SÉ QUE YA NO SERÁ COMO ERA ANTES è l’antologia bilingue, italiano e spagnolo, edita da ELANGEL EDITOR di Quito, che raccoglie un’ampia scelta di poesie tratte da varie raccolte pubblicate da Emilio Coco. In un certo senso è l’opera in cui il poeta mette la propria “vita in versi”.
La prima parte del libro è composta dal poema Il dono della notte, dedicato alla malattia e alla morte del fratello Michele, dove l’autore descrive pena, angoscia, rabbia, desolazione, sconforto, l’esperienza di dolore dello spirito vissuta come riflesso delle sofferenze del corpo del fratello, al quale è stato accanto fino alla fine. Emilio Coco non nasconde nulla al lettore del crudo realismo di quei drammatici giorni: l’ospedale che è
un labirinto
di corridoi e angoli ingannevoli,[1]
il letto in cui il fratello dorme
scomposto (…) con i piedi schiacciati sulla sbarra, [2]
le flebo, le garze insanguinate, il lento disfacimento del corpo che “è freddo e le unghie sono livide”. Ma è proprio in quei giorni che i ricordi del passato si fanno più vivi e intensi. “So che più non sarà come prima”, è il verso emblematico che dà il titolo all’antologia: l’immagine di Michele, nel pieno vigore della giovinezza, brillante e affascinante, colto, contrasta in modo forte con l’uomo che giace sfinito in un letto e solo in rari momenti riacquista bagliori di lucidità. Il poeta sa che il fratello è stato per lui un maestro e gli ha insegnato
che in poesia
è questione di musica e di ritmo,
e i
segreti di quel metro
che amavi tanto: il bell’endecasillabo
e mi aiutasti a scrivere quei versi
con cui è iniziato il mio insano vivere. [3]
La tragica esperienza di un lutto, l’abisso nero che si apre nell’anima quando muore una persona cara, una persona che ha segnato profondamente la nostra vita, acuiscono quel senso di precarietà, quell’insinuante e sconosciuta inquietudine che accompagna l’esistenza di ciascun essere umano. Ma alla fine è la fede in una nuova vita che può restituire fiducia al poeta:
Torneremo a incontrarci in quel paese
dove il sole risplende tutto il giorno.[4]
Il poema, a cui l’endecasillabo (come Michele ha a lui insegnato) dona il ritmo e la musica che caratterizzano la poesia di Coco, si chiude quindi con un messaggio di speranza, il credere che davvero, come ha scritto Paul Valéry, anche “la morte è una atto del cuore”.[5]
[1] Sé que ya no será como era antes, So che più non sarà come prima, Elangel Editor, 2019, pag. 46
[2] Ibidem, pag. 38
[3]Ibidem, pag.104
[4] Ibidem, Torneremo a incontrarci in quel paese, pag. 110
[5] Cattivi pensieri, P.Valéry, Adelphi, 2006, pag.169
I sonetti della sezione intitolata Il tardo amore sono liriche di tono burlesco che diventa, a volte, amara ironia: il poeta racconta la storia di un amore maturo: proprio nella parola “tardo” esprime un senso di rassegnazione e di consapevolezza che il fuoco della passione non potrà mai ardere come durante la giovinezza:
Il tempo adesso fugge più che mai.
Ci guidi amore, pur se la passione
non ci ferisce più con i suoi artigli [1]
perché col passare degli anni l’amore
È guardarci negli occhi fissamente
e poi scoppiare a ridere. Sappiamo
che suonerebbe falso dirci t’amo
perché abbiamo altri grilli per la mente[2]
Eppure leggendo questi versi si avverte un senso di infinita tenerezza che solo appunto un amore “tardo”, con radici che scavano in profondità può offrire a una coppia, la complice intimità che solo anni di convivenza può dare, accettare che con l’età
La vita ora è tranquilla, senza affanni.
Senza brutti pensieri per la mente.
Ma anche senza lo slancio di quegli anni.[3]
Le poesie scelte dai due libri Memoria del volo e Ascoltami Signore hanno come tema prevalente quello della memoria, dei ricordi di un’infanzia e adolescenza che appartengono
agli anni bui del dopoguerra
con i lampioni rotti nella strada,
presi di mira a gara
da fitte sassaiole.[4]
Immagini di un mondo lontano, dove la nonna del poeta affittava il cernitore alle donne che
vi scuotevano
le foglie di granturco
con cui ingrossare magri materassi
o impastava a pugni cadenzati
parrozzi di sei chili
e ringraziava Dio a ogni affondo
per il dono del pane quotidiano[5]
Il tema della memoria, che la parola poetica riporta alla luce, mi sembra sia il filo rosso che lega le poesie di questa antologia. Come ha acutamente sottolineato Mario Meléndez nella postfazione, Emilio Coco ha ben presente la tradizione della poesia italiana del secondo Novecento e gli echi e le voci dei poeti spagnoli e latinoamericani da lui tradotti nel corso degli anni, la sua grande capacità di tradurre poesie mantenendone suono e senso. Dunque, una varietà di toni e di stili si alternano nei testi: drammatico, ironico, ludico…Lo sguardo del poeta si amplia alla realtà che lo circonda, ai problemi dell’attualità ed ecco che i suoi versi denunciano l’insofferenza o peggio, l’indifferenza nei confronti del dramma che accompagna i viaggi della speranza di tanti migranti. Il poeta si rivolge a Dio pregandolo di proteggerli:
Li affido a te Signore questi neri
che sbucano a decine a centinaia
a gruppi o in fila indiana
dal sottopasso della ferrovia
vicino a casa nostra.(…)
gli uomini con fagotti nella mano
o allacciati al collo
le donne più composte coi residui
della loro famiglia tra le braccia
o sospesi alle spalle.
Donne dolorosissime
con negli occhi i massacri delle guerre[6]
Temi e toni molteplici, dunque, in queste poesie dove l’endecasillabo prevale e dona ritmo, musica, intensità ai testi. Un mondo caleidoscopico, dove passato e presente si alternano e s’intrecciano di continuo coinvolgendo il lettore nel viaggio di una vita nella quale, in virtù della magia che la poesia crea, ciascuno di noi può riflettere frammenti del proprio vissuto.
Laura Garavaglia
1] Sé que ya no será como era antes, Tempus fugit, Elangel Editor, 2019, pag. 216
[2]Ibidem ,Amore è, pag. 196
[3] Ibidem,Sul divano, pag. 222
[4] Ibidem, Della mia fanciullezza, pag.318
[5] Ibidem, Nonna Graziuccia, pag.324
[6] [6] Ibidem, Li affido a te Signore questi neri, pag. 302