“La vita è fatta tutta di coincidenze” ha scritto José Saramago: il premio europeo per la fisica Edison Volta assegnato a Rolf Heuere, Stephen Myers e Sergio Bertolucci, i tre scienziati del CERN che hanno scoperto il bosone di Higgs, è stato consegnato sabato13 aprile a Villa Erba, in una giornata finalmente primaverile. Contemporaneamente a Villa del Grumello si svolgeva il Festival “Europa in versi. Tra poesia e conoscenza”…
“La vita è fatta tutta di coincidenze” ha scritto José Saramago: il premio europeo per la fisica Edison Volta assegnato a Rolf Heuere, Stephen Myers e Sergio Bertolucci, i tre scienziati del CERN che hanno scoperto il bosone di Higgs, è stato consegnato sabato13 aprile a Villa Erba, in una giornata finalmente primaverile. Contemporaneamente a Villa del Grumello si svolgeva il Festival “Europa in versi. Tra poesia e conoscenza”, dove poeti e scienziati famosi hanno dimostrato come tra cultura scientifico-tecnologica e umanistica non esista frattura, incompatibilità ma un reciproco potenziamento. Proprio in questi giorni si è scritto molto sui quotidiani locali di “Como città della luce”, l’ambizioso progetto del Centro Volta che vedrà coinvolti, in un appuntamento che si ripeterà ogni anno, enti pubblici e privati in una serie di brillanti iniziative di carattere scientifico, tecnico, filosofico, letterario, artistico. La notizia è stata data insieme a quella della nascita, prevista per quest’estate, della Lake school, una scuola di alta formazione scientifica che avrà sede a Villa del Grumello, con lo scopo di calamitare i migliori laureati e docenti. Un filo rosso lega tra loro queste iniziative, che dimostrano quanto sia importante che scienza, tecnica, filosofia, arte e letteratura non siano intese, come spesso avviene, come ambiti distinti, “quasi che lo scienziato e il letterato appartenessero a due sottospecie umane diverse, (…) destinate a ignorarsi”, come ha scritto Primo Levi. La poesia, per esempio, in questa concezione aperta e totale della cultura ha molti aspetti che l’accomunano alla scienza, pur offrendo una chiave di lettura diversa della realtà. Prima di tutto, la curiosità di capire cosa sta dietro alla mera apparenza delle cose. Poi la creatività, che lega il poeta e lo scienziato, quel fare perno sull’intuizione, sull’immaginazione che stanno all’origine delle scoperte scientifiche e delle opere poetiche. Non c’è forse fantasia nella teoria del multiverso, l’universo di tutti gli universi possibili ipotizzati dalle equazioni di Einstein? Nella metrica, nella struttura del verso, nella ricerca della parole più appropriate per rendere meglio l’emozione pensante, possiamo peraltro trovare un corrispettivo del rigore scientifico. Se si cambia una parola in un verso cambia tutto, così come accade per un simbolo in una formula. C’è poi la tensione alla bellezza che accomuna lo scienziato al poeta: l’identità di Eulero, che mette in relazione i cinque numeri più utilizzati è una delle formule più affascinati della matematica; l’equazione di Paul Dirac, che ha anticipato l’esistenza dell’antimateria, ha la grande eleganza di un verso del Petrarca. Si tratta, anche per quanto riguarda la nostra città, di “pensare in un’altra luce”, titolo di un saggio di Rossella Prezzo sulla filosofa Maria Zambráno che mi pare possa sintetizzare in modo esemplare la necessità di un cambiamento, di un risveglio culturale che a Como si fa sentire con sempre maggiore urgenza. La luce: metafora assoluta che ha attraversato la storia del pensiero, dal mito della caverna di Platone alla luce divina di Sant’Agostino, dal “lumen naturale” di Cartesio, all’età dei lumi, fino all’“ora dell’ombra più corta” di Nietzsche e alla Lichtung di Heidegger in cui si rivela l’Essere. La luce che durante ogni stagione, nelle mattine più terse, avvolge il lago, i monumenti, gli alberi, le case, dovrebbe essere per noi tutti simbolo dell’amore per la conoscenza in tutte le sue forme.Laura Garavaglia Tratto da MAG (La Provincia) del 19 maggio 2013