Giovedì 28 settembre alle ore 18, presso The Art Company, in via Borgovico 163, a cura de La Casa della Poesia di Como, sarà presentato il romanzo “L’uomo che guardava la montagna”, di Massimo Calvi, (Ed. San Paolo). L’autore dialoga con Elisabetta Broli e Laura Garavaglia.
Il fascino della montagna ha da sempre ispirato scrittori, poeti e artisti. La letteratura sulla montagna è un genere caratterizzato da varietà e molteplicità di aspetti che offre al lettore la possibilità di conoscere questo ambiente da varie prospettive, di apprezzarne la bellezza, l’energia che emana: racconti di imprese alpinistiche, romanzi storici o di formazione, saggi filosofici: sfida, luogo di pace e riflessione, simbolo, spunto per trattare vari temi come la natura, il percorso esistenziale, la spiritualità. La letteratura sulla montagna è un genere vasto e che offre sempre nuove e interessanti opere ai lettori. Il romanzo “L’uomo che guardava la montagna” di Massimo Calvi, giornalista di Avvenire e appassionato escursionista, è un libro che offre molteplici spunti di riflessione. L’originalità della narrazione sta anzitutto nella figura del protagonista, un uomo alla fine dei suoi giorni, immobilizzato su una sedia, che chiede di essere portato nella casa di montagna dove ha trascorso tanta parte della sua vita e da lì poter ogni giorno ammirare per ore le cime delle montagne. Nei dodici giorni (più uno) che gli rimangono da vivere la contemplazione del paesaggio montano, che rappresenta per lui luogo dell’anima, è motivo per parlare del valore dei ricordi che ogni volta si legano ad un tema ben definito: l’amore, la natura, che emerge in tutta la sua potenza e bellezza nei quattro elementi fondamentali, aria, acqua, terra, fuoco, nelle piante, nelle pietre, nell’erba, il rispetto che ognuno di noi dovrebbe avere per questo straordinario ambiente naturale, l’importanza delle proprie origini, il cammino della vita con i suoi ostacoli e le difficoltà da superare, la fede. La paura della morte non emerge mai dai capitoli del libro, in ogni descrizione si avverte la luce della vita e le immagini che Calvi ci offre sono ricche di colori, suoni, profumi. Una prosa che spesso sconfina nella poesia, anche per quanto riguarda l’importanza data dall’autore alla dimensione della memoria. L’immobilità fisica del protagonista sembra opporsi allo stormire della vita che anima il paesaggio montano, lo scorrere dei ruscelli, la voce del vento, gli animali che si incontrano camminando lungo i sentieri. Questa immobilità tuttavia non è avvertita come una limitazione e al contrario sembra stimolare il desiderio di salire in vetta con l’immaginazione, a intraprendere idealmente una strada che è metafora del cammino finale, consapevolezza di dover affrontare qualcosa che non si conosce, l’ultimo sentiero mai percorso. E solo allora “Il tuo corpo è tornato ad appartenerti. Hai un po’ di paura, come ogni volta prima di partire per un sentiero che sale, ma è anche eccitazione. Afferri il bastone di legno appena tagliato. È freddo e della lunghezza perfetta. Cammini”.
Laura Garavaglia