Questa sera, in via Rovelli, appuntamento con Gilberto Isella e Wolfango Testoni. Accompagnati dalla musica classica, spiegheranno come si lavora col linguaggio
“La poesia è quella cosa che…” è il titolo dellaserata che si terrà questa sera alle 21 a LaCasa della Poesia di Como, presso la sededel L’Ordine, in via Rovelli. Ospite il poeta ticineseGilberto Isella, uno dei grandi esponentidella poesia contemporanea. L’autoredialogherà con il poeta Wolfango Testoni.Ascolteremo anche brani di musica classicaeseguiti dal giovane allievo del Conservatorio“G. Verdi” Emanuele Rigamonti.Dare una definizione della poesia che sia selettivao essenziale in base ad esempio, ai temitrattati, non è certo possibile e trovo illuminantile parole di Giovanni Raboni a riguardo,quando scrive “ la poesia, in sé, nonesiste- esiste soltanto, di volta in volta, e ognivolta inaudita, ogni volta imprevedibile e irrecusabile,ogni volta identica solo a sé stessanelle parole dei poeti”.La poesia è essenzialmente un linguaggioche ha caratteristiche particolari, come peresempio una sua intrinseca musicalità, ilgiocare sulla polisemia delle parole, l’ampiouso di metafore. Ma soprattutto è un linguaggiopensato con attenzione e cura e altempo stesso involontario, l’unico in gradodi mettere in relazione la realtà con l’inconscio,ciòche vediamo e ci circonda con ciòche è nascosto ai nostri occhi.Il poeta è un “esploratore” della realtà, cercadi penetrarla, di decifrarla, di riprodurlanella sua molteplicità e frammentarietà e attraversoil linguaggio crea un ponte tra dettoe non detto. Sa che la parola, ogni parola,non potrà mai esprimere fino fondo il significatodi ciòche si vuole comunicare, perchéla poesia è fatta anche di silenzio e di attesa.Ogni poeta è artista del linguaggio, materiainesauribile da plasmare, modellare,cesellare. O ancora da scavare e dissodare,terra fertile da coltivare con cura perché possanascere il frutto rigoglioso della poesia.Ma è anche un “Orfeo” dell’era post-moderna,che non teme di scendere in profondità,di inabissarsi nella zona oscura in cuispesso si nasconde il senso di ogni cosa: “licondurròalla nudità delle loro radici/all’abbagliodi quello speglio nero/che pertroppo mirarlo/quasi scordo d’aver concepito/ma che farà che farà mai Orfeo?”.Se la poesia è un modo di abitare il linguaggioe quindi un modo di abitare la vita, comeha scritto Antonio Porta, Gilberto Isellaabita questa dimensione in modo totale. Siforma sulla esperienza della Neoavanguardia,“il giovanile errore” come lui stesso loha definito, fondamentale per la sua poetica,per approdare ad una poesia che lega inmodo indissolubile esperienza del reale conil linguaggio, quasi a identificare la molteplicitàdel vissuto con le parole, a “materializzare”la parola stessa. L’esperienza di vitasi fa cultura a cui attingere e a cui dare sensoattraverso la parola, che è all’origine delpensiero.C’è un continuo, incessante lavoro sul linguaggioda parte di Isella: in questo è poetanel senso etimologico del termine grecoποιείν. Ha ben presente la storia della poesiaprecedente, che emerge nei suoi versiin continui richiami letterari; è forte la presenzadella parola mitica più vera cha maiin un’epoca dove impera il disincanto : Saturno,il dio ambiguo, “Signore del Tempo”,“dio del passaggio dal caos al cosmo”, comescrive Vincenzo Guarracino nella postfazionedi “Mappe in controluce”; il sognoincubodella poesia “tra morsi e tatuaggi”:“correre in cerchio/emblemad’Hermes/emblema di Caronte/e non v’importid’esser visti/là dove no v’è salvezza/dàsolo tristezza una protesi ottica/governatae protésa/come anima in pena/senza mondidi fronde/ dal divino triangolo/rescissol’apotema”.Ma c’è anche il continuo esplorare e attingereai linguaggi della filosofia, della fisicae della matematica, della geografia e dell’astronomia,perché molte espressioni trattedai linguaggi settoriali sono potenti,straordinarie metafore che arricchisconola poesia.L’autore non trascura neppure l’asettico linguaggiodell’informatica e ironicamente intitolauna sezione del libro, “www. wow“, premettendole tre “w” ai titoli di ognuna dellepoesie della sezione.Un incessante scandagliare, dunque, riprodurre,fissare la frammentarietà del mondoe del sapere attraverso la parola poetica.In particolare le sue ultime raccolte, “CorridoioPolare” e la già citata “Mappe in controluce”(entrambe pubblicate dall’editoreBook) sperimentano un cammino esistenzialee poetico difficile, accidentato, irto didifficoltà; un continuo oscillare tra la ricercadi un ideale centro di gravità e la mancanzadi punti di riferimento, il prendere attodella complessità del reale, entro un vorticeche ti inghiotte per poi espellerti e inghiottirtinuovamente.Il confine (ma esiste?) tra poesia e prosaviene cancellato, e la “tentazione della prosa”è continuamente presente nelle poesiedell’autore.Sentirsi, essere particella elementare in baliadel principio di indeterminazione, vagarein un mondo che deve essere quasi ricomposto,un enorme puzzle di cui è difficilerecuperare i pezzi: forse davvero è possibileritrovare il senso di sé e elle cose nellaparola poetica, dare significato al segno:“E se tutto – piacere e dolore sostanza e simbolo- fosse riassunto in una rosa che si spalanca con la neve?”