La creatività che si manifesta in campo artistico, letterario, scientifico ha tratti comuni.
La creatività
che si manifesta in campo artistico, letterario, scientifico ha tratti comuni.
Dipende da fattori genetici, interessi svariati, spesso si accompagna a una personalità
“eccentrica” (ex centrum, periferica rispetto a ciòche consideriamo centrale e
comune). E sempre si rivela in attimi, intuizioni che aprono un nuovo varco
verso la conoscenza. L’artista, il poeta, lo scienziato tornano spesso sui loro
passi, indagano, si muovono in ogni direzione: passa magari del tempo prima che
la risposta a quell’intuizione geniale arrivi. Ne parleranno filosofi,
scienziati e poeti, tra i quali Giulio Giorello, Edoardo Boncinelli, Maurizio
Cucchi e Giancarlo Majorino, alla terza edizione del Festival Europa in versi. Tra poesia e conoscenza
che si terrà sabato 13 aprile a Villa del Grumello. Nella letteratura sono
molti gli esempi di scrittori e poeti con alle spalle una solida formazione
scientifica o che comunque hanno esplorato nelle loro opere il mondo della
scienza e della filosofia: come non pensare a Lucrezio e a quanto le dottrine
epicuree hanno influenzato la sua opera, o le dottrine di Pitagora l’opera di
Ovidio, come ci ha ricordato Italo Calvino. Non esiste frattura tra cultura
scientifica e letteraria nelle opere di geni assoluti quali Empedocle, Dante,
Leonardo, Cartesio, Goethe, Einstein: lo ha scritto Primo Levi, che era anche
chimico. E, facendo, un salto nel tempo e nello spazio vengono in mente altri
nomi, riguardo, ad esempio, al connubio matematica-letteratura: Lewis Carrol,
che la insegnava all’Università di Oxford, Robert Musil laureato in ingegneria
e affascinato dalla “scienza dura”, tanto da riservare a essa una posizione
preminente nelle sue opere, Jorge Luis Borges, interessato soprattutto agli
enigmi e ai paradossi della matematica, e in particolare al concetto di
infinito, alla teoria degli insiemi di Cantor e, più velatamente, ai teoremi di
incompletezza di Gödel. Gli esempi non finirebbero qui. Italo Calvino (nelle Due
interviste su scienza e letteratura,
in Una
pietra sopra) chiamò“vocazione profonda della
letteratura italiana”, da Dante a Galileo, a Leopardi, il fertile matrimonio tra
scienza e letteratura presente anche nel nostro paese. E questo legame tra
cultura umanistica e scientifica è presente in gran parte delle sue opere. In
particolare nel Novecento, oltre a Calvino e a Levi, sopra citati, quella
vocazione la avvertirono Carlo Emilio Gadda, scrittore e ingegnere, e i poeti
Leonardo Sinisgalli, anche lui laureato in ingegneria, che in Furor
Mathematicus ha scritto “Non vi pare che nei cristalli/la natura si esprima in
versi?” o Pier Luigi Bacchini, che ha composto splendide poesie ispirate
dall’osservazione attenta e capillare del regno animale e vegetale, facendoci riflettere
nel ricordarci che “ la voce della scienza/ (…) ha il volto rupestre di Dio”.Laura Garavaglia