendere, iscriversi, per esempio (ma ce ne sarebbero altri), a scienze delle comunicazioni, o a scienze politiche, supergettonati, affollatissimi corsi di laurea che sembrano in teoria aprire le porte, essere il passepartout per le professioni più disparate. In realtà, una volta laureato, ti accorgi che non è poi tanto vero. Meglio forse puntare allora su facoltà che hanno pochi iscritti, valutando che, una volta laureati, la concorrenza sul mercato del lavoro sarà minore. Certo, ci sono corsi universitari che, per tipo di esami e argomenti, possono essere più allettanti di altri. E, sempre per fare degli esempi, un esame di “storia del cinema” o di “giornalismo e comunicazione politica” puòattirare di più rispetto a un esame di “analisi II” o “metodi matematici per la fisica”. Peròè anche vero che scegliere le vie più facili non sempre garantisce di raggiungere in fretta mete sognate. Ed è anche ora che molti giovani la smettano di crogiolarsi nel limbo degli anni “fuori corso” che divide lo studio dal lavoro. Una dimensione sospesa che diventa un parcheggio in attesa di tempi migliori, che perònon sembrano essere così vicini. è vero, si potrà obiettare che non tutti i percorsi sono uguali, che tante sono le variabili che possono influire sul ritardo nel conseguire la laurea: qualche esame da ripetere perché non andato proprio come si pensava, l’occasione di farsi esperienze di lavoro durante gli anni di studio e quindi di essere impediti a frequentare l’università con regolarità con conseguenti ritardi nel sostenere gli esami, motivi di salute, eccetera. Ma è importante che, se c’è la volontà di darsi da fare, di mettersi in gioco, di scommettere sulle proprie capacità e una sana ambizione, cari giovani, credo che molti di voi possano diventare e sentirsi un’eccellenza. E senza peccare di presunzione, sfidando previsioni catastrofiche, allarmisti urlati all’eccesso sul futuro dei giovani e del nostro sistema politico e sociale. E allora forza ragazzi, datevi da fare. Le possibilità, come vedete, ci sono. Le migliori occasioni sapranno coglierle i più meritevoli. Ma il merito è direttamente proporzionale all’impegno e alla volontà di riuscire, che richiedono fatica. Se non si è disposti a sudare, anche sui libri, non si arriva molto lontano.