Si guarda al passato per tornare al futuro
Il mondo dell’associazionismo
comasco è, al contrario di quanto si possa pensare, molto vivace. Esistono in
città circa novanta associazioni attive in vari ambiti dalla cultura in ogni
suo aspetto, allo sport , al volontariato. E la loro vitalità sopravvive anche
in tempi di crisi.
Forse perché, monitorando
costantemente le esigenze e le aspettative della gente, riescono in parte a
colmare i vuoti, ormai sempre più vasti e profondi, della politica. E’ un
rafforzamento, o forse una “ipertrofia”, del principio di sussidiarietà, in
burocratese “quel criterio in base al quale un tipo
di azione (o una specifica azione) spetta prioritariamente ad un determinato
soggetto di livello inferiore rispetto ad un altro e puòessere svolto in tutto
o in parte da un altro soggetto, al posto o ad integrazione del primo, se e
solo se il risultato di tale sostituzione è migliore (o si prevede migliore) di
quello che si avrebbe o si è avuto senza tale sostituzione”.
La storica
Associazione Giosuè Carducci è un esempio virtuoso del principio sopra esposto.
Nacque nel 1903, per volontà dell’ingegner Enrico
Musa esponente illuminato dell’ambiente democratico-radicale di Como, con il
nome Pro Cultura Popolare. Aveva
dichiarati scopi educativi, sul modello dell’associazione Umanitaria di Milano.
Furono da subito attivati scorsi scolastici in prevalenza serali in cui si
insegnavano materie più prettamente “formative” e corsi di avviamento
professionale. Venne creata una biblioteca; si organizzarono conferenze,
concerti, gite culturali e attività
ludiche per i bambini. Dal 1910 la sede è nella palazzina di via Cavallotti, costruita
dal cugino di Enrico Musa ,
l’architetto Cesare Mazzocchi, e
intitolata al poeta Giosuè Carducci.
Da quest’anno presidentessa è
Livia Porta, che di associazionismo culturale è sicuramente competente, dopo
nove anni di presidenza dell’Associazione Amici dei Musei sede di Monza.
Livia Porta è, in un certo senso,
“figlia d’arte” perché è nipote dell’intraprendente ingegner Musa. Mi riceve
nella villa dalle pareti ammantate dalle foglie di vite del Canada, dove vive
sua madre, Carla Porta Musa, scrittrice,
poetessa, per tanti anni attiva animatrice culturale della nostra città; mi saluta con grazia e garbo d’altri tempi,
fissandomi con due occhi penetranti e vivaci che trasmettono subito un’idea di
una infinita ricchezza interiore.
Poi la neopresidentessa mi fa
accomodare in un delizioso salottino al piano superiore, ritratti di famiglia
alle pareti, porcellane inglesi sul tavolino da tè.
Mi parla di questo suo nuovo
incarico con passione, fuoco che
alimenta la determinazione con cui ha sempre raggiunto gli obiettivi che si è
prefissata. “Il Carducci è
un’associazione da passato glorioso, se pensi che all’inizio degli anni venti i
soci erano circa il dieci per cento degli abitanti di Como. Ed era un ente
all’avanguardia, perché, impegnato nel processo di alfabetizzazione di molti
operai, rilasciava attestati di frequenza e nel 1914 aveva attivato anche un corso
di lingua inglese” racconta, con comprensibile orgoglio.
Ma questo glorioso passato, è pur
sempre “passato” e quindi è stato necessario “rinverdire” (per citare
un’espressione poetica cara al Carducci, appunto) tutta la programmazione,
adeguarsi ai tempi, pur senza rinunciare ad alcune solide e radicate
iniziative, pubblicate sullo storico bollettino “La Piccola Fonte”.
La stagione concertistica, per
esempio, “che non ha mai taciuto in tutti questi anni e che organizza prima di
ogni concerto un ricco aperitivo” o il salotto letterario, con incontri che si
tengono nella biblioteca della sede, “rimessa a nuovo” di recente. Ai soci è
offerta un’ampia possibilità di scelta :
musica di qualità, per tutti i gusti e
argomenti che spaziano dalla letteratura, a reading teatrali, alla storia,
all’economia, alla filosofia .
Poi alcuni corsi a pagamento, come
il “Ciclo di cultura artistica” dedicato all’arte del Rinascimento attivato
quest’anno e tenuto dalla Professoressa Roberta Marelli: un grande successo;
l’abbonamento a spettacoli cinematografici, che prevedono anche incontri
operativi dedicati ai mestieri cinematografici a cura della Scuola Dreamers.
E le visite guidate a mostre o
per ammirare le bellezze artistiche e architettoniche delle città italiane.
Un fiore all’occhiello
dell’Associazione è senza dubbio il piccolo Museo Casartelli, allestito in una
sala dalle pareti e dal soffitto affrescati con elementi naturalistici. Fu creato
negli anni venti del secolo scorso per offrire a giovani e adulti impegnati nel
mondo del lavoro la possibilità di apprendere nozioni di anatomia umana,
zoologia, botanica chimica, fisica grazie ai preziosi strumenti scientifici e
oggetti naturalistici che Enrico Musa
aveva acquistato agli inizi del secolo scorso presso la fabbrica Maison
Deyrolle di Parigi. E colpiscono centinaia di grandi scatole,
coperte da un vetro, contenenti materiali del regni animale, vegetale e
minerale: tanti piccoli musei nel museo. Venivano prestati alle scuole della
città ed erano sussidio indispensabile alle lezioni di scienze naturali. Oggi il Museo
riveste un grande interesse dal punto di vista artistico, oltre all’originario
interesse scientifico ed è visitato da tanti studenti delle scuole primarie e
secondarie..
“Ho creduto molto anche
nell’apertura verso le altre associazioni” afferma Livia Porta, che ha lanciato un appello alle
altre associazioni della nostra città, organizzando degli incontri che hanno
registrato una buona partecipazione (il tema è stato anche affrontato in un
recente e interessante dibattito curato
da Ebe Gianotti che si è tenuto nella sede de L’Ordine). Obiettivo: trovare dei punti in comune,
stilare dei programmi da portare avanti in collaborazione, per dimostrare
che il famoso detto “l’unione fa la
forza” non è solo un modo di dire. E già
alcune collaborazioni sono nate, come
una serata col poeta Silvio Raffo
dedicata ad una sua pubblicazione su Emily Dickinson nei Meridiani di Mondadori, organizzata in
modo “sinergico” tra il Carducci e La Casa della Poesia di Como. O iniziative
di più ampio respiro, come quella di far
conoscere meglio le iniziative della città agli studenti stranieri che vivono
Como, che sta coinvolgendo il Politecnico.
“Ad un concerto che si è tenuto
poco tempo fa al Carducci abbiamo invitato gli studenti stranieri: la sala era
gremita da giovani di tutte le etnie. E’ stata un’esperienza entusiasmante e ne
seguiranno altre”.
Che il futuro di Como possa
essere letto proprio, scusate il gioco di parole, nella sfera di cristallo dell’associazionismo
delle associazioni?